La sentinella della nostra salute: il medico di famiglia

di Giuliana Mallei

 

Maria Paola Collu, medico di famiglia, racconta le soddisfazioni, i problemi e le responsabilità che la sua professione le pone davanti ogni giorno.

Siamo distratti, andiamo di fretta, non ci soffermiamo mai abbastanza a riflettere, troppo presi da noi stessi e dal nostro mondo, ma ognuno di noi ha qualcuno su cui contare quando la salute vacilla: il medico di famiglia. Diamo per scontato che questa importantissima figura professionale sarà sempre presente, eppure in alcuni piccoli centri della Sardegna non hanno più il medico di famiglia, infatti, dopo il pensionamento, talvolta quest’ultimo non viene sostituito perché non ci sono medici di base. L’iter per poter rivestire questo incarico è farraginoso e irto di mille ostacoli, alle difficoltà burocratiche si aggiungono le moltissime ore di lavoro e la retribuzione non certo elevata.

Fortunatamente nel nostro territorio i medici di famiglia non mancano, per questa ragione, abbiamo intervistato la dottoressa Maria Paola Collu per una chiacchierata sulla sua esperienza personale in qualità di medico di base.

La dottoressa Collu, originaria di Villacidro, è speciosese dal 1997 per aver sposato un nostro compaesano, possiamo quindi affermare che sia speciosese anche lei a pieno titolo.

Grazie dottoressa per averci concesso l’intervista, potrebbe raccontare ai nostri lettori il suo percorso di studio?

Per me è un piacere, ma possiamo tranquillamente darci del “tu”.

Sono nata a Villacidro, e qui ho completato i miei studi fino alla maturità, conseguita presso il Liceo Classico “E.Piga”. Mi sono laureata all’Università di Cagliari nel 1992 e, sempre a Cagliari, ho conseguito la specializzazione in Otorinolaringoiatria.

Quali esperienze professionali hai avuto, prima di diventare Medico di famiglia?

Dopo aver conseguito la specializzazione, ho avuto molte esperienze lavorative come specialista ambulatoriale nei diversi poliambulatori delle province di Cagliari e Oristano. Con l’esperienza, ho considerato che, con lo stipendio percepito, pagavo solo la macchina, ho quindi deciso di cambiare genere di lavoro.

Dapprima ho provato la strada della Medicina Estetica, ma ben presto, mi sono resa conto che quel mondo non era fatto per me. Ecco che dal 1997 , in maniera continuativa, ho intrapreso l’attività di medico di Guardia, dove ero titolare nel Paese di San Gavino Monreale. Questo tipo di lavoro, seppur molto faticoso, mi ha consentito di dedicarmi alla famiglia, in quanto, anche se lavoravo 2 notti alla settimane e 1 sabato e 1 domenica ogni mese, mi lasciava molto tempo libero.

Attualmente faccio il Medico di medicina generale, nei paesi di Vallermosa, dove ho circa 1000 pazienti, e Decimoputzu dove ne conto circa 500.

Ritieni che 1500 pazienti siano tanti?

Il numero dovrebbe essere giusto, l’unico problema è dettato dal fatto che il mio bacino d’utenza è composto da persone che hanno un’età compresa tra i 70 e i 102 anni, quindi molto anziane che necessitano di tanta assistenza con la presenza a domicilio del medico stesso. Oggi poi i pazienti non tollerano far la fila, quindi mi contattano via mail, via whatsapp, pretendendo risposte immediate.

Con quale stato d’animo hai affrontato i primi tempi della pandemia da Covid-19?

I primi tempi della pandemia, noi Medici di famiglia in particolare, eravamo abbastanza spaesati, ci siamo trovati come si può trovare un contadino a lavorare a mani nude la terra arsa dalla siccità.

Non avevamo DPI, ognuno di noi ha messo in campo le scorte di mascherine e ha chiamato i vari amici e conoscenti, per avere un po’ d’aiuto.

L’Ats, solo dopo svariati mesi, ci ha dato qualche dispositivo di protezione, perché noi siamo stati sempre considerati liberi professionisti, quindi ci dovevamo organizzare da soli ogni attività e presidio ambulatoriale.

Io già dal 1’ marzo ho avuto dei pazienti positivi al Covid e, sinceramente, solo quando la situazione è stata presa in mano dall’ Ats, mi sono rilassata un po’, perché ero veramente spiazzata. Basti pensare che la Asl aveva organizzato un corso in presenza sul Covid, per fortuna rinviato!

Ci mandavano mail su mail, ma nessuno mai ci ha chiesto se avessimo bisogno di aiuto, di consigli o suggerimenti.

Ma noi, fortunatamente, abituati a lavorare da soli, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto quello che abbiamo sempre fatto: consolato i pazienti più fragili e difficili da un punto di vista sanitario.

A Vallermosa tutti i giorni la compagnia Barracellare passava a dare il “bando”: <<Siete pregati di rimanere a casa e di uscire solo per le emergenze, se avete problemi di salute contattate il vostro medico>>.

Ritieni che i pazienti sottovalutino il Covid?

Molti hanno sottovalutato la situazione, e ancora la sottovalutano, ma sono quelli che possiamo definire “novax “.

Purtroppo con la pandemia molte patologie sono aumentate, non è stato possibile fare interventi chirurgici, e/o esami diagnostici, la gente aveva paura e pur di evitare di recarsi in strutture sanitarie non si sottoponeva ad accertamenti, e questo molte volte è stato fatale.

Ancora oggi riscontro un notevole aumento di patologie oncologiche.

Nella tua vita, hai sempre desiderato fare il medico?

Da ragazza, mi sono sempre piaciute le materie scientifiche, addirittura, da bambina, avrei voluto fare l’astronauta, però Medicina era la facoltà che più mi somigliava come professione. In particolare, stare vicina alle persone in difficoltà era la cosa che maggiormente mi attraeva.

Sei un medico, ma anche una moglie e una mamma, è difficile conciliare tutti questi ruoli?

Certo, fare il Medico è un gran sacrificio. Esco la mattina alle 08:00 e rientro a casa alle 20:00, almeno 4 giorni alla settimana. Ho una famiglia che mi supporta tantissimo e fa il medico con me, e non smetterò mai di essere grata alla mia famiglia per il grandissimo sostegno e appoggio.

Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi della tua professione?

I lati positivi sono numerosi, prevalentemente è molto gratificante vedere i pazienti che, dopo un periodo di malessere, dopo la terapia adeguata, risolvono i problemi e tornano alla vita di sempre. Gli aspetti negativi sono purtroppo la costante. Purtroppo sono tanti i pazienti sofferenti che non riescono a terminare le terapie, soprattutto in questo periodo con gli ospedali chiusi, le visite specialistiche per la maggior parte sono a pagamento e talvolta ti trovi davanti a delle problematiche difficile come un tumore o una malattia terminale. Chiaramente mi pongo tantissimi problemi a comunicare queste brutte notizie. Purtroppo è difficile, ma fa parte dei doveri di un medico.

Riesci a trovare il tempo per rilassarti?

Quest’anno, dopo un anno che non prendevo ferie, ho pensato al licenziamento se non avessi trovato un sostituto. Fortunatamente l’ho trovato e sono potuta andare in ferie per 8 giorni. Sono tornata riposata e rinvigorita. Ritengo che sia necessario riposarsi di tanto in tanto, lo richiede la mente.

Nel ringraziare ancora una volta la dott.ssa Collu per la sua cortesia, ci auguriamo di aver aiutato i nostri lettori a riflettere sull’importanza della presenza nella nostra vita di questa figura professionale che , di questi tempi, non possiamo di certo dare per scontata. Auspichiamo che la Regione Sardegna si dia da fare affinché nessuna area della nostra isola rimanga senza il Medico di base.

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