Decimomannu. Nuova Casa di Cura: chiude il reparto oncologico. La sindaca: “Pronti a sostenere la vostra battaglia”

di Francesca Matta

La Nuova Casa di Cura di Decimomannu

Ormai è ufficiale: il reparto di oncologia della Casa di cura di Decimomannu chiude i battenti. A confermarlo lo scorso 30 giugno l’amministratore delegato della società, il quale ha dichiarato ai maggiori quotidiani locali l’impossibilità di «stare a passo coi tempi e continuare a fornire le migliori cure disponibili».

Ma il Comitato dei pazienti oncologici non ci sta e va a battere i pugni sul tavolo della Regione accusata di «inerzia e scarso interesse» verso una grande eccellenza a livello regionale per ciò che riguarda la cura dei malati di tumore. «Abbiamo scelto – sostiene la neoeletta sindaca di Decimomannu, Anna Paola Marongiu, in occasione del Consiglio comunale del 6 luglio – di porre all’ordine del giorno la questione riguardante la chiusura del reparto di oncologia della Casa di cura del nostro paese, perché la consideriamo una battaglia importante che riguarda non soltanto i pazienti, ma tutti noi. Qui stiamo parlando del diritto alla sanità, che non può e non deve essere negato a nessuno».

Dopodiché prende la parola Vanna Fenu, rappresentante del Comitato, che si dice decisa a voler andare fino in fondo alla questione. «Non stiamo parlando – sostiene Fenu – soltanto di uno dei migliori reparti di oncologia in Sardegna, ma trovo altresì inaccettabile che pazienti con gravi problemi di salute vengano avvisati soltanto due mesi prima della chiusura della Casa di cura. Si tratta di un reparto che ospita 20 posti letto, 10 infermieri, 4 specialisti ma soprattutto ha in cura un migliaio di pazienti che effettuano controlli periodici e un altro centinaio che frequentano periodicamente il reparto perché sottoposti a chemioterapia. Un privato può decidere di aprire e chiudere, ma nei modi e tempi giusti. Noi abbiamo appreso questa decisione dalla stampa». A ciò si aggiunge la grave difficoltà in cui vertono gli altri reparti oncologici presenti nelle immediate vicinanze, come gli ospedali Businco e Brotzu di Cagliari, dove «le sale operatorie non funzionano al meglio, e per fare un esempio, per fare un esame istologico bisogna aspettare anche 60 giorni», continua Fenu.

Con la stessa determinazione il Comitato si è presentato alla Regione per avere una risposta chiara, se non certa. Lì il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ha garantito la «massima disponibilità da parte della Regione a far sì che la presa in carico dei pazienti sia effettiva senza ritardi nelle terapie».

Un primo colpo andato a segno a favore dei pazienti dell’oncologico, ma restano ancora alcune domande in standby: dove andranno a finire i pazienti della Casa di cura? E con quali tempistiche?

Vulcano n° 96 

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