12 aprile 1970: 2-0 al Bari, il Cagliari è campione d’Italia!
Grazie al successo per 2-0 contro i pugliesi, il Cagliari vince il campionato con due giornate d’anticipo. È grande festa in città e in tutta la Sardegna
Un calcio d’altri tempi, caratterizzato da un clima meno esasperato ed esasperante. Un pallone non ancora schiavo del business e degli sponsor, ma ancorato ai veri valori dello sport. Non esistevano le pay-tv, le emozioni giungevano in diretta attraverso le radioline sintonizzate su Tutto il calcio minuto per minuto. Per le immagini, ancora in bianco e nero, era necessario attendere la sera: era infatti La Domenica Sportiva a portarle nelle case degli italiani.
Il Cagliari è ormai entrato in pianta stabile nell’élite del calcio italiano e nel campionato 1969-70 duella a lungo con la Juventus. Arriva il 12 aprile, le due compagini sono distanziate di 3 punti a tre giornate dal termine del campionato. Quella che prima era una comune data stampata sui calendari, diventerà una data storica per tutti i sardi. Non solo dal punto di vista sportivo.
Nei giorni che precedono quella domenica, l’attesa sale di ora in ora in ora in tutta l’Isola. La mattina del 12 aprile, i tifosi raggiungono il capoluogo fin dalle prime ore del mattino. Nel pomeriggio si gioca Cagliari-Bari, sfida che può risultare decisiva per lo scudetto.
Alle 15.30 l’Amsicora è gremito in ordine di posto, le cronache del tempo parlano di oltre 28.000 spettatori per un incasso di 32 milioni e 560 mila lire. Ci sono poi i tifosi che seguono la partita dalle strade attigue, in particolare da ponte Vittorio, e coloro che attendono l’esito del match al centro della città. Gli altri tifosi sparsi in tutta la Sardegna e nella Penisola sperano di ricevere buone nuove da Sandro Ciotti, radiocronista di una delle sfide clou del campionato. Per vincere lo scudetto, serve sperare in un concomitante risultato negativo della Juventus a Roma contro la Lazio.
Scopigno schiera questa formazione: Albertosi; Martiradonna, Mancin; Cera, Niccolai, Poli; Domenghini, Nené, Gori, Brugnera, Riva. I campioni non deludono: 2-0 il risultato finale, con reti di Gigi Riva al 39′ del primo tempo e il raddoppio di Bobo Gori al minuto 88. Quasi retrocesso, il Bari non giunge in Sardegna per fare la vittima sacrificale ma, al contrario, si mostra spigliato e propositivo. Al minuto 39, poco prima della battuta di un calcio di punizione, Riva fa capire a Brugnera dove vorrebbe ricevere il pallone; la mezz’ala, dotata di un piede molto educato, mette una palla tesa sul primo palo dove Rombo di tuono è lesto ad avventarsi in tuffo per insaccare il gol dell’1-0. Intanto tutti i tifosi sugli spalti sono incollati alle radioline, in attesa di buone notizie da Roma dove si gioca Lazio-Juventus. Ghio e Chinaglia nella seconda frazione mettono al tappeto la squadra bianconera, all’Amsicora il risultato non è ancora in cassaforte. Ci pensa Bobo Gori all’88’ quando, dopo aver ricevuto un pallone sul lato destro della trequarti, entra in area, si libera di un difensore barese con due finte e calcia sotto l’incrocio del pali battendo l’estremo difensore Spalazzi.
L’Amsicora è in delirio. Al triplice fischio dell’arbitro De Robbio di Torre Annunziata, è inevitabile l’invasione di campo dei 28.000 presenti ebbri di gioia e grande festa negli spogliatoi tra fiumi di champagne, le battute dell’indimenticato Walter Chiari e le sigarette fumate da Scopigno e i suoi calciatori.
In città e in tutta la regione inizia la festa: caroselli d’auto, bandiere al vento, soprattutto tanta felicità. Una festa organizzata fin dalle prime ore del mattino del 12 aprile, poi proseguita per tutta l’estate nei Cagliari Club sparsi nell’Isola.
Dopo soli sei anni dalla prima partecipazione al campionato di Serie A, il Cagliari si laurea campione d’Italia. La prima volta in assoluto per una squadra del Mezzogiorno. Uno scudetto ricco di significato per Cagliari e l’intera Sardegna, considerata fino a quel momento, per dirla alla Gigi Riva, solamente «patria di pastori e banditi». La vittoria del riscatto per una terra e un popolo ritenuti un mondo a parte rispetto al “continente”. Una terra che, proprio in quegli anni, si avviava invece a diventare un’ambita meta turistica grazie, in particolare, al boom turistico della Costa Smeralda.
«Lo scudetto del Cagliari rappresentò il vero ingresso della Sardegna in Italia. – scrisse Gianni Brera – La Sardegna aveva bisogno di una grande affermazione e l’ha avuta con il calcio, battendo gli squadroni di Milano e Torino, tradizionalmente le capitali del football italiano. Lo scudetto ha permesso alla Sardegna di liberarsi da antichi complessi di inferiorità ed è stata un’impresa positiva, un evento gioioso».
Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè, Gori, Greatti, Riva. Recitiamo, ancora una volta, questa formazione a memoria. Senza dimenticare uno dei principali artefici di questo trionfo, il tecnico Scopigno, e i meno impiegati, ma non meno importanti Reginato, Poli, Brugnera, Mancin, Nastasio e Tampucci.
Per lo scudetto, e non solo… eternamente grazie, CAMPIONI.
Luca Pes
Il tabellino di Cagliari-Bari 2-0
CAGLIARI: Albertosi; Martiradonna, Mancin; Cera, Niccolai, Poli; Domenghini, Nenè, Gori, Brugnera, Riva
Portiere di riserva: Reginato; tredicesimo: Nastasio
All.: Scopigno
BARI: Spalazzi, Loseto, Zuckowski; Diomedi (61′ D’Addosio), Spimi, Muccini; Canè, Fara, Spadetto, Colautti, Pienti
Portiere di riserva: Colombo
All.: Matteucci
ARBITRO: De Robbio di Torre Annunziata
MARCATORI: 39′ Riva (C), 88′ Gori (C)
AMMONITI: Canè per gioco scorretto
CORNER: 7–3
SPETTATORI: 28.000, di cui 13.772 paganti INCASSO: 32 milioni 560.000
NOTE: splendido pomeriggio, terreno in ottime condizioni