“La Sardegna è una stronza. Un’isola lenta che non ci fa esprimere al massimo!”

di Sandro Bandu

Il titolo dell’editoriale di questo numero è forte, ma è ciò che qualche anno fa esprimeva, precisamente nel 2013, in un post del proprio blog, un giovane sardo costretto a emigrare all’estero per lavoro: e in questi quattro anni non è cambiato niente…anzi!
Il post di Giuseppe Destefanis, un giovane ingegnere sassarese di 32 anni emigrato in Nuova Zelanda qualche anno fa, con tanto rammarico e disappunto, riportava in maniera inequivocabile: “La Sardegna è una stronza. Un’isola lenta che non ci fa esprimere al massimo!”.
Purtroppo questo autentico J’accuse verso la nostra classe politica non ha sortito l’effetto sperato e nel palazzo regionale di via Roma i nostri politici continuano a sonnecchiare. Ma la triste realtà, purtroppo, conferma invece che è aumentata la fuga dei nostri ragazzi che lasciano la loro terra perché non trovano lavoro o semplicemente perché nelle nostre facoltà universitarie non trovano servizi e\o proposte valide. Questo è il tema proposto dal nostro giornale per questo numero, nelle prossime pagine troverete numerose interviste ad alcuni ragazzi del nostro territorio che studiano e lavorano lontano dalla nostra regione.
Da questi articoli potrete capire perché i nostri giovani scelgono altre città, altre università. Ma i sardi non scappano solo per lo studio, purtroppo da decenni, ma soprattutto da alcuni anni, ha ripreso a scorrere copiosa l’emorragia di giovani, ma non solo, che dalla nostra Sardegna emigrano per sbarcare il lunario, per trovare quello che da noi è diventato un autentico miraggio: il lavoro!
Dalle recenti statistiche si evince che il ritmo dei giovani che negli ultimi anni hanno lasciato la Sardegna è nell’ordine di quasi 8000 unità l’anno, rendendo la nostra regione più povera di forze fresche e con una età media tra le più alte d’Italia. Per chi cerca lavoro le mete preferite sono le solite: Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Francia e Spagna.
C’è chi parte con in tasca una laurea, cercando di mettere a frutto i propri studi, ma non tutti riescono di primo acchito in questo intento e si accontentano anche dei lavori più umili pur di rimanere all’estero e imparare almeno la lingua. L’idea è comunque sempre quella di una semplice esperienza, ma poi spesso, vista l’annosa e inoperosa inattività dei nostri politici nel fornire e\o creare opportunità di lavoro qui da noi, si tramuta in una scelta di vita che diventa irreversibile.
Mi sembra di udire la solita tiritera cerca-attenuanti: “…ma la Sardegna è una regione povera, che non ha materie prime, che essendo un’isola tutto diventa più difficile…etc…etc…etc”.
Sarà anche vero, ma è curioso come nella nostra regione non riesca a decollare l’attività turistica. Eppure sapete quali mestieri vanno ad occupare i nostri ragazzi all’estero?
Per lo più si tratta di camerieri, cuochi od operatori nel settore alberghiero.
Questi ragazzi, tra l’altro, in gran parte sono in possesso di diplomi conseguiti presso in nostri Istituti Alberghieri.
Quindi la beffa è doppia: noi spendiamo tanti soldi per formare i nostri giovani, per poi farli letteralmente scappare perché non riusciamo ad organizzare il settore turistico in una regione tra le più belle del mondo per ciò che concerne il mare, le spiagge e il paesaggio interno.
Forse gli spagnoli non avevano tutti i torti quando parlavano di noi sardi: “Pocos, locos y mal unidos…”.

Vulcano n° 92

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