Alessandra Todde, la prima presidente donna della Regione Sardegna

 

di Sandro Bandu

 

Strane queste elezioni elettorali in Sardegna, sono sembrate quasi come un campionato di calcio dove alla fine, comunque, vince la squadra che in conclusione merita il titolo, forse.

E sì, perché in un campionato non conta solo avere la squadra più forte, talvolta ci vuole fortuna nelle partite importanti, bisogna saper gestire un organico turbolento con qualche giocatore con il mal di pancia perché non viene preso in considerazione dal proprio allenatore e infine, bisogna avere peso in federazione dove le “sviste” arbitrali debbono in qualche modo compensarsi.

Infatti, nelle ultime elezioni regionali le squadre più accreditate al titolo erano il centrosinistra e il centrodestra, ma come sempre vi sono gli imprevisti interni ed esterni.

Il centrodestra, dopo il quinquennio non troppo felice e produttivo dell’ex presidente Solinas, partiva nettamente svantaggiato, ma ecco il primo colpo di scena: nel centrosinistra uno dei giocatori lamenta il primo mal di pancia, Renato Soru, non contento della scelta della candidata Alessandra Todde, si sfila dalla coalizione, organizza una propria lista e corre da solo contro il centrodestra ma anche contro il centrosinistra.

Nel frattempo, nel centrodestra, il presidente Solinas, leader del PSd’az e sostenuto dalla Lega, dopo un tira e molla di alcune settimane, cede il timone, non senza un malcelato mal di pancia, e Giorgia Meloni riesce a imporre il proprio candidato: il discusso e poco amato Paolo Truzzu.

Alla fine sappiamo come è andata a finire: si è votato il 25 febbraio scorso ma, per via di uno scrutinio a dir poco vergognoso e imbarazzante per la nostra regione, i risultati ufficiali si sono avuti solo dopo 22 giorni e Alessandra Todde ha vinto le elezione per un distacco di 3061 voti risultando così la prima presidente donna della storia della Sardegna.

 

 

La coalizione del centrosinistra di Alessandra Todde vince con il 45.4 %, davanti alla coalizione del centrodestra di Paolo Truzzu che raggiunge il 45 %, Renato Soru, candidato indipendente racimola l’8,6 % , mentre Lucia Chessa, altra candidata indipendente, raccoglie un deludente 1%.

Con buona pace di tutti i giocatori in campo, compresi quelli con il mal di pancia, si sbraita per vincere mentre si gioca, anche con qualche fallo, e si sbraita anche alla fine, nei tempi supplementari, quando si ricorre al giudice per il riconteggio dei voti. Ma alla fine, come nel calcio, vince la squadra più forte, forse!

Nelle altre coalizioni si tirano le somme e non tornando i conti si tirano anche altre cose…

Renato Soru, ex dirigente PD di cui è stato anche segretario regionale, che non voleva la Todde, ha perso e, non raggiungendo il 10 %,  non entra neanche in Consiglio regionale.

 

Nella foto, da sinistra verso destra, i quattro candidati alle elezioni regionali della Sardegna 2024: Paolo Truzzu, Alessandra Todde, Renato Soru, Lucia Chessa

 

Il centrodestra non approfittando della squadra rimaneggiata, e divisa, del centrosinistra, sceglie un pessimo capitano\candidato, Paolo Truzzu, che perde addirittura di 20 punti percentuali a Cagliari, la città che governa e, tramite il voto disgiunto, praticato soprattutto dalla Lega, fa vincere la Todde per una manciata di voti.

Vedete cari lettori ed elettori, come nel calcio, alla fine del campionato, tutto si compensa e vince la squadra più forte. forse.

Adesso al governo ci va la Todde con la coalizione del centrosinistra, e dopo il disastro della Giunta Solinas, c’è da rimettere in moto la Sardegna: compito non facile, tanti settori da mettere a posto e riorganizzare, la sanità in primis: ospedali al collasso, medici e infermieri da formare e assumere per dare respiro a chi già ci lavora e per dare risposte ai poveri e disorientati cittadini che non sanno più a che santo rivolgersi visto che in terra sarda non trovano nessuno.

Bisogna cercare di arrestare l’emorragia, per rimanere in tema di sanità, di giovani e meno giovani che scappano dalla nostra terra: negli ultimi 3 anni la nostra regione ha perso ben novantamila residenti, quindi creare opportunità di lavoro per chi è rimasto e credere ancora nella politica sarda per far rientrare i nostri conterranei emigrati.

Sistemare, una volta per tutte, le fatiscenti reti stradali, nonostante 3 miliardi  nel cassetto, con in primis la nostra SS 130, che da decenni sono causa di gravi incidenti e lutti, rispetto ai quali qualcuno, moralmente, dovrà prima o poi farsi un esame di coscienza.

Cara presidente Alessandra Todde, i soldi ci sono, le idee non mancano, i progetti pure, vedi il progetto della nostra SS 130, e adesso non ci sono più scuse.

Con la Giunta Solinas tutte queste cose sono sparite: i sardi la pregano di non far sparire anche le ultime speranze.

 

 

 


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