2020: annus horribilis, ma Santa Greca è con noi e tornerà!

di Sandro Bandu

 

Annus horribilis questo 2020: partito male con l’arrivo del Coronavirus, si sta aprendo l’ultimo trimestre con tante incognite, così come è iniziato.

Nell’arco dell’anno tutte le nostre abitudini sono cambiate: dobbiamo circolare con i volti travisati da una ingombrante e fastidiosa mascherina, non possiamo più salutarci con una bella stretta di mano, con un bacio sulle guance, dobbiamo stare lontani l’un l’altro almeno di un metro.

Non possiamo andare a tifare i nostri beniamini allo stadio, non possiamo andare ai concerti, non possiamo assistere in massa alle conferenze o ad altro tipo di manifestazioni.

I nostri figli a scuola non possono stare vicini, non possono toccarsi, non potranno neanche farsi una bella litigata per misurare, come abbiamo fatto tutti noi, i propri muscoli.

Tutto è cambiato. Tutto sembra così irreale che ancora non ci abbiamo fatto l’abitudine e stentiamo, talvolta un po’ consapevolmente, a rispettare le regole proprio perché indigeste.

Anche Decimo con la sua attrattiva più importante ha subito una mutilazione gravissima: la festa di Santa Greca praticamente non è stata possibile organizzarla come sempre.

La nostra festa che ha sempre unito il sacro al profano è stata annullata in quasi tutti i suoi aspetti civili e religiosi.

Si pensava di salvare i festeggiamenti religiosi, almeno quelli.

Ma non avevamo fatto i conti con la pioggia: speravamo in una clemenza dall’alto dei cieli. Niente, neanche da lì è arrivata risposta.

 

 

Dapprima la nostra sindaca, in ossequio alle prescrizioni antiCovid, non ha potuto far altro che vietare tutto ciò che riguarda il profano: niente giochi per i bambini e non solo, niente locande dove andare a bere e mangiare, niente concerti, niente fuochi d’artificio, niente di niente.

La via Nazionale è deserta, completamente libera, percorribile in tutti i sensi di marcia: lontano è il ricordo delle 200mila persone che ogni anno calpestano tra due ali di bancarelle, nell’ultimo week end di settembre, i quasi due chilometri che dalla piazza Santa Greca portano verso Assemini

Tutto tace nell’ampio piazzale del Polofieristisco, niente girone dantesco in questo maledetto 2020: niente locande con i loro caratteristici profumi e sapori; niente litigate per una “schironata” di anguille pagate troppo, per un maialetto cotto poco, niente risse tra persone un po’ alticce, niente fratture di denti per un torrone troppo duro.

Adesso questa maledetta pioggia ci ha tolto anche le processioni, non abbiamo avuto la visita della nostra Santa Greca, la nostra santa che almeno due volte l’anno viene a sbirciare nelle nostre case, per portaci il suo saluto: il suo “state tutti bene?”;  perché sembrerà strano a “is strangius”, ma noi decimesi con la nostra santa abbiamo un dialogo, ci parliamo.

Che brutto questo 2020.

Un momento desolante, nero, triste,  perché Santa Greca è Santa Greca, la nostra martire che con devozione veneriamo da decenni. 

Perché Santa Greca è Santa Greca, per tutti, anche per chi non è credente.

 

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