Contesa per l’intitolazione del campo asseminese in via Coghinas
«Campo Efisio Stara». Recitava così lo striscione affisso fino a qualche giorno fa nell’inferriata perimetrale dello stadio asseminese di via Coghinas e prospiciente corso Europa e via Pio IX. Una scritta con evidente taglio polemico e di disappunto a pochi giorni dalla deliberazione con la quale l’impianto sportivo è stato intitolato al calciatore Luigi Riva anziché al cittadino asseminese che in quel campo mise, finché in vita, anima e corpo.
La scelta
Durante la riunione di giunta del 22 luglio è stata approvata all’unanimità la delibera volta a denominare l’impianto “Campo sportivo Gigi Riva” e annunciata l’organizzazione di una cerimonia ufficiale per inaugurare un murale raffigurante il calciatore.
Eppure, nonostante il sindaco Mario Puddu fosse certo che Riva rappresentasse «una figura che mette d’accordo tutti», durante il consiglio comunale di mercoledì il consigliere grillino Diego Corrias si è fatto portavoce del sentimento di una parte della comunità che la pensa diversamente: «Siamo consapevoli della grandezza del personaggio e del suo valore simbolico, tuttavia la struttura è intrecciata a doppio filo con il concittadino Efisio Stara. L’intitolazione è un atto fortemente simbolico che dovrebbe cementare lo spirito di una comunità attorno a una figura fortemente identitaria e rappresentativa anche attraverso un coinvolgimento di tutti nella scelta».
Le reazioni
Tanti, come non mai, i messaggi che arrivano da conoscenti e amici, tra i quali Fabrizio Podda (40 anni), Vincenza Deidda (45 anni), Massimiliano Pilloni (50 anni), Dino Moretti (55 anni), Marco Piras (56 anni), Sergio Scanu (73 anni), tutti che ricordano Stara come esempio di rispetto, umiltà e impegno: «La storia d’amore tra Efisio, Assemini e il Coghinas ha radici molto profonde. Mezzo secolo fa la squadra “Asseminese” si trasferì in un campetto abbandonato a sé stesso in mezzo alla campagna, al buio e di fianco a un canale. Efisio si rimboccó le maniche e dedicò anima e corpo a quel piccolo pezzo di terra con l’intento di renderlo perfetto per la sua squadra e per le altre che si formavano negli anni».
Quando Stara morì (nel 1996) l’allora sindaco Luciano Casula fece installare all’interno dell’area sportiva una statua, che tutt’oggi lo rappresenta, come segno di gratitudine e riconoscenza.
Ne parla anche il cittadino Giancarlo Sedda, 49 anni: «Curava ogni aspetto del campo, accompagnava i ragazzi a fare le visite e portava loro l’acqua dalla fontana. Il campo era casa sua e i calciatori come suoi figli!». Come lui Debora Deidda, 53 anni: «Qui non si parla di politica ma di sentimenti, quei sentimenti che stanno venendo fuori dai commenti dei post su Facebook che ricordano mio suocero come una persona che amava i giovani e si dedicava a loro socialmente».
La replica
Non si fa attendere la risposta del sindaco Mario Puddu: «Quella di Stara è una figura che non è passata certamente inosservata a me, che personalmente l’ho conosciuto e apprezzato, e a tutta l’amministrazione. Il busto che lo raffigura è un bellissimo riconoscimento ma nessuno è mai andato oltre se non, evidentemente, a parole. E tanti che non sapevano neanche chi fosse fino a qualche giorno fa adesso stanno cavalcando l’onda, tra questi alcune persone che hanno avuto la possibilità di fare concretamente qualcosa. Ora è facile strumentalizzare e accusare di insensibilità chi ha preso una decisione dopo un immobilismo durato 28 anni. Il nostro non è un “no” a Tizio o Caio, ma è un “sì” a Gigi Riva, figura unanimemente amata dai sardi e dagli asseminesi che non lascia dubbi a perplessità alcuna».
Sara Saiu
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