Assemini. Il traffico interrotto: una valutazione sul parco di Santa Lucia

di Giuseppe Giuliani

Una delle questioni che negli ultimi anni ha fatto più discutere gli asseminesi, niente in confronto alle nuove rotonde tra le vie Carmine, Cagliari e Sardegna, è stata quella relativa al parco di Santa Lucia.
L’oggetto incriminato è l’interruzione e deviazione della via Cagliari nel tratto che precede il cimitero.
Interruzione e deviazione che riguardano le auto e gli altri mezzi di trasporto a motore.
Ora, detto che qualsiasi urbanista riterrebbe probabilmente un obbrobrio l’interruzione di una strada, peraltro di quella importanza, provo a spiegare perché, invece, potrebbe essere una decisione lungimirante.
C’è un che di rivoluzionario, oggi, a costringere le auto e gli automobilisti a cedere il passo ai pedoni o a qualsiasi altro mezzo non motorizzato.
C’è un qualcosa di sovversivo, oggi, a dire a un automobilista devi cambiare strada perché qui si fa sport, ci si siede, si chiacchiera, si gioca. Qui, sì: in mezzo a una strada!
Non so se che chi ha partorito idea e progetto volesse proprio lanciare quel messaggio, è vero la deviazione convoglia il traffico in prossimità di un supermercato, ma immaginiamolo come un effetto collaterale o come la normalità, ormai, quando le esigenze del pubblico e del privato si incrociano.
Proviamo a concentrarci su questo spazio dedicato agli umani senza accessori inquinanti. Proviamo a farlo in un mondo che tenta di scrollarsi di dosso un po’ di auto e molto petrolio, stretto tra le esigenze di un futuro più ecologico, o forse solo di un futuro e la spinta di chi guarda solo al quotidiano e alla necessità di produrre a qualsiasi costo.
Da metà del secolo scorso, non abbiamo ancora smesso di essere considerati prima di tutto acquirenti di auto e consumatori di petrolio e gas.
In principio, fu l’auto per la famiglia, oggi siamo, in molti casi, alla seconda macchina personale, quella che non si sa mai.
Privi di qualsiasi forza di volontà e sottomessi alle esigenze di chi doveva produrre e vendere motori e di chi doveva spacciare gas e petrolio, ci siamo infilati in un traffico perenne in una costante, spasmodica e disperata ricerca di un parcheggio. Ma siamo abituati e se provano a farci muovere diversamente, l’esasperazione cresce. Ci siamo arresi ai parcheggi multipiano, alle auto lasciate dove si può e dove non si può, pronti a spendere per la sosta e a spendere ancora di più per la sosta vietata. Viaggiamo con auto sempre più grosse e ingombranti e guardiamo con disprezzo piste ciclabili e isole pedonali, con fastidio ciclisti e pedoni che non condividono la nostra fretta.
Diamo ormai per scontati gli effetti che può avere su di noi e sulle persone più fragili l’inquinamento prodotto da tutto questo traffico. Ignoriamo gli effetti che questo può avere se combinato con altre forme di inquinamento.
Sì, l’improvvisa interruzione di una strada può solo farci bene.

 

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