La chiesa di “Sancti Georgij de Decimo”

di Franco Secci

 

Quale Decimo? Mannu o Putzu?

Poco prima del 1089, l’abate Riccardo, amministratore del monastero di San Vittore di Marsiglia, aveva ottenuto dal giudice Torchitorio, od Orzocco, di Cagliari due chiese non lontane dalla città: “ecclesiam s. Georgii de Decimo, et ecclesiam s. Genesii… ut perpetuum esset monasterium” (Pasquale Tola, Codice Diplomatico della Sardegna, tomo I, 1861, documento XVI pag. 160).

 

Non essendo specificato se si tratti di Decimomannu o di Decimoputzu (dove nell’abitato esiste tuttora una chiesa intitolata a San Giorgio), gli studiosi si sono divisi nell’attribuire l’ubicazione della chiesa di San Giorgio donata ai Vittorini.

Propendono per Decimoputzu:

Roberto Coroneo: San Giorgio di Decimo, giudicato di Cagliari, Curatoria di Gippi, Decimoputzu – Il titolo di “S. Georgii de Decimo” fu donato nel 1089 dal giudice cagliaritano Orzocco-Torchitorio I (Architettura romanica dalla metà del mille al primo ‘300, Ilisso, Nuoro, 1993, pag. 134).

Foiso Fois: San Giorgio di Decimoputzu – Di questa chiesa non si conosce nulla di certo; possiamo formulare solo l’ipotesi che si tratti della chiesa di S. Giorgio, variamente indicata in territorio di Uta o di Decimo, che l’abate Riccardo aveva ottenuto prima del 1089 dal giudice Torchitorio di Cagliari. Detta chiesa ha tuttavia molte probabilità di essere quella ricordata nei documenti, per la presenza nelle strutture di alcuni elementi strutturali tipici dell’architettura vittorina (Una nota su tre chiese vittorine nel cagliaritano, in Archivio Storico Sardo Vol. XXIX, CEDAM, Padova, 1964, pag. 282).

Cecilia Lilliu: Decimo Putzu – La villa, comunque, si è probabilmente formata attorno alla chiesa vittorina di San Giorgio che potrebbe essere identificata con quella chiesa di “S. Giorgio in agro di Decimo” donata con San Genesio (villa scomparsa situata forse in agro di Uta, ma, più probabilmente, in territorio di Assemini, poco più su di Machiareddu) dal Giudice Orzocco di Cagliari all’abate vittorino Riccardo, prima del 1089 (Ricerca per una storia locale: Decimomannu dalla preistoria al feudalesimo, in: Per una riscoperta della storia locale. La comunità di Decimomannu nella storia, Edizione Arci Bauhaus-Vulcano, 2008, pag. 33)

Leonardo Mele: Decimoputzu – Le tenebre dell’oblio finiscono agli inizi di questo millennio con una conferma della donazione relativa alla chiesa di San Giorgio di Decimo fatta dai giudici cagliaritani all’ordine di San Vittore di Marsiglia nel 1089. A questi monaci ed ai Basiliani va il merito di avere più volte restaurato e tramandato ai posteri la chiesa di San Giorgio, ubicata alle spalle della chiesa parrocchiale di San Pietro, oggi intitolata alla Madonna delle Grazie (Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Carlo Delfino Editore, Sassari, 2006, voce Decimoputzu).

Giovanni Serra: DECIMOPUTZU — detta in antico DECIMO PUPUSI — è anche essa tra le distinte ville più consistenti e «populate» che passano in feudo al nobile SIVILLERI. Ha una grande storia per la sua sopravvivenza in tempo medievale, una delle poche ville che si salvano tra tanti guai. L’antico abitato ruotava attorno alla famosa chiesa richiamata in storici documenti «Ecclesia Sancti Georgii» di origine bizantina che Monaci Basiliani certamente eressero e officiarono a cura religiosa degli abitanti della zona (Villasor in Parte Ippis, Grafica del Parteolla, Dolianova, 1995, pag. 79).

Nella pubblicazione del 1983 “La provincia di Cagliari”, a cura dell’Amministrazione Provinciale di Cagliari, volume II, I Comuni, alla voce Decimoputzu (pag. 78) è scritto: La chiesa di S. Giorgio potrebbe essere identificata con quella di S. Giorgio, che, con S. Genesio, l’abate Vittorino Riccardo ottenne prima del 1089 dal giudice Orzocco di Cagliari.

Sono a favore di Decimomannu:

Vittorio Angius: voce Decimomannu del “Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Casalis Goffredo, Torino”: Il giudice cagliaritano Arzone, già prima del 1089, siccome prova il Mattei, avea fondato il monistero di s. Giorgio, e di s. Genesio ai cassinesi, che certamente fu il primaziale dell’ordine nella tetrarchia cagliaritana.

Pietro Martini: Benedettini di S. Vittore di Marsiglia in Sardegna – Epoca della loro introduzione – Nella seconda metà del secolo XI Arzone, giudice di Cagliari, col consentimento di Vera sua consorte, e di Costantino suo figliuolo, li chiamava nel suo giudicato. Quindi sursero i seguenti monasteri da quello di Marsiglia dipendenti. 1 – Di S. Giorgio di Decimo e di S. Genesio, fondato dallo stesso Arzone, donatore di due chiese così denominate. Pare non possa nascer dubbio che esistesse presso alla villa di Decimo o nella curatoria così chiamata … (Storia ecclesiastica di Sardegna, vol. III, Cagliari, Stamperia Reale, 1841, pag. 423).

Francesco Colli: Non vi sono oggi in Decimo chiese o cappelle aperte al culto, tranne la parrocchiale e quella di S. Greca, della quale parleremo a parte. Ma documenti e cronache del passato ci informano sull’esistenza di altre chiese. Il parroco di Decimo Sac. Salvatore Martis nel Questionario inviato nel 1778 al Vicario Capitolare Mons. Corongiu elenca le chiese di S. Leonardo, S. Nicolò, S. Giorgio e S. Pietro, oltre quelle di Sant’Antonio abate (Parrocchiale) e di Santa Greca. Vengono ricordate poi le chiese di San Giacomo e dell’Assunta (Decimomannu, il paese e la sua storia, il culto di S. Greca, Editrice Sarda Fossataro, Cagliari, 1971, pag. 37).

Maria Rosaria Scalas: Essendo gli atti di donazione, l’uno la riconferma dell’altro, si può dedurre che, sia i Monaci Vittorini di San Giorgio di Decimo prima, che le Monache Benedettine del monastero di San Giorgio o di Santa Greca di Decimomannu in seguito, abbiano goduto degli stessi beni patrimoniali e degli stessi privilegi. Allo stato attuale delle ricerche sembra ancora lontana l’eventualità di poter definire i tempi esatti in cui il Monastero decimese di “Sanctì Georgij ” sia potuto passare dai Monaci Vittorini di Marsiglia alla Comunità benedettina femminile e, tanto meno all’odierno è possibile discernere le cause che portarono all’abbandono del culto verso il Santo Martire palestinese e all’affermarsi di quello per la sola Santa Martire di Decimo, alla quale rimase in assoluto la dedicazione. L’intitolazione alternativa ai due Santi e, parimenti anche la devozione popolare nei confronti di San Giorgio, potrebbe essersi mantenuta viva per un certo periodo, cadendo poi in disuso e dileguandosi al di là della memoria e dei ricordi, seppellita nell’oblìo di un antico archivio spagnolo (Una memoria decimese dimenticata: La Chiesa e il Monastero di “Sancti Georgij de Decimo”, Vulcano n. 62, giugno-luglio-agosto 2009, A. XIV) .

Controversa è la posizione di Francesco Virdis, che in “Santa Greca da Decimomannu, 2001”, a pagina 29 scrive: “… così pure non si può determinare con certezza se la ecclesiam s. Georgii de Decimo, oggi esistente con quel titolo nell’abitato di Decimoputzu, ne indicasse un’altra in Decimomannu”. Mentre a pagina 31 scrive: “Il documento più antico che riporta il toponimo di Decimomanu è publicato dal Tola nel Codex nel quale viene riconfermata ai monaci vittorini di Marsiglia la chiesa s. Georgii de Decimo, dimostrando così poca coerenza. Nella nota 51 della stessa pagina 31 afferma: “In effetti nel documento citato, subito dopo la parola Decimo non c’è altra parola che possa identificarlo con Decimomannu o Decimoputzu, dove ancora oggi si trova la chiesa dedicata a San Giorgio, mentre a Decimomannu non è rimasta né chiesa (ma c’è stata?) né toponimo che la possa ricordare

Ma allora, che senso ha, attribuire un significato al contenuto di un documento, come afferma “Il documento più antico che riporta il toponimo di Decimomannu è pubblicato dal Tola…”, quando è consapevole che quanto affermato non è corroborato da quel contenuto, come riconosce: “In effetti nel documento citato, subito dopo la parola Decimo non c’è altra parola che possa identificarlo con Decimomannu o Decimoputuzu…”.

E, siamo sicuri che alla donazione della chiesa di San Giorgio, a prescindere in quale dei due Decimo fosse, sia seguita, in adiacenza, la costruzione di un monastero da parte dei Vittorini, come si sostiene da alcuni?

Scrive Alberto Boscolo: Dei due priorati, quello di San Nicola di Guzule e quello di San Saturno di Cagliari, il secondo, fondato nel 1089, divenne ben presto, sia per la sua posizione, sia per le ricchezze in terre, saline e peschiere, il più importante. L’abbate Riccardo aveva già ottenuto, poco prima del 1089, dal giudice Torchitorio, od Orzocco, di Cagliari due chiese non lontane dalla città, San Giorgio e San Genesio in agro di Decimo e Uta, con l’intento di fondare accanto a quest’ultima un monastero (Alberto Boscolo, l’Abbazia di San Vittore, Pisa e la Sardegna, Padova, CEDAM, 1958).

Quindi, stando all’affermazione del Boscolo, si doveva edificare un solo monastero, ma adiacente alla chiesa di San Genesio. La realizzazione di un unico monastero la si deduce pure dal documento sopra citato, edito dal Tola, e forse era discrezionale la scelta della località, considerato che le due chiese non erano contigue, tant’è che la chiesa di San Genesio viene ritenuta situata in territorio di Uta, od in territorio di Assemini, come scrive Cecilia Lilliu. Oppure, con quasi certezza, poiché il documento presenta varie lacune, era meglio dettagliata l’ubicazione del monastero nella parte mancante del medesimo, come scrive infatti Pasquale Tola: “In questa lacuna e nella precedente era compreso il resto della narrazione riguardante la donazione e fondazione fatta da Arzone giudice e re di Cagliari” (op. cit.).

Successivamente lo stesso Boscolo afferma: Ma, giunto a Cagliari, il legato pontificio Lamberto, proveniente da Torres, dove aveva convocato gli ecclesiastici dell’isola per l’esame dell’opert6atouna del giudice Torchitorio di Gallura, l’abbazia di San Vittore fu favorita con concessione migliore. Essendo, infatti, morto Orzocco di Cagliari ed avendo ereditato il trono giudicale Costantino, suo figlio, Lamberto ottenne, proprio nella seconda metà del 1089, per i Vittorini la chiesa di San Saturno con altre otto chiese del giudicato. San Saturno, con ricchi possessi, e le altre chiese, dotate di ricche elargizioni, costituirono così il primo nucleo della penetrazione vittorina nel giudicato subito contrastata dagli arcivescovi di Cagliari e da alcuni vescovi delle diocesi suffraganee. Il proposito di fondare un monastero accanto alla chiesa di San Genesio fu abbandonato, e delle due chiese di San Giorgio e di San Genesio, pur confermate da Costantino all’abbazia di Marsiglia, la seconda fu poi rivendicata dagli arcivescovi e lasciata dai Vittorini (Boscolo, opera citata).

Perciò, secondo il Boscolo, non fu eretto un monastero vittorino presso la chiesa di San Genesio e quindi, tanto meno a San Giorgio.

Anche Damiano Filia lascia intendere che il monastero non fu costruito presso una delle due predette chiese, ma adiacente alla chiesa di San Saturno a Cagliari. Scrive: “Ed all’abate Riccardo di S. Vittore il giudice or ora ricordato (Torchitorio I), con la moglie Vera donava le due chiese di San Giorgio di Decimo e di S. Genesio. Il grande monastero non potè sorgere che nel 1089, presso l’antico santuario di San Saturnino, un tempo pacifica dimora di S. Fulgenzio di Ruspe e de’ monaci africani, poi deserto, che a tale scopo donò Costantino I, figlio e successore di Torchitorio-Arzone” (Damiano Filia, La Sardegna cristiana, vol. II, dal periodo giudicale al 1720, Carlo Delfino Editore, Sassari, 1995, ristampa dell’edizione del 1909-1929, pag. 14).

Nessun cenno al monastero si fa nella lettera del 22 agosto 1218 di papa Onorio III, diretta a Pietro “Prior, et conventui monasterii Sancti Saturni in kalaritana diocesi”, nella quale si elencano le chiese dipendenti dal priorato, tra le quali “ecclesiam Sancti Georgii de Decimo”, non monastero. Non vi compare la chiesa di San Genesio, perché retrocessa all’arcivescovo, come afferma il Boscolo (Dionigi Scano, Codice diplomatico delle relazioni fra la Santa Sede e la Sardegna, parte prima, Cagliari, Arti Grafiche B.C.T., 1940, pag. 43).

Il padre cappuccino Giorgio Aleo, nell’opera storica intitolata “Successos generales de la Isla y Reyno de Sardeña” (1677-84), rimasta inedita, il cui manoscritto è conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari, colloca a Decimomannu due monasteri, di cui restarono, scrive, poi solamente le chiese di San Nicola e San Pietro.

Di sicuro nel 1365 il monastero annesso alla chiesa di San Nicola era già scomparso, poiché troviamo la chiesa inserita tra le rendite della Mensa Arcivescovile di Cagliari (Alberto Boscolo, Rendite ecclesiastiche cagliaritane nel primo periodo della dominazione aragonese, in Archivio Storico Sardo Vol. XXVII, CEDAM, Padova, 1961).

Nel 1635 risulta scomparsa anche la chiesa di San Pietro, tanto da non essere compresa nell’elenco delle chiese intitolate a questo santo, esistenti nel cagliaritano, fatto da Dionisio Bonfant. Per limitarci alle vicinanze di Decimomannu, è presente la chiesa di San Pietro ad Assemini, Decimoputzu e Villasor (Dionisio Bonfant, Triumpho de los santos del Reyno de Cerdeña, en Caller en la Emprenta del Doctor Antonio Galcerin, MDCXXXV, pag. 590).

A proposito dei due monasteri citati dall’Aleo, Vittorio Angius scrive (opera citata): “In Decimo furono già due monisteri di camaldolesi, dove poi restarono sole le chiese di s. Nicolò, e di s. Pietro”. Perciò è da escludere che a Decimomannu vi sia stato un monastero maschile appartenuto ai Vittorini, in quanto questi fanno parte della famiglia benedettina.

Daltronde non è che in tutte le chiese acquisite, non di raro situate a distanza ravvicinata (San Michele di Pau susu e San Lussorio di Pau josso, oggi in territorio di Vallermosa; San Pietro di Ponte e Sant’Eliseo a Quartu), i Vittorini vi dovessero erigere un monastero. Tuttalpiù nella chiesa vi risiedeva un monaco, che oltre ad occuparsi delle funzioni religiose, era dedito all’amministrazione delle sue rendite, come avveniva nella chiesa di San Giacomo del villaggio scomparso di Gippi susu, oggi territorio di Villasor, in cui, nel 1338, vi era il monaco Gomita Pisus (Edouard Baratier, L’inventaire… meglio specificato successivamente).

Francesco Virdis invece opina che il monastero, all’atto della conferma della donazione, fosse già costruito ed afferma: “E’ importante sottolineare come quelle donazioni avessero già dato i primi frutti, infatti quanto stabilito nella prima: di fondare un monastero benedettino, era stato pienamente osservato dal momento che si riconcedeva praedictum monasterium S. Georgii… Questo atto attesta la presenza benedettina a Decimo o nel suo territorio” (pag. 31 dell’opera citata).

Essendo il documento di non facile interpretazione per le diverse lacune presenti, come detto, l’espressione è da collegarsi all’altra ut perpetuum esset monasterium, cioè che ci sia un monastero perpetuo, perciò è da intendersi che Costantino conferma la volontà di costruire il predetto monastero di San Giorgio e/o San Genesio. Il fatto di essere stata usata la locuzione praedictum monasterium, non dimostra affatto che il monastero fosse stato già realizzato, come si evince anche dalla donazione di Costantino, sempre nel 1089, della chiesa di San Saturno per fondarvi un monastero, aggiungendovi altre otto chiese: … dono, concedo Domino Deo, et sancto Victori martyri, et domino Richardo, et monachis eius in monasterio Massiliensi, tam presentibus quam futuris, ecclesiam sancti Saturnini cum suis appenditiis, in potestate et dominio, ut monasterium ibi secundum Deum construant et habitantes secundum regulum sancti Benedicti vivant, et morentur, bonos ad honorem Dei congregent, malos vero disperdant, et eradicent. Dono igitur, praedicto monasterio s. Saturnini ecclesiam sancti Antiochi… e segue l’elenco delle chiese donate (Pasquale Tola, Codice Diplomatico della Sardegna, tomo I, 1861, documento XVII pag. 161).

Come si può constatare, anche questo documento tratta di un monastero da costruire e segue la donazione delle otto chiese al predetto monastero, non ancora realizzato.

E poi, se il monastero fosse stato effettivamente costruito, prima dell’ascesa al trono giudicale di Costantino, e i Vittorini vi si fossero insediati, con la presa in possesso anche delle due chiese donate, la conferma della donazione non sarebbe stata necessaria.

Inoltre, nel documento di conferma è contenuto un altro elemento che ne esclude l’esistenza a quella data, ed è il fatto che Costantino stabilisce una penale di 100 libbre d’oro a carico di chi avesse tentato di ostacolare la fondazione del monastero (Tola, documento XVI citato). Sarebbe stata illogica l’adozione, da parte di Costantino, di provvedimenti per la repressione di comportamenti che non si sarebbero potuti verificare, cioè osteggiare la fondazione del monastero, se lo stesso fosse stato già realizzato.

Il 22 aprile 1090 Ugone, arcivescovo di Cagliari, conferma la donazione fatta ai Vittorini da Costantino, della chiesa di San Saturno e delle altre, ed aggiunge: Dono etiam, firmo, atque corroboro eo tenore, quo datae sunt a domina Vera, et sanctimoniale, matre iudicis Costantini, supradicto monasterio ecclesiam S. Georgii, et ecclesiam S. Genesii, cum omnibus jure ad se pertinentibus. (Pasquale Tola, Codice Diplomatico della Sardegna, tomo I, 1861, documento XIX pag. 163). Anche qui si parla solo di chiese e non di monastero, ed il fatto stesso che le due chiese vengono donate dall’arcivescovo alla chiesa/monastero di San Saturno, è un’altra prova che il monastero presso di esse non fu costruito, perché ovviamente non potevano dipendere contemporaneamente da due monasteri, anche se appartenenti allo stesso ordine religioso, confermando così la tesi del Boscolo sull’abbandono dell’intenzione di realizzare questo monastero, a seguito della donazione della chiesa di San Saturno. La dipendenza della chiesa di San Giorgio dal monastero di San Saturno è confermata, come abbiamo visto, dalla lettera di papa Onorio III del 1218.

Concentriamoci ora sulla chiesa di San Giorgio.

Riguardo alle affermazioni del Colli c’è da chiarire che nelle Respuestas di Decimomannu, terminate dal parroco Salvatore Montis (e non Martis) il 6 febbraio 1778, non c’è alcun riferimento alla chiesa di San Giorgio, né di San Pietro, ma sono citate le chiese di S. Antonio abate, patrono del paese, S. Greca, la Vergine Assunta, S. Giacomo apostolo, S. Nicola, S. Leonardo. Il parroco risponde pure che in quel tempo non c’erano né chiese, nè conventi di religiosi regolari, e di non essercene stati nel passato. Ormai era trascorso troppo tempo dalla scomparsa dei due monasteri e della chiesa di San Pietro, citati dall’Aleo, tanto che non era rimasta traccia neppure nella memoria, e così dicasi del monastero di Santa Greca, già scomparso chissà da quanto tempo (Archivio Arcivescovile di Cagliari, Respuestas di Decimomannu).

Della chiesa di San Giorgio a Decimomannu non si accenna neppure nelle rendite della Mensa Arcivescovile di Cagliari, del 1365 (Alberto Boscolo, Rendite ecclesiastiche citate), ma vi compaiono solamente dei terreni di San Giorgio, adiacenti a terre di proprietà della Mensa. Eccoli:

Item una terra, apellada Perda Vita, que afronta del un cap a terra de Gantini Corso, del altre cap ab terra de Sant Jordi e del un costat a terra donica e del altre costat ab terra de Gantini Congo; postura de doze estarells de forment.

Item una terra en Bangiargia, que afronta del un cap a via publica e del altre cap a salt de vila Spaziosa e del un costat a terra de Sant Leonart e del altre cap a terra de Sant Jordi; postura de deu estarells de forment.

Item una terra en Besura que afronta del un cap a la terra de Santa Maria e del altre cap a terra de Sant Jordi e del un costat a via publica, el altre costat a terra de Nicola Madel; postura de dos estarells de forment.

Item una terra en Buiales que afronta del un cap a terra de Santa Maria e del altre cap a terra de Sant Jordi e del un costat al flum e del altre costat a via publica; postura de quatre estarells de forment.

Era di pertinenza della Mensa Arcivescovile a Decimomannu quest’altro terreno: Item una terra en Buiales que afronta del un cap a terra de Sant Leonart e del altre cap a la terra que fon de Perdo de Querque e del un costat al flum e del altre costat a la terra de Santa Lucia; postura de sinch estarells de forment.

La presenza di terreni intestati ad un santo, non implica necessariamente l’esistenza di una omonima chiesa, e lo dimostra il fatto che nell’elenco c’è anche un terreno di Santa Lucia, e di una chiesa intitolata a questa santa a Decimomannu non c’è traccia. Anche a Sestu, per esempio, San Giorgio vescovo di Suelli aveva intestati terreni ed abitazioni (Arrigo Solmi, Le carte volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari, testi campidanesi dei secoli XI-XIII, Firenze 1905, pag. 21), ma non vi ha mai avuto una chiesa, perché della chiesa di San Giorgio di Sestu è stato sempre titolare il santo megalomartire.

Tra l’altro, i terreni di San Giorgio, a Decimomannu, nel periodo, sono posseduti dal monastero femminile di Santa Greca, come risulta dal documento conservato nell’Archivio di Stato di Cagliari, nel fondo Antico Archivio Regio, vol. K 1. Il documento è del 23 giugno 1363 e riguarda una disposizione del governatore di Cagliari e Gallura, per la restituzione di una penale non dovuta, pagata da Fuliato de Serra, per la pastura di un salto, detto di San Giorgio, appartenente appunto al monastero di Santa Greca.

Ai fini del nostro discorso è molto importante l’inventario dei beni posseduti dai Vittorini del priorato di San Saturno, redatto nel 1338, edito da Edouard Baratier (L’inventaire des biens du prieuré Saint-Saturnin de Cagliari dépendant de l’abbaye Saint-Victor de Marseille, in: Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, vol. II, Sansoni, Firenze, 1959). Il Baratier ritiene che il possesso di tutti i beni contenuti nell’inventario sia molto antico, perché, in effetti, gli inventari sono spesso copiati da registri anteriori e soprattutto per quanto riguarda i possedimenti sardi.

Ebbene, in questo inventario non compaiono beni posseduti a Decimomannu, né chiese, né terre e neppure servi. Mentre risulta: “Et in villa Decimy Pupuxy, ejusdem curatorie regny et diocesis, quedam terrarum petia cum domibus et aratoria que tenent heredes Johannis de Gorinario et inde solvunt annuatim soldos 25 scripte monete”.

Non vi risulta posseduta la chiesa di San Giorgio, ma neppure la chiesa di Santa Maria di Gippi, di Santa Maria di Sebollo ed altre concesse ai Vittorini (nella lettera del papa sono elencate 24 chiese, nell’inventario solo 14), perché probabilmente anche queste, come l’altra di San Genesio, erano state già abbandonate a seguito delle opposizioni fatte dai vescovi, che si erano visti ridurre drasticamente le rendite a seguito della sottrazione di queste chiese, come afferma il Boscolo.

Della chiesa di San Giorgio a Decimomannu non c’è traccia neppure nella toponomastica (Carlo Manca, La toponomastica del territorio di Decimomannu, in: Per una riscoperta della storia locale. citata, pag. 36), spesso precisa e preziosa testimonianza dell’esistenza nel territorio di edifici religiosi, poi scomparsi.

A conclusione del discorso, per il fatto stesso che nella donazione della chiesa fatta dai giudici cagliaritani, e relativa conferma, come pure nella lettera di papa Onorio III, non venga specificato in quale Decimo si trovava la chiesa di San Giorgio, ne deduciamo che non fu ritenuto necessario specificarlo in quanto non c’era possibilità di equivoci, perché una chiesa con tale intitolazione non esisteva in entrambi i villaggi di Decimo (Mannu e Putzu), ma in uno soltanto, cioè Decimoputzu.

Ed ecco, che a questo punto ha senso quanto afferma Maria Rosaria Scalas per Decimomannu (op. cit.): “A tutt’oggi nel nostro paese non c’è nessuno che rammenti il culto del San Giorgio cavaliere”.

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