Ivano Melis: “Lavorerò per Assemini con serietà e responsabilità”

di Luca Pes

Ivano Melis, 48 anni, è il candidato che ha ottenuto il maggior numero di preferenze alle ultime elezioni comunali di Assemini: ben 546. Legato al MoVimento 5 Stelle da oltre dieci anni, lo incontriamo per una chiacchierata che parte da Assemini e arriva fino a Roma, Palazzo Chigi, dove i pentastellati attualmente convivono con la Lega.

Ivano, sei il consigliere anziano di questa amministrazione. Una bella responsabilità.
Non mi aspettavo un risultato così straordinario, confesso di essermi trovato in imbarazzo nei confronti degli altri candidati del MoVimento. Non ho fatto campagna elettorale, ho reso pubblica la mia candidatura solo tramite Facebook. Sono molto conosciuto ad Assemini, ma il fatto che mia moglie (la dott.ssa Ivana Serra, ndr) fosse un membro della giunta nella scorsa legislatura potrebbe avermi dato qualche vantaggio. Son felice di aver raccolto un consenso così ampio, significa che ispiro fiducia. Porterò avanti il mio lavoro in Consiglio con serietà e senso di responsabilità.

Il consigliere Ivano Melis (oto Raffaele Schirra)
                                                       Il consigliere comunale Ivano Melis | foto Raffaele Schirra

Perché hai deciso di candidarti?
Negli anni scorsi tantissime persone mi hanno chiesto aiuto, comunicandomi alcune problematiche da sottoporre all’attenzione di mia moglie che si occupava dei Servizi sociali. Si tratta di questioni che, da sempre, mi stanno particolarmente a cuore. Desidero che tutti coloro che mi circondano, nel caso specifico i miei concittadini, stiano bene. Ho quindi pensato di fare questa nuova esperienza, realizzando qualcosa per la collettività attraverso il mio impegno all’interno del “Palazzo”.

Quali sono i problemi sociali più seri ad Assemini?
Nel complesso la situazione è sotto controllo, ma il nostro è un centro molto popolato e sarebbe necessario incrementare il numero degli assistenti sociali. Uno dei problemi più difficili riguarda il basso livello di istruzione: i dati sull’abbandono scolastico precoce sono molto preoccupanti. Non meno importante è l’alto tasso di disoccupazione: dopo la crisi industriale, l’offerta di lavoro è calata in modo drastico. La fascia d’età tra i 18 e i 35 anni è quella più colpita e purtroppo anche i laureati e i diplomati, non trovando sbocchi lavorativi, preferiscono partire all’estero.

Siamo nel 2018. Trovo che sia molto grave parlare ancora di dispersione scolastica…
Purtroppo siamo costretti ad affrontare l’argomento. Il problema sta alla base, manca l’educazione da parte dei genitori, i quali spesso danno cattivi esempi. I ragazzi andrebbero educati allo studio e alla lettura, invece trascorrono il proprio tempo dedicandosi ai social network, al gioco d’azzardo e ad altre futili attività. È un problema molto serio perché l’istruzione e la cultura sono fondamentali per l’elaborazione di pensieri costruttivi.

La disoccupazione è un altro problema la cui soluzione sembra lontana.
Ritengo che andrebbe incentivata l’apertura di nuove attività commerciali, riducendo i costi iniziali e agevolando la tassazione. A livello locale, qualcosa in tal senso si sta muovendo attraverso l’assessorato al Lavoro. Ragionando in un senso più ampio, memori della tradizione agricola della nostra isola, si potrebbe investire sull’agricoltura. La richiesta di determinati prodotti è sempre più elevata, mi riferisco ad esempio al settore biologico. In assenza di una produzione locale, in tanti si rivolgono alla grande distribuzione. Quindi dobbiamo porci due obiettivi: risollevare l’economia sarda e limitare il flusso di denaro verso i grandi centri commerciali che, come sappiamo, hanno messo in ginocchio le piccole attività commerciali.

In che stato di salute si trova il commercio asseminese?
Le attività commerciali locali soffrono tantissimo a causa dell’impennata delle vendite online e della presenza sul mercato di multinazionali che riescono ad offrire i prodotti a prezzi contenuti, lavorando sulla quantità. Ad Assemini si sente la mancanza di un consorzio di commercianti i quali, spesso, sono troppo individualisti. In passato si sono costituite alcune associazioni di negozianti, ma le esperienze sono terminate tutte in brevissimo tempo senza grande successo.

Torniamo ai giovani. Ritieni che ad Assemini ci siano le strutture adeguate per accoglierli?
Abbiamo un centro giovani che funziona molto bene, anche se l’utilizzo è limitato ad una fascia d’età molto ristretta. Manca un centro di aggregazione sociale che coinvolga una fetta più ampia di giovani. L’amministrazione sta dedicando la propria attenzione alla cura delle piazze, da sempre punti di aggregazione molto importanti nelle nostre città. Purtroppo manca una Consulta dei Giovani, ricordo che in passato ce n’era una molto attiva che organizzava parecchi eventi. Ora i tempi son cambiati e i ragazzi preferiscono trascorrere il proprio tempo con lo sguardo fisso sullo smartphone piuttosto che proporre iniziative per i propri coetanei.

Siete soddisfatti del lavoro della precedente amministrazione? Manterrete la stessa linea o avete in mente di cambiare qualcosa nella gestione di Assemini per i prossimi cinque anni?
Siamo molto soddisfatti di quello che è stato realizzato negli ultimi anni. Proseguiremo su questa strada, abbiamo tracciato una linea ben precisa dopo l’elezione di Mario (Puddu, ex sindaco di Assemini, ndr) e non abbiamo intenzione di cambiare rotta. Ritengo che uno dei fiori all’occhiello della nostra amministrazione sia la realizzazione della pista ciclo-pedonale che ci collega e ci “avvicina” ulteriormente a Decimomannu. È un percorso molto frequentato, forse a piedi più che in bicicletta. Nei prossimi anni verranno ultimati i collegamenti ciclo-pedonali all’interno di Assemini e verrà realizzato il collegamento verso Elmas. Un progetto importante che culminerà quando saremo collegati anche a Cagliari.

Hai nominato Mario Puddu. La sua condanna, anche se siamo solo al primo grado di giudizio, è stata un duro colpo per voi.
Preferisco non parlarne. Penso sia una questione molto molto delicata, su questi fatti si esprime la magistratura. È una vicenda che ha creato molti malumori. Noi del MoVimento siamo rimasti scioccati perché nessuno di noi si aspettava un esito di questo tipo.

Queste vicende possono portarvi a una riflessione. Errare è umano e anche gli attivisti del MoVimento non sono immuni da errori.
Beh, può capitare a tutti. Ci si rende conto di questo solo quando si inizia ad amministrare. Nel nostro caso, chi sbaglia paga e viene tagliato fuori. Anche se, fino a questo momento, gli amministratori Cinque Stelle che hanno avuto problemi con la giustizia sono davvero pochi.

Tu sei un militante della prima ora: come ti sei avvicinato al MoVimento e perché?
Mi sono sempre interessato alla politica, anche se non ho mai avuto una tessera di partito. Le mie idee, sostanzialmente, sono più vicine agli ideali di sinistra. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di contribuire al bene della comunità e ho visto nel MoVimento qualcosa che mi desse la possibilità di agire, a differenza dei partiti tradizionali nei quali non mi identificavo più. Inizialmente non pensavo ad una candidatura, ma col passare del tempo ho sentito il desiderio di fare una vera e propria esperienza amministrativa per capire come funziona la macchina pubblica.

Son passati molti anni dal primo “V day”. Cosa pensi del MoVimento attuale?
Le differenze col primo MoVimento sono evidenti. La propaganda “urlata” ci ha senza dubbio aiutato a diffondere un messaggio e a crescere, ma ad un certo punto è arrivato il momento di cambiare strada. Ci siamo accorti che governare è diverso dallo stare all’opposizione. Quando agisci all’interno delle istituzioni capisci che ci sono delle regole, dei paletti e soprattutto dei funzionari competenti che conoscono a fondo le normative e vanno ascoltati e seguiti. La Pubblica Amministrazione non è paragonabile ad un’azienda privata, quando si lavora in un ente pubblico è opportuno muoversi con molta cautela.

Quindi pensi che l’urlatore Beppe Grillo, più che farsi da parte, sia stato messo da parte.
Penso che si tratti di una promessa mantenuta. Grillo, tempo fa, disse che ad un certo punto si sarebbe fatto da parte affinché il MoVimento non venisse identificato solo in lui ma continuasse a essere un’espressione della piazza e del popolo. Senza dubbio, la separazione delle due strade è coincisa con un forte abbassamento dei toni da parte nostra.

Oltre Grillo, i vostri leader storici sono Di Maio e Di Battista. Chi preferisci tra i due?
Di Battista è più diretto, oserei dire impulsivo. Di Maio è più equilibrato, più adatto al ruolo di mediatore. Vedo meglio lui nel ruolo di vicepresidente del Consiglio di quanto avrei visto Di Battista.

Ecco, parliamo del Governo nazionale. Per voi essere arrivati così in alto è un grandissimo traguardo, ma quando pensate alla Lega è anche un tasto dolente?
Il Governo attuale è l’espressione della volontà popolare. Non abbiamo i voti in Parlamento per governare da soli, quindi il “contratto” con la Lega su determinati punti in comune era assolutamente necessario. Siamo soddisfatti solo in parte di questa alleanza, diciamo all’80%, ma è comunque un accordo a termine. Noi e la Lega abbiamo ideologie lontane su alcuni temi, soprattutto per quanto riguarda i diritti umani. Siamo comunque ottimisti, crediamo che il Governo possa durare cinque anni perché è stato scelto un Presidente del Consiglio molto equilibrato. Purtroppo la stampa ci massacra quotidianamente e talvolta è difficile far capire ai cittadini ciò che si sta realizzando e cosa è in programma per il futuro.

Ecco, il futuro. Il MoVimento non affonda le proprie radici nelle tradizionali ideologie del passato. Pensi che così come è cresciuto, possa dissolversi in modo repentino?
Io sono ottimista, credo che questo non avverrà. I partiti tradizionali non ascoltano più le istanze della gente e il MoVimento è la risposta giusta per chi vuole trovare soluzioni concrete per cambiare lo stato attuale delle cose.

 

 

 

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