Elezioni Regionali 2019, la legge dell’alternanza premia il centrodestra

Massimo Zedda limita i danni per il centrosinistra. Tra i perdenti il Movimento5Stelle e ancora una volta le donne

di Sandro Bandu

Le elezioni regionali del 2019, per la XVI legislatura del Parlamento sardo, non hanno sortito sorprese: alla vigilia era prevista la vittoria del centrodestra e così è stato. E questo nonostante gli exit poll, rivelatisi totalmente sballati, che subito dopo il voto prevedevano un testa-testa e che poi sono stati clamorosamente smentiti dallo spoglio del giorno successivo.
Chi accarezzava l’idea di un clamoroso secondo mandato del centrosinistra alla guida della Regione Sardegna si è risvegliato con risultati ben diversi.
L’esito finale ha dimostrato che in Sardegna il bipolarismo non è mai morto e non c’è ancora spazio per il terzo incomodo.
La sfida continua ad essere, da un quarto di secolo, tra centrodestra e centrosinistra.
L’alternanza è diventata una costante nel Consiglio Regionale della Sardegna, infatti è dal 1994 – XI legislatura, governava allora Federico Palomba per il centrosinistra – che la coalizione che governa non riesce a ottenere un secondo mandato.
Successivamente, nella XII legislatura, ha governato il centrodestra con i vari Mario Floris, Mauro Pili e Italo Masala; il quinquennio successivo, XIII legislatura, ha visto a Villa Devoto Renato Soru che successivamente fu battuto da Ugo Cappellacci del centrodestra (XIV legislatura); in questa appena conclusasi, XV legislatura, è stata la volta di Francesco Pigliaru del centrosinistra.
Adesso ancora un cambio: il nuovo presidente, Christian Solinas, ha vinto con ampio margine su Massimo Zedda – 47,79 % contro 32,94% – mentre per, quanto riguarda le coalizioni, il centrodestra ha ottenuto un significativo 51,75 % contro il 30,20 % del centrosinistra.
Certo Massimo Zedda ha perso, ma ha retto bene e, anzi, ha rivitalizzato un centrosinistra che molti davano addirittura al terzo posto, dietro il Movimento5Stelle che è stata la vera delusione di questa tornata elettorale.
Ma chi ha vinto davvero queste elezioni?
Sicuramente tra gli scudi troviamo la Lega di Salvini che piazza otto consiglieri nel Consiglio Regionale e potrà pretendere, dopo aver indicato e sostenuto la presidenza da Governatore al Partito Sardo d’Azione, alcuni assessorati di peso e fors’anche la Presidenza del Consiglio.
Forza Italia, in questa legislatura avrà ancora un ruolo di primo piano, ma è il terzo partito della coalizione, dietro Lega e Psd’Az, e non potrà pretendere più di tanto.
La poltrona più ambita è senza dubbio quella dell’assessorato alla Sanità che da solo assorbe oltre il 60 per cento del bilancio regionale, e forse è stata la pietra tombale del centrosinistra, e dell’ex assessore Luigi Arru, che non è stato eletto nella circoscrizione di Nuoro.
Infatti, entrambi gli schieramenti alla vigilia avevano già preannunciato che, come primo impegno, la discussa riforma della sanità sarda, approvata dalla Giunta Pigliaru, sarà annullata e modificata immediatamente.
Tra i perdenti troviamo, come già detto, il Movimento5Stelle che comunque fa il suo ingresso in Consiglio regionale con 6 consiglieri, ma tra questi, per via di una legge controversa, non vi sarà il candidato presidente Francesco Desogus.
Però il M5S aveva ben altre ambizioni e lo strabiliante risultato di un anno fa in Sardegna, oltre il 42 % alla Camera e il 41,6 % al Senato, alle elezioni politiche si è sciolto in un misero 9,71 % per il partito, mentre è andata un po’ meglio al suo candidato presidente Francesco Desogus che ha ottenuto un consenso pari all’11,18 %.
Tra i perdenti troviamo però, ancora una volta, le donne.
Saranno solo otto, su 60, le consigliere che prenderanno posto tra gli scranni regionali, nonostante la legge della doppia preferenza che si pensava potesse portare più voti alle candidate del gentil sesso.
Comunque sia, una cosa è strana. Alla vigilia delle singole competizioni elettorali si parla, si commenta, si spera che finalmente sia la volta buona per portare più donne al potere.
Si studiano varie possibilità e si spera che questa tendenza possa essere invertita, ma in pratica ad avere la meglio sono sempre gli uomini.
Una domanda sorge spontanea: ma le donne per chi votano?
Sarebbe sufficiente che le donne votassero per una candidata di sesso femminile, e questo manderebbe a monte i piani dei maschietti e tutte le leggi elettorali che i legislatori del sesso forte studiano a tavolino per eliminare le concorrenti del gentil sesso.
Forse la cosa sembra semplice, ma è una reale possibilità, visto che tutte le altre, finora messe in atto, puntualmente vengono disattese.

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