Omicidio Willy Monteiro, i fratelli Bianchi condannati all’ergastolo ma niente risarcimento, sono nullatenenti.

Foto ANSA/Rai

 

di Carlo Manca

 

In una notte del settembre 2020 quattro ragazzi aggredirono un giovane. Un suo amico se ne accorse e si buttò nella mischia per difenderlo nonostante l’inferiorità numerica. Quel ragazzo si chiamava Willy Monteiro e pagò con la vita il suo atto di coraggio. I quattro, tra cui spiccavano per ferocia i due fratelli Marco e Gabriele Bianchi, si accanirono su Willy e lo pestarono a morte.

A quasi due anni dai fatti la Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone ha condannato i due fratelli all’ergastolo. I lunghi applausi dei presenti e le urla di rabbia dei Bianchi sembrano il giusto epilogo di una storia triste. Ma probabilmente ne sentiremo ancora parlare. I due giovani infatti non hanno ben accolto la sentenza e tramite il loro legale hanno già dichiarato che cercheranno giustizia in tutte le sedi. A questo si aggiunge il capitolo risarcimento. I Bianchi infatti sono stati condannati anche a risarcire la famiglia di Willy Monteiro per un totale di 550.000 €. Le foto che postavano nei social, macchine e moto sportive, vacanze di lusso e così via potrebbero far pensare a due giovani rampolli ma a quanto pare i due sarebbero nullatenenti. Per cui niente risarcimento. Mario Piancarelli e Francesco Belleggia, gli altri due complici che hanno partecipato all’omicidio, sono stati condannati rispettivamente a 21 e 23 anni di carcere. Il legale della difesa ha parlato di processo mediatico ma episodi di tale violenza devono essere puniti come previsto dalla legge.

Da più parti si è fatto riferimento alle MMA, acronimo di mixed martial arts, sport praticato dai due fratelli e che sarebbe in qualche modo legato all’episodio.

Tuttavia sin dai tempi antichi le arti marziali sono parte di un sistema di educazione volto da una parte alla preparazione al combattimento vero e proprio ma dall’altra avente per scopo finale la trasformazione radicale dell’allievo. Per questa ragione, in tutte le diverse culture in cui si sono poi sviluppate, le arti marziali sono state considerate uno strumento di crescita morale e spirituale.

La pratica delle arti marziali ha infatti come scopo migliorare corpo e spirito con l’obbiettivo di servire al meglio la comunità e difendere dagli aggressori le fasce più deboli.

Da questo punto di vista non fa differenza se uno pratica jiu jitsu, karate, jeet kune do o muay thai. Lo scopo finale è sempre lo stesso.

Gli sport da combattimento come lotta, boxe o kickboxing, nonostante abbiano come obiettivo preparare atleti per vincere le gare, condividono con le arti marziali una lunga serie di valori come disciplina, sacrificio, coraggio e, soprattutto nella visione dei maestri di una volta, percorrono in gran parte lo stesso sentiero morale.

Le MMA, gli sport da contatto e le arti marziali non hanno nulla a che fare con quanto è successo.

Quello che hanno fatto i quattro si chiama omicidio e l’unico artista marziale là in mezzo era lui, Willy.

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