Intervista a Maria Tiziana Putzolu, decimese d’adozione, Consigliera di Parità della Regione Sardegna

 

di Sandro Bandu

 

Maria Tiziana Putzolu, decimese d’adozione dal 1995, è una bella signora di quasi 60 anni portati splendidamente; tra i suoi studi scopriamo che è diplomata al Liceo Classico di Macomer e si è laureata in Scienze Politiche a Sassari per poi trasferirsi a Cagliari e proseguire gli studi post universitari. Attualmente è dipendente regionale.

Perché parliamo di lei?

Perché la nostra concittadina dal 2017 è  Consigliera di Parità della Regione Sardegna, un incarico molto importante che le è stato conferito dall’ex ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

Dott.ssa Tiziana Putzolu quali sono le competenze della Consigliera di parità?

La Consigliera di Parità è un organo istituzionale presente a livello nazionale, regionale e provinciale, cui la legge affida il compito di tutelare le lavoratrici ed i lavoratori dalle discriminazioni subite in ragione del sesso e di promuovere le pari opportunità tra uomini e donne nel lavoro.
E’ nominata con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, così come stabilito dal Decreto Legislativo 198/2006 e s.m.i. che ne disciplina il ruolo e le funzioni.
Per assicurare l’applicazione dei principi di parità e non discriminazione la Consigliera di Parità opera sia sul versante promozionale, incentivando azioni e comportamenti che favoriscano la parità tra uomo e donna, che su quello di controllo, potendo intervenire per rimuovere le discriminazioni nella sua qualità di pubblico ufficiale. La sensibilizzazione dei soggetti pubblici e privati presenti nel territorio, l’attività di informazione sulle politiche di pari opportunità, il sostegno alle politiche attive del lavoro e formative, sono alcuni dei principali compiti della Consigliera di Parità, svolti in collaborazione con le istituzioni ed i soggetti che a vario titolo si occupano di lavoro.

Tutti si possono rivolgere alla Consigliera di parità?

Alla Consigliera di Parità ci si può rivolgere in forma totalmente gratuita quando in ambito lavorativo si ritiene di essere discriminati in ragione del sesso di appartenenza.
La Consigliera di Parità svolge una funzione di informazione e consulenza sulle azioni di pari opportunità a favore delle aziende private e degli enti pubblici.
La normativa nazionale infatti promuove la parità uomo-donna non soltanto ponendo in capo ai datori di lavoro specifici doveri, ma incentivando, anche attraverso contributi finanziari, la realizzazione di progetti di azioni positive volti a ridurre i divari tra donne e uomini nei luoghi di lavoro.
La Consigliera di Parità promuove inoltre la costituzione dei Comitati Pari Opportunità e dei Comitati Unici di Garanzia, rispettivamente nei luoghi di lavoro pubblici e privati, il cui compito è quello di vigilare sul rispetto dei principi di non discriminazione e avanzare proposte utili alla rimozione delle discriminazioni quando presenti.

Quali sono i casi più frequenti sui quali è dovuta intervenire?

Sicuramente quelli delle lavoratrici in maternità, sia prima che dopo il parto o anche su ricongiungimenti famigliari; poi vi sono i casi di discriminazioni con spostamenti pretestuosi dei lavoratori da un ufficio all’altro, con cambi di mansioni: insomma situazioni di vero e proprio mobbing.

E i casi più spinosi che ha dovuto affrontare?

Sicuramente quello di una neo-mamma infermiera che era stata licenziata dall’AIAS, nel 2021, dopo aver comunicato la sua gravidanza. La lavoratrice è stata licenziata con un benservito poco elegante: la nostra azione è stata molto incisiva e la deputata Romina Mura, su nostra segnalazione, ha presentato un’interrogazione al Ministero del Lavoro che ha definito la questione, senza mezzi termini, come un’illecita e odiosa condotta discriminatoria fondata sul genere, che viola il divieto di discriminazione in materia di tutela della maternità e paternità. Il caso è ancora aperto anche se l’AIAS è già stata multata per una cifra pari a 8000 euro. Un altro caso è quello legato a tre lavoratrici dell’INPS, una con una bambina piccola e un’altra in gravidanza a rischio,  alle quali era stato revocato il contratto a partita IVA simile al lavoro dipendente. Purtroppo le lavoratrici hanno perso un anno di retribuzione, ma perlomeno siamo riusciti a convincere la direzione nazionale dell’INPS a rimetterle in graduatoria e a rientrare a lavoro.

Lei è quasi a fine mandato, come giudicato il suo lavoro in questi 4 anni?

Direi che è stato proficuo, abbiamo nel quadriennio circa 120 accessi, anche se al nostro arrivo, ricordo che con me lavora la consigliera supplente Diletta Mureddu e un addetto alla comunicazione, abbiamo dovuto rimettere in sesto l’ufficio e non avevamo il becco di un quattrino. Attualmente la Regione ci riconosce una dotazione di 100mila euro all’anno.

Ha mai ricevuto pressioni da parte della politica?

Sinceramente no, d’altronde questo è un incarico tecnico e non politico e io ho sempre evitato qualunque contatto con i politici.

Direi che il vostro è un organo istituzionale molto importante per i lavoratori, ma anche poco conosciuto, non le pare?

Sì, in effetti è più conosciuto nell’ambito del Pubblico servizio, ma poco tra i comuni cittadini. Noi cerchiamo di pubblicizzare la nostra attività tramite i convegni e gli articoli sui giornali. Però ultimamente, grazie anche alla nostra attività che viene pubblicata sui giornali, i lavoratori si rivolgono a noi con più frequenza e spero che questo si rafforzi nel tempo.

Ringraziamo la dott.ssa Tiziana Putzolu per la sua disponibilità.

 

 

 

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