Intervista a ruota libera a Michela Mua, vicesindaca e assessora ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica del Comune di Uta

di Alessio Caria

Abbiamo intervistato Michela Mua, 42 anni, ingegnere civile edile, Vicesindaca e Assessora ai lavori pubblici di Uta. “Insegno anche danza classica e contemporanea in una scuola di danza e lavoro molto con i bambini, elementi che mi permettono di analizzare la realtà da un punto di vista differente rispetto a quello puramente istituzionale. Mi occupo dunque dell’urbanistica e dei lavori pubblici, con un’attenzione particolare rivolta alla parte più umana del territorio e non solo a quella puramente tecnica.”

Perché ha deciso di entrare in politica?
“Mio padre e i miei zii mi hanno trasmesso questa passione. Quando ho iniziato a lamentarmi per le mancanze del mio paese, mi è stato chiesto cosa stessi facendo per migliorare la situazione. Ho pensato dunque di non delegare più altre persone ma di mettermi in gioco in prima persona. Con altri ragazzi di Uta è sorta la voglia di confrontarci su diversi temi: lì è nata l’idea di “Inversione a Uta”. Dopo due anni di laboratorio, ho deciso di candidarmi e ora sto proseguendo nel mio percorso. Mi preme sottolineare quanto, oggigiorno, il linguaggio della politica sia molto maschile. Le donne non si avvicinano e spesso non si riconoscono in essa. Attualmente, stiamo lavorando per organizzare degli eventi nei quali le donne abbiano la possibilità di raccontarsi, parlare delle difficoltà nel raggiungimento di ruoli apicali e della loro diffidenza e insicurezza nel compimento del passo che possa permettergli di entrare all’interno del mondo politico.”

Come sta procedendo la vostra esperienza amministrativa?
“Ci sentiamo un gruppo vero, siamo una lista civica senza colori politici e non abbiamo difficoltà a prendere una determinata decisione: difficilmente discutiamo o ci troviamo in disaccordo in quanto abbiamo già deciso le linee guida da seguire. Quando ragioni sui progetti, chi ha ideologie diverse le mette spesso da parte per cercare di conseguire un obiettivo volto al bene della comunità. In questi 4 anni si cominciano a vedere i risultati della nostra amministrazione. All’inizio c’erano numerosi problemi e mancavano anche le risorse umane ma siamo riusciti ad operare nel modo corretto. La ricerca di finanziamenti e la progettazione richiedono solitamente tempo e pazienza: la popolazione non vede queste fasi che sono sicuramente le più delicate.”

Cosa è stato fatto di concreto durante il vostro mandato?
“Abbiamo interagito in modo proficuo con gli enti sovraordinati come la Regione e la Città Metropolitana. Entrare all’interno di quest’ultima ci ha permesso di far parte di un contesto in cui i finanziamenti sono maggiormente accessibili. Abbiamo riqualificato molte zone e stiamo progettando la messa in sicurezza della strada che ci collega alla Pedemontana, una delle più pericolose. Ora con l’avanzo di bilancio abbiamo 2 milioni e mezzo di finanziamento per le strade ma abbiamo già fatto degli interventi in precedenza. Stiamo rinnovando il campo sportivo, tanto la pista quanto il terreno di gioco in erba. Abbiamo poi proceduto con la messa in sicurezza di tutti i plessi scolastici. È stato inventato il festival del paesaggio con Uta che, lentamente, sta diventando una sede nella quale si recano tanti accademici per trattare svariate questioni. L’ordine degli agronomi, ad esempio, ha fatto un convegno sulle calamità naturali alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno colpito il nostro territorio. Ad oggi, ciò che servirebbe è una vera e propria rivoluzione culturale generale: c’è un tessuto di associazioni molto importante nel paese e bisognerebbe organizzare numerosi eventi per valorizzare questo aspetto. Avevamo anche un progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che funzionava molto bene e del quale le persone non avevano una concezione negativa.”

Cosa manca a Uta dal punto di vista delle infrastrutture?
“Il nodo principale è il collegamento con Cagliari, soprattutto quello del CTM. Siamo in una posizione strategica ma non siamo ben collegati al capoluogo. I nostri studenti, ad esempio, faticano a raggiungere gli istituti nei quali studiano. Stiamo predisponendo il PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile), relativo ad un tema di grande importanza per noi. Puntiamo alla riduzione dei viaggi in auto e ad un aumento degli spostamenti mediante i mezzi pubblici. Siamo il secondo paese più giovane della Sardegna, con un’età media che si aggira intorno ai 40 anni. Ci sono quindi tante famiglie e tanti bambini che necessitano ovviamente di innumerevoli servizi. Noi amministratori dobbiamo fare una fotografia del nostro paese e capire di cosa ha bisogno la comunità.”

Come sta procedendo il progetto relativo alla nuova scuola e al campus?
“Per noi la scuola è sempre stata una priorità. Quando siamo arrivati il progetto iscol@ era già partito ma la precedente amministrazione non aveva richiesto un nuovo edificio. Siamo riusciti a farci accogliere all’interno del progetto all’ultimo secondo presentando dei dati importanti: ci sono molti istituti costruiti in zone caratterizzate dal forte rischio idrogeologico (sono tutti in Hi4) e impossibili da ampliare. Inoltre, il nostro paese è caratterizzato da una popolazione scolastica molto vasta e in continua crescita. Alla fine, ci è stato dato un punteggio massimo e prioritario. Da lì è partito un sogno: abbiamo partecipato a tanti workshop e insegnanti e architetti hanno collaborato a lungo. Il progetto vincitore è quello Rossi-Prodi di uno studio di Firenze. È stata decisa la realizzazione di un campus che dovrebbe ospitare 800 studenti, dalla scuola dell’infanzia alle medie, per un totale di 40 classi. Una struttura che nascerà su di un’area di 4 ettari totalmente immersa nel verde. Ci saranno anche un teatro e delle palestre ben attrezzate: l’obiettivo è quello di poter vivere la scuola a 360 gradi e a tutte le ore. Ora siamo nel pieno della fase progettuale ma entro l’anno dovremmo riuscire ad indire la gara d’appalto. I finanziamenti corrispondono a 11 milioni, 10 concessi dalla regione e uno stanziato dal Comune. Sono delle cifre importanti per un vero e proprio sogno che dovrà riuscire a far fronte anche all’elevatissimo tasso di dispersione scolastica.”

Il progetto del nuovo Campus di Uta
Il progetto del nuovo Campus di Uta

Quali sono stati i danni causati dalla recente alluvione e cosa si potrà fare per prevenire future calamità naturali?
“Io ho vissuto anche l’alluvione del ’99 che ha causato molti più danni rispetto a quest’ultima. L’anno scorso, i problemi maggiori sono stati riscontrati dalle campagne. Il centro urbano si è fortunatamente salvato. Ha funzionato molto bene il piano di protezione civile, già testato in occasione di alcuni rilasci della diga e di opere di manutenzione della stessa. La pulizia dei canali e varie opere di mitigazione hanno poi garantito una buona sicurezza. Abbiamo un territorio di 134 km2, una zona molto vasta da controllare ma che abbiamo monitorato molto bene. È stata tuttavia riscontrata qualche difficoltà nel momento dell’evacuazione di alcune aree, fatto per cui sarebbe importante istruire al meglio la popolazione affinché possa rispondere nel modo migliore in momenti delicati come quelli che sono stati vissuti. Per quanto riguarda la prevenzione in vista di eventi futuri, bisogna spesso riflettere sul fatto che la natura si riprende sempre ciò che l’uomo le toglie. È necessaria dunque una particolare attenzione all’ambiente e costruire soltanto nel più totale rispetto di quest’ultimo.”

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