La Cucina della buona salute, le piante spontanee eduli della Sardegna, il nuovo libro di Carla Cossu

di Gino Lampis

La copertina del nuovo libro di Carla Cossu. In alto l’autrice con la sindaca di Decimomannu, Anna Paola Marongiu – foto di Tomaso Fenu

Il giorno 10 giugno 2022 presso il Teatro “Antica Valeria” è stato presentato il nuovo libro di Carla Cossu, Naturalista e Etnobotanica, dal titolo “la Cucina della buona salute, le piante spontanee eduli della Sardegna” edito dalla Carlo Delfino editore.

La serata organizzata dalla Biblioteca comunale in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Decimomannu, ha dato inizio al ciclo “Decimomannu città che scrive …e che legge” nel quale si avrà l’occasione di conoscere diversi autrici e autori decimesi che presenteranno le loro affascinanti opere.

È stata una piacevole chiacchierata tra l’autrice e le diverse persone presenti che con molto interesse l’hanno ascoltata.

  • Dottoressa Cossu perché ha scelto questo titolo per il suo libro?
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  • Ho fatto riferimento all’uso che si faceva in passato, in particolare nei periodi di carestia, di povertà e di guerra, dove l’unico sostentamento possibile derivava dall’uso delle erbe spontanee eduli con le quali si potevano realizzare dei piatti semplici e nutrienti. Si raccoglieva la bietola, la cicoria, le più conosciute, per preparare zuppe e minestre condite con grasso animale (lardo, cotenna, lo strutto ecc.) per insaporirle e renderle più energetiche. Dalla radice tostata e macinata della cicoria si otteneva una polvere usata come surrogato del caffè, conosciuto con il nome di “caffè olandese” già dal 1600.

Se pensiamo, quindi, che in passato le erbe selvatiche venivano raccolte per le necessità primarie di intere famiglie, oggi, invece, si stanno riscoprendo piatti a base di erbette di campo da inserire nella nostra alimentazione quotidiana in quanto ricche, in particolare, di Sali minerali, vitamine, fibre e mucillagini importanti per il benessere del nostro organismo. Non solo, si sta riscoprendo un tipo di cucina biologica con un ritorno ad un tipo di alimentazione più sana e naturale. Si va alla ricerca di prodotti biologici che non contengano conservanti o altri additivi chimici che possano creare problemi per la salute.

  • Quindi si può considerare un libro di cucina?

No, non è un ricettario! È una raccolta di informazioni che derivano da interviste fatte a diverse persone, soprattutto anziane, che mi hanno raccontato momenti particolari della loro vita, dove alla base del loro nutrimento c’erano le erbe spontanee. Alcune signore mi hanno descritto alcune ricette e io, nel mio possibile, le ho provate e riportate nelle schede inserite nel libro. Le schede sono 51 e riportano il nome italiano, scientifico e sardo. Segue una breve descrizione botanica accompagnata da un’iconografia molto esplicativa, basata su tavole botaniche e non fotografie delle piante, come nei miei precedenti libri.

  • Di cosa parla il libro?

In generale ho descritto le erbe spontanee utilizzate nella cucina povera o popolare nel corso dei secoli, partendo dal periodo nuragico fino ai giorni nostri. La parte storica è stata molto interessante perché ho scoperto come alcuni piatti considerati tipici della cucina sarda in realtà hanno un’origine diversa. Faccio un esempio: a Cagliari è conosciuta “s’olìa a scabecciu”, un piatto molto semplice che anche mia mamma preparava. Non ho mai saputo il suo significato, fino alla stesura di questo libro. Consultando un libro di spagnolo, mi è capitato sotto gli occhi la parola “scabeccìu”. Vado a leggere e trovo il nome “scabeccìu”, termine derivante dallo spagnolo “escabeche” che indica un tipo di conservazione alimentare basata sull’uso dell’aceto. Ecco svelato l’arcano! Ho sempre saputo che per preparare le olive in questo modo ci voleva anche l’aceto, ma che fosse l’elemento principale di questa ricetta no! E così tante altre che ormai rientrano nella nostra cucina tradizionale. Hanno da raccontarci un po’ della nostra storia, proprio come riporta Francesco Alziator in una sua opera “…Senza scomodarvi ad aprire un solo libro di storia, la cucina sarda vi squadernerà in modo solare tutto il passato isolano!

  • Nel libro si parla solo di piante eduli?

    Susanna Zanda e Carla Cossu – foto di Tomaso Fenu

No. Ho riportato per ogni pianta inserita nel volume i suoi vari usi, oltre a quello alimentare, quello medicinale, quello magico e curiosità varie.

Non dimentichiamo che l’uomo ha usato le erbe spontanee anche come unico rimedio per curare le malattie. Ha imparato a usare foglie, fiori, frutti, semi, radici o l’intera pianta per curare le ferite, la febbre, la tosse, i dolori di stomaco e tanti altri disturbi, preparando infusi, decotti, unguenti, impacchi che lo facessero guarire.

Per vincere le sue paure e gli stati d’animo negativi ricorreva all’uso delle erbe magiche per preparare amuleti (punga, scrapolariu, rètzetta, scrittu). Erbe che dovevano essere raccolte la notte tra il 23 e il 24 giugno, festa di San Giovanni. Secondo la tradizione popolare era considerata la notte più magica di tutto l’anno, dove energie positive, sprigionatesi dall’unione tra il sole e la luna, ricadevano in natura. Ecco allora che si andava a raccogliere le erbe usate non solo contro il malocchio, per allontanare il diavolo, le streghe, gli spiriti maligni e ogni tipo di avversità, ma anche per fare riti propiziatori legati sia alla vita delle persone per un eventuale futuro matrimonio o nascite di figli sia alla vita agro-pastorale per la buona riuscita del raccolto e per pronosticare sulla salute del bestiame.

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