Assemini. Vivere la città: l’inquinamento visivo

 

 

Se gli effetti indotti dagli inquinanti diciamo tradizionali, sulle nostre condizioni di salute si traducono in conseguenze immediatamente evidenti e talvolta dolorose, lo stesso non può dirsi di ciò che procura in ognuno di noi l’inquinamento visivo, il disordine dei nostri quartieri e le disarmonie a cui, nel quotidiano, siamo soliti imbatterci.

Non che non si siano studiati gli effetti e verificato il loro impatto su mondo animale e vegetale: si pensi all’inquinamento luminoso, per esempio, la forma di inquinamento visivo più conosciuta e che ha portato alla campagna mondiale di sensibilizzazione “Mission dark sky”.

E’ stato dimostrato che non solo in natura si sono registrate alterazioni importanti dei cicli biologici negli animali a causa dell’assenza del buio, ma anche che nell’uomo, le interferenze sul ciclo del sonno, portano a scompensi delle capacità psichiche, deficit di attenzione, stati depressivi e una serie di patologie connesse.

Detto questo, c’è da dire comunque che gli effetti indotti dall’inquinamento visivo sulla nostra salute ogni volta che ci imbattiamo in una discarica di rifiuti incontrollata per esempio o in un fabbricato abbandonato all’incuria, rimangono ancora un territorio quasi del tutto inesplorato.

Di sicuro, se per stare bene siamo soliti immergerci nella natura per ricercare senso di equilibrio e benessere interiore, possiamo dedurre che passare tutta una vita nel degrado di un grigio quartiere periferico probabilmente qualche conseguenza non positiva la produce.

E’ chiaro che non tutti, grazie al cielo, hanno la sfortuna di abitare in luoghi in cui il paesaggio urbano risulta pesantemente degradato in maniera tale da procurare anche evidenti stati di malessere: Le situazioni che si incontrano possono essere estremamente variabili.

Come spesso capita, le condizioni più critiche si registrano soprattutto al sud e nelle aree più povere del paese, là dove evidentemente il disagio sociale è maggiore.

Quel che è certo è che il fenomeno comunque è estremamente diffuso ed è così connaturato all’assetto delle città moderne che ci sembra rappresenti la normalità.

Noi spesso l’inquinamento visivo non lo percepiamo, lo subiamo in modo inconsapevole perché o ci siamo nati in mezzo o ci abbiamo fatto l’abitudine.

Ma che cosa può produrre queste forme di alterazione visiva che incidono così negativamente sull’ambiente urbano e sul nostro stato d’animo?

Si va dalla cartellonistica stradale (troppo impattante oppure in stato di abbandono), all’arredo urbano danneggiato, ai fabbricati privati non ultimati o abusivi, alla viabilità mai completata sino alle indecorose discariche di rifiuti.

E’ sufficiente guardarsi un po’ intorno con più attenzione per accorgersi di quanti siano questi elementi “estranei” al contesto urbano in cui viviamo.

Un esempio che mi capita di fare spesso riguarda la centralissima via Cagliari ad Assemini, strada storica, originariamente chiamata da tutti “lo stradone”, che collegava il capoluogo a Sassari.

Su questa strada esiste da sempre una porzione riletta di guard-rail in acciaio zincato, la classica barriera stradale che troviamo lungo le strade extraurbane, bruttino da vedersi anche se non del tutto inutile.

Non possiamo certo dire che il design e l’aspetto di questo genere di manufatti possa farli rientrare nella categoria dell’arredo urbano, eppure da sempre quella parte di strada, ricca di attività commerciali ed uffici, a ridosso di un giardino pubblico, conserva un pezzo di guard-rail che potrebbe essere sicuramente sostituito con qualcosa di più gradevole alla vista.

Non può neanche dirsi sia indispensabile, perchè la normativa lo renderebbe obbligatorio sono nel caso in cui la velocità consentita in città fosse maggiore o uguale ai 70 km/h, ma non è questo il caso.

Eppure sta li, gli asseminesi ci hanno fatto l’abitudine, probabilmente neanche lo notano: il classico elemento estraneo che inquina visivamente uno scorcio di città che meriterebbe un’attenzione maggiore.

Bisogna dire che non solo la parte pubblica ma pure i privati giocano una parte importante in questo fenomeno.

Quanti sono i fabbricati che non vengono ultimati o quante le recinzioni, che poi sono la parte a diretto contatto con lo spazio pubblico, che rimangono in un definitivo stato di abbandono?

Sicuramente tante e brutte da vedersi.

Questo è un momento storico di ristrettezze economiche per gli Enti Pubblici e le risorse per grandi interventi di riqualificazione possono essere difficilmente reperite eppure qualcosa si potrebbe fare comunque senza perdere tempo ad aspettare condizioni migliori: in primo luogo i Comuni potrebbero cominciare a dare il buon esempio e con un supplemento di attenzione risolvere situazioni più o meno impattanti liberando strade e spazi pubblici da oggetti ormai inutili. Normalmente in pochi giorni di lavoro e con mano d’opera limitata si fa tanto.

Per quanto riguarda i privati poi, ogni Amministrazione Comunale potrebbe sempre dotarsi di un regolamento comunale sul decoro urbano, costo zero (o quasi) utilità tanta.

Per i comuni che invece il Regolamento già ce l’hanno l’auspicio è che si impegnino concretamente a farlo rispettare.

Tutti abbiamo diritto a città che in primis funzionino, certamente, ma abbiamo anche il sacrosanto diritto anche a città che siano piacevoli, decorose e che ci facciano stare bene.

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