Cagliari, i candidati alla Regione si “accendono” su insularità, sanità e lavoro

Un momento del confronto tra i candidati
Un momento del confronto tra i candidati

di Francesca Matta

Cagliari. Si  è svolto in mattinata, nella Chiesa di Santa Restituta, il confronto tra i candidati governatori alla Regione Sardegna: Massimo Zedda (centrosinistra), Paolo Maninchedda (Partito dei sardi), Christian Solinas (centrodestra), Ines Pisano (lista civica), Andrea Murgia (Autoderminatzione), Mauro Pili (Unidos). Unico assente Francesco Desogus (M5S), impegnato nel tour elettorale insieme al leader del movimento Luigi Di Maio. L’incontro è stato organizzato dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cagliari, diretta da don Ignazio Boi.

Un faccia a faccia lungo e sentito, due ore e mezzo di proposte, prese di posizione e smentite sui temi più caldi della politica locale: insularità, sanità, lavoro, spopolamento, turismo, povertà. A fare le domande ragazzi e ragazze poco più che maggiorenni, che hanno scandito lo scorrere delle lancette, lasciando 3 minuti di tempo a ciascun candidato per rispondere – secondo il classico format della par condicio.

Ines Pisano si è fatta sentire sul tema “donne”, lei che risulta l’unica candidata donna in corsa per la presidenza della Regione: “Ci si chiede come mai le donne non fanno più figli, e la risposta che si dà è: perché non si è felici. Ma non è proprio così, non si fanno più figli perché non ci sono le condizioni per poterlo fare. Perché le donne oggi sono anche studentesse e lavoratrici, ed è giusto che anche loro possano realizzarsi sul lavoro”. Unica pecca lo scivolone sui numeri sulla povertà nell’isola: “In Sardegna ci sono 5 milioni di poveri”, subito dopo si corregge e tenta di recuperare con ironia.

Massimo Zedda ha voluto ampliare lo sguardo sul tema “sviluppo”, che fino a quel momento aveva seguito il filo conduttore dei trasporti, con tanto di critica alla Tirrenia, per il suo sostanziale monopolio sui trasporti marittimi che collegano l’isola alla terraferma. “Oggi bisogna guardare alla Cina – sostiene il sindaco di Cagliari-, che decide di investire nuovamente sui principali porti europei. Noi dobbiamo renderci partecipi di tale cambiamento e fare della Sardegna un porto centrale del Mediterraneo”. Dura anche la critica alla riforma regionale della rete ospedaliera: “Non ho mai nascosto la mia contrarietà a questa riforma, anzi penso si debba puntare sulla prevenzione e le case della salute diffuse in tutto il territorio sardo”.

Christian Solinas sceglie di puntare sull’autonomia locale: “Faccio parte di un partito [Partito sardo d’azione, ndr.] che da sempre si è battuto per dare spazio all’autonomia della Sardegna. Per questo penso che si debba ripartire proprio dai comuni, dalle autonomie locali, per portare avanti lo sviluppo dell’isola”. E ricordando la sua formazione cattolica aggiunge: “Bisogna rimettere la persona umana al centro dei programmi”. Mauro Pili, già governatore dell’isola (2001-2003), si dice convinto di “voler rilanciare la zona franca, abbassando le tasse che uccidono la nostra economia. Si devono poi chiudere gli assessorati ai servizi sociali che praticano il clientelismo: la libertà dal bisogno si crea costruendo occupazione”.

Per Andrea Murgia ultimamente la politica “soffia sulla paura perché è gratis. Sono per una società aperta anche per un motivo economico: le società aperte sono più ricche”. E si sofferma sull’economia agro-pastorale, che dovrebbe essere un valore portante dello sviluppo della Sardegna, ma che non è trattata alla pari di altre economie – quelle dell’industria pesante e petrolchimica – che “hanno inquinato i nostri territori, precludendo un lavoro in quel territorio ai più giovani”.

Paolo Maninchedda si dice sostenitore di “una solidarietà intelligente”, e paragona Sardegna e Stato a Davide e Golia. “Lo Stato – sostiene – propone ricchezza agli eccellenti e marginalità ai normali, ma per noi il mondo è fatto anche di normali”. Per il candidato sardista non c’è dubbio che l’insularità e la continuità territoriale sono i due nodi da sciogliere senza compromessi per chi andrà a governare la Sardegna, insieme alla valorizzazione del territorio in ogni sua forma: “La nostra biodiversità, quella dei nostri prodotti e progetti locali è un valore. Non ci serve la plastica importata da altri paesi, dobbiamo svilupparci sul posto. Solo così possiamo finalmente liberarci”.

L’incontro, che ha raccolto (quasi) tutti i candidati alla presidente della Regione in un luogo di culto, è riuscito. Senza ricorrere alla volgarità, all’insulto, troppo spesso utilizzati nei principali canali mediatici da figure istituzionali. I candidati sardi hanno dimostrato che un confronto sui temi, sul contenuto, e il rispetto reciproco degli stessi, è possibile. A prescindere dalla propria bandiera politica.

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