Villaspeciosa. Cristina Congiu, la professionalità che traspare in un volto luminoso

 

di Giuliana Mallei

 

La storia di Cristina Congiu, infermiera presso il Presidio Ospedaliero S.S.Trinità di Cagliari

 

Riteniamo che il viaggio nel mondo infermieristico speciosese sia, oltre che istruttivo e illuminante, anche affascinante. Infatti tra questi professionisti c’è chi, come Cristina Congiu, ha respirato fin dalla nascita un clima di offerta incondizionata della propria disponibilità verso gli altri, soprattutto verso i compaesani stessi. Questo clima è stato creato, in famiglia, dal suo compianto padre Angelo, per ben dieci anni sindaco di Villaspeciosa. Cristina è sempre pronta a donare una collaborazione concreta a chiunque ne abbia bisogno; ama la sua professione in modo incondizionato e ciò le consente di essere sempre sorridente. La famiglia è la sua Stella Polare, ma il lavoro è la sua Croce del Sud.

La ringraziamo tantissimo per la disponibilità a raccontarsi, speriamo che qualche giovane possa, leggendo questa intervista, incuriosirsi particolarmente verso questa difficile, ma meravigliosa, professione.

Ciao Cristina, da quanti anni eserciti la professione infermieristica?

Lavoro dal 20 agosto 1992, subito dopo aver conseguito a luglio del medesimo anno il diploma di Infermiera Professionale, rilasciato dalla USL n.20 di Cagliari, perciò sono 30 anni tondi tondi.

Hai sempre desiderato fin da bambina fare l’infermiera o è stata una scelta successiva?

Assolutamente no. Quando mi è stata prospettata in maniera casuale uesta opportunità nutrivo molte perplessità ad intraprendere questo percorso professionale. Dietro l’insistenza di mio padre, a cui non sarò mai grata abbastanza, che mi aveva suggerito di provare questa possibile opportu- nità di studio e poi di la- voro, accettai. Non me ne sono pentita, anzi.

In seguito a quali studi hai conseguito titolo di infermiera?

Ho conseguito il diploma di Infermiera Professionale dopo un corso di studi triennale teorico/pratico organizzato, in quegli anni, dalla USL 20 di Cagliari. La pratica si svolgeva nei vari presidi ospedalieri della USL 20 che comprendevano l’Ospedale San Giovanni di Dio, l’Ospedale Marino e l’ Ospedale Binaghi. I turni si svolgevano mensilmente, a rotazione, nei diversi reparti e ambulatori in modo tale da avere una visione ampia concernente le diverse specialità. Le lezioni si tenevano invece nei locali della Scuola Convitto di Cagliari presso il Presidio Ospedaliero San Giovanni di Dio. Sono stati anni di grande arricchimento umano e, ovviamente, professionale, di cui conservo un carissimo ricordo.

Come hai iniziato a esercitare?

Ho iniziato a lavorare a tempo determinato per 8 mesi subito, ad appena un mese dal diploma. Nel frattempo è stato bandito un concorso che mi ha permesso di essere assunta a tempo indeterminato.

Dove hai lavorato?

Dal 20 agosto 1992 lavoro nella Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia nel P.O S.S Trinità dove per 20 anni ho effettuato i turni H24. Ancora oggi presto servizio sempre nella U.O dell’Ortopedia e Traumatologia, ma da 10 anni sono assegnata nel servizio di sala gessi dove trattiamo tutti i pazienti che arrivano dal pronto soccorso per eseguire visite ortopediche o ricoveri. Qui interveniamo quasi immediatamente in caso di fratture scomposte, fratture in genere, ma anche in caso di qualunque genere di ferita.

Mi sembra di capire che, in questi ultimi dieci anni, il tuo lavoro sia un po’ cambiato

Si, è così. Infatti non faccio più il turno notturno, a meno che non capiti un’emergenza, in questo caso ben volentieri mi metto a disposizione.

Puoi descrivere una giornata tipo?

Le attività svolte da me e dai miei colleghi consistono in una pluralità di attività di cui ne cito alcune:

– presa in carico dei pazienti provenienti dal nostro pronto soccorso, ma anche da altri pronto soccorso, quali Muravera ed Isili;

– presa in carico delle visite giornaliere calendarizzate dei pazienti postoperatori in dimissione protetta dei pazienti che afferiscono tramite il CUP o semplicemente visite di controllo;

– presa in carico delle visite programmate richieste dai reparti.

Inoltre ci occupiamo della preospedalizzazioni. Diciamo che il lavoro qui è molto intenso e sono indispensabili doti di pronto intervento, ogni minuto è prezioso per salvare la vita al paziente, ma anche per salvaguardare il suo futuro benessere. Il contatto con chi soffre rende ogni giornata diversa dall’altra, costantemente le nostre emozioni interagiscono con i pazienti e le loro problematiche. Talvolta alla sofferenza fisica si aggiungono difficoltà economiche che non consentono loro di avere un accesso immediato alla cure, pure indispensabili. Impossibile non aiutarli con consigli, suggerimenti e quant’altro.

Ti appassiona quello che fai?

Assolutamente si. Negli anni sono cresciuta professionalmente grazie al mio Responsabile dott. Massimo Lombardo e al coordinatore Marco Rosa, entrambi grandi professionisti dotati di enorme serietà, competenza e umanità. La mia crescita professionale è anche dovuta in gran parte al lavoro di equipe con tutti gli operatori professionali, infermieri, O.S.S, medici ortopedici e medici di varie specialità, ma anche grazie ai corsi di aggiornamento che mi consentono di restare al passo con la scienza e le novità riguardanti la professione infermieristica.

Sono stata individuata quale sostituto del Coordinatore della Sala Operatoria, infatti, in sua assenza, mi occupo di tutte le attività di tipo burocratico ed amministrativo correlate ad alcune attività quali richieste di farmaci presidi, turni di servizio ecc.

Durante l’emergenza Covid il lavoro è cambiato?

Il periodo COVID è stato per tutti un periodo molto delicato. Effettivamente vi è stato un cambiamento notevole perché il nostro reparto è diventato Covid, di conseguenza, per poter continuare a lavorare siamo stati trasferiti temporaneamente, per circa un mese, all’Ospedale Marino. Il trasferimento non solo del personale, ma anche di tutta la strumentazione per poter espletare le attività assistenziali. Si è trattato di una sorta di trasloco che, una volta terminata l’emergenza, abbiamo dovuto effettuare una seconda volta per rientrare al S.S. Trinità.

La prudenza e il rispetto delle regole in modo rigido mi hanno salvaguardata dal virus e anche i miei colleghi sono stati ugualmente prudenti. Per ironia della sorte qualcuno ha contratto il virus, fortunatamente non in forma grave, dopo l’emergenza acuta, quando soprattutto fuori dal lavoro si è abbassata un po’ la guardia. In reparto il protocollo è sempre stato rispettato rigidamente, ancora oggi.

È una professione che consiglieresti?

Certamente. Consiglio ai giovani di intraprendere questo percorso, ricco di soddisfazioni dal punto di vista professionale ed umano, anche se attualmente la situazione legata al Covid e, a volte, alla carenza di personale, potrebbe scoraggiare tale scelta. È una scelta di vita con al centro il paziente e tutti i suoi bisogni.

 

 

 

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