La terra delle donne, un omaggio alla femminilità sarda
di Carlo Manca
Dopo i premi al recente Bifest di Bari e gli unanimi apprezzamenti arrivati anche a livello internazionale, il 27 aprile è partito da Cagliari il tour di presentazione del recente lavoro di Paola Sini, La terra delle donne.
Un film unico nel suo genere e sicuramente innovativo nel panorama isolano.
La terra delle donne però vuole essere prima di tutto un omaggio alla tradizione e al carattere che contraddistingue la donna sarda.
La nostra isola ha mantenuto nei millenni un legame speciale con la spiritualità e con gli elementi naturali, in alcuni casi coniugandoli con la religione, in altri tenendo le due sfere separate.
Quello che non è mai cambiato è il ruolo della donna, ritenuta l’unico tramite possibile con i mondi sottili.
Come le antiche riunioni dei possenti guerrieri nuragici erano presiedute e dirette dalla sciamana, così le moderne politiche familiari non rinunciano al prezioso parere della donna più anziana.
E a ben vedere nella maggior parte delle culture antiche questo ruolo è sempre stato assegnato quasi naturalmente alla donna, più staccata dalla materialità e propensa all’armonia.
In Sardegna la donna è quella che dona la vita ed è quella che la toglie, a lei sono riservati tutti i ruoli più delicati.
Nel lavoro di Paola Sini ritroviamo tutto questo. La trama ruota attorno alle vicende di un gruppo di sorelle che per certe regole non scritte sono destinate a destini molto diversi. Tutte a un certo punto dovranno fare i conti con la realtà perché raramente progetti e aspettative degli altri si sposano con le effettive aspirazioni di ognuno. Ma se non si ascolta la voce profonda quello che troveremo, nel film come nella realtà, sarà solo una continua insoddisfazione.
La trama ufficiale: “In una Sardegna rurale a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, Fidela è, suo malgrado, la strega del villaggio: cura i malefici e fa nascere i figli di tutti, ma mai i suoi, perché è bene che nessun uomo la tocchi. In una famiglia bramosa di un figlio maschio, lei che è settima di una prole di sole donne, impara ad accettare quel ruolo sociale come unica fonte di rispetto, castrando nella sua solitaria intimità i suoi istinti più sinceri e la sua fragilità. Ma quando il destino farà in modo che proprio a lei venga affidata Bastiana, un’altra settima figlia illegittima nata dalla relazione clandestina tra il soldato americano Thomas e una donna sarda, Fidela non solo scoprirà la potenza di sentirsi madre, ma inizierà a vacillare e a mettere in discussione tutte le certezze che fino a quel momento le erano sembrate una condizione senza scampo. E sarà l’incontro con James e Mamoto, l’empatia che si crea con Thomas e la vita stessa, accidentale per lei come per chiunque, a costringerla a una definitiva e necessaria rivoluzione interiore di cui Bastiana si farà poi consapevole portatrice. Così due vite scelte dagli altri e modellate dalla tradizione si trasformano invece nella straordinaria occasione di essere semplicemente vissute, in una piena e libera scelta identitaria. In un luogo senza tempo, dove i mille occhi appuntiti della gente sembrano contare più del semplice valore di essere, avverrà una tale e potente rivoluzione da mettere a nudo ogni vizio dell’animo umano, per poi riconoscere la forza ancestrale e il coraggio che caratterizza l’universo femminile.”
Il film contiene diversi spunti di riflessione ma ci ricorda soprattutto che è di fondamentale importanza capire chi siamo realmente e poi fare di tutto per avvicinarci al nostro vero io. Solo così potremmo dare un autentico contributo alla comunità ed essere finalmente felici.
L’opera è una produzione Fidela Film/Armeni G.E.S. Productions/New Time in collaborazione con Rai Cinema.
É straordinariamente profondo e pieno di spunti di riflessione. Sapientemente basculante tra dramma e aspetti che fanno sorridere, a volte con del balsamo iniettato tramite immagini della meravigliosa isola… Ti ci ritrovi ma a volte ti scopri… Indimenticabilmente BELLO.