Porte aperte non solo ai donatori, l’attività dell’Avis di Assemini

di Giuseppe Giuliani 

 

«Con dieci minuti del nostro tempo libero possiamo salvare una vita umana».

Si presenta così Salvatore Diana, presidente dell’Associazione Volontari italiani del Sangue di Assemini.

Settecento soci, una media di millecinquanta donazioni l’anno, sono i numeri dell’Avis asseminese che organizza quattro appuntamenti al mese con la giornata dei donatori nella sede di via 2 agosto 1980.

Una sede sorta nei primi anni 90 e che rappresenta il motivo di vanto del gruppo asseminese e del suo direttivo guidato da Diana e del quale fanno parte il vice Efisio Ruggeri e il segretario Sandrino Collu.

In una domenica dedicata alle donazioni, la sede è trafficata: per qualcuno che esce senza aver potuto compiere il proprio dovere, ferro basso, pressione alta, valore dell’emoglobina insufficiente, sono tanti quelli che hanno contribuito a colmare un po’ di quella carenza di sangue che la Sardegna si porta appresso.

Secondo Diana, occorre diffondere il verbo: un po’ di ricambio generazionale c’è, ma il numero dei donatori deve crescere e serve più pubblicità.

L’ Avis asseminese si muove anche nelle scuole, vedi incontro con gli studenti dell’Istituto Giua, e si compiace per due borse di studio arrivate a Giulia Carta e Nicolas Demuru, giovani iscritti alla sede locale.

Le borse di studio, sessantasei, sono messe in palio dall’Avis provinciale e vengono assegnate agli studenti più meritevoli, ma che siano allo stesso tempo donatori.

L’Avis di Assemini esiste aldilà della raccolta sangue: la struttura apre tutti i giorni e nel giardino curato, che la scorsa estate ha ospitato anche un corso di yoga, ci sono giochi per bambini e la casetta solidale con abiti, giocattoli, passeggini che qualcuno regala e qualcun altro riceve.

Un tempo, le società che fornivano i pasti nelle scuole cittadine mettevano a disposizione anche il cibo non utilizzato, ma quella consuetudine si è persa.

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