Arresti Fluorsid, facciamo chiarezza

di Alberto Nioi

Il blitz del Corpo Forestale in una cava della FluorsidUna cosa appare subito evidente a chi ha una certa contezza sulla reale situazione in cui si trova il territorio asseminese e sull’impatto portato dalle più importanti realtà industriali ancora operative. La delicata vicenda degli arresti che in questi giorni ha decapitato i vertici della più importante azienda del polo industriale di Assemini, la Fluorsid, da quel che si legge dalle note di agenzia e dagli articoli di stampa non è ben chiara. Probabilmente si tratta di semplificazioni giornalistiche, di esigenza di sintesi ma vero è che saranno necessari ancora giorni ed ulteriori approfondimenti per capire meglio di cosa stiamo parlando e di quali siano effettivamente le azioni illecite che si contestano alle persone sottoposte a provvedimento restrittivo.

In primo luogo è necessario fare un po’ di ordine e chiarire quali siano i siti oggetto di verifica da parte delle autorità. Da quello che si apprende si tratta dello stabilimento di Macchiareddu, posto all’angolo fra la strada consortile e la provinciale per Santadi, e della ex discarica industriale di Terrasili, esistente sempre nel comune di Assemini, sulle sponde della laguna di Santa Gilla, vicinissima all’abitato. Quindi due zone diverse e distanti parecchi chilometri: lo stabilimento in zona CACIP, sede delle attività produttive dell’azienda sin dal 1972 e la ex discarica di rifiuti speciali nella quale la Fluorsid ha un suo cantiere temporaneo per l’intervento di recupero di solfato di calcio stoccato negli anni.

E’ doveroso fare una breve cronistoria della discarica di Terrasili. La società Fluorsid sin dal 1974 ha accumulato in questa località, presso dei terreni di cui è proprietaria, enormi quantità di scarti derivanti dal processo di lavorazione del minerale, stimate in circa 500.000 tonnellate di gessi e fanghi. Tale discarica è stata considerata priva della prescritta autorizzazione regionale e dopo accertamenti e le dovute attività dell’autorità giudiziaria posta sotto sequestro dal 1993. Dopo il dissequestro, in questi ultimi dieci anni la Fluorsid ha avviato un progetto di recupero di questi materiali di scarto che nel frattempo hanno acquisito un certo interesse economico avviando un cantiere temporaneo. I lavori sono finalizzati alla rimozione totale delle montagne di sterili depositate in riva alla laguna ai fini della successiva commercializzazione dei materiali.

Per tornare a ciò che emerge dalle notizie che sono circolate e che riguardano i fatti contestati alle persone finite agli arresti, come dicevo, vi sono degli aspetti che sono poco chiari e che non si riesce ad oggi a mettere in un ordine logico. Per esempio si parla di “Una grave contaminazione dell’aria, per effetto della dispersione delle polveri nocive, altamente concentrate, provenienti dallo stabilimento Fluorsid dal cantiere di Terrasili”. Sicuramente i lavori di asportazione dei materiali hanno accentuato il problema ma le polveri in quella zona ci sono da sempre, da quando la discarica ha cominciato a prendere forma, quindi dagli anni ’70. In pratica almeno le polveri purtroppo non sono una novità per quella zona. E poi, non sono forse le stesse polveri che il quartiere di via Coghe respira da decenni e che “contaminano” le campagne circostanti?

Allora perché ad oggi nessun provvedimento è stato mai preso riguardo la discarica di cui sono causa? Mi riferisco alla discarica della laveria che la regione (addirittura) sta cercando di far riaprire e da cui dipende la riapertura della miniera di Silius. Nelle contestazioni mosse dal GIP si afferma che lo “… sversamento di fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla è un fatto che si è accertato reiterato e non occasionale”. Non è chiaro se lo sversamento avvenisse dal sito di Terrasili (che si trova proprio in riva allo stagno) e con quale modalità, posto che il cantiere avrebbe lo scopo di asportare il materiale e non di apportarne di nuovo.

Si rimane poi interdetti nel leggere atti pubblici che sono in palese contraddizione tra loro e che mettono in confusione i cittadini. L’ordinanza recita testualmente: “ … grave contaminazione del suolo ascrivibile anzitutto alla diffusione delle polveri, e dimostrata dalle analisi dei campioni di suolo e di vegetali (di specie pabulari), prelevati da aree prossime allo stabilimento; contaminazione delle falde acquifere di metalli pesanti e composti inorganici”.

E’ importante capire di quale sito si tratti: Terrasili o CACIP? Non è cosa da poco. Perchè se il sito fosse quello di Terrasili, a leggere la valutazione di Incidenza del Piano Urbanistico Comunale sembra che i tecnici abbiano posizioni differenti. La Valutazione di Incidenza è un procedimento di carattere tecnico che serve valutare quale sia l’impatto delle previsioni del PUC sui siti che sono di interesse comunitario. Ricordo infatti che la laguna di Santa Gilla è soggetta alla normativa di livello europeo essendo inserita tra i siti della cosiddetta “rete Natura 2000”.

Tra le pagine della relazione in argomento si legge quanto segue: “Le acque di falda mostrano il rispetto dei limiti della tabella della legge 319/76” (pagina 45). Il GIP oggi parla di contaminazione delle falde. Sempre a pagina 45 della relazione di Valutazione di Incidenza del PUC leggiamo: “ E’ stato effettuato un campionamento, in occasione di un dissequestro dell’area, ed analisi dal PMP di Cagliari che ha rilevato che la sostanza di cui è composto il deposito non può ritenersi pericolosa e la stessa non risulta contaminata da metalli pesanti” (PMP sta per Presidio Multizonale di Prevenzione, laboratorio della ASL ndr).

Ma se il deposito di Terrasili è composto di sostanza non pericolosa perchè l’ordinanza del GIP parla di “…grave contaminazione del suolo ascrivibile anzitutto alla diffusione delle polveri” ? C’è bisogno di chiarire subito i contorni di questa vicenda in modo da rassicurare la popolazione, se vi siano le condizioni, o viceversa prendere tutti i provvedimenti necessari, prioritariamente quelli che riguardano la salute delle persone e il ripristino delle condizioni ambientali originarie.

Un’ultima riflessione: se venissero confermati tutti i rilievi mossi in relazione alle gravi violazioni ambientali contestate, non mi meraviglierebbe che lo stesso impatto ambientale, gli stessi problemi di contaminazione dell’aria e del suolo venisse rilevato anche per l’altra discarica di sterili, quella della laveria di via Coghe. Stiamo parlando di scarti industriali che dovrebbero avere la stessa origine. Sennò i conti non tornano.

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