Raimondo Pinna: “Il plasma iperimmune, un’arma in più per combattere il COVID-19”

La via verso la guarigione dal Covid, non può essere affidata solo al vaccino, ma passa anche  attraverso la seria ricerca scientifica, atta alla ricerca di una cura concreta della malattia. Abbiamo intervistato il dott. Raimondo Pinna, Direttore Sanitario ARNAS Brotzu, a proposito della sperimentazione con il plasma iperimmune

 

di Giuliana Mallei

 

 

Nella foto il dottor Raimondo Pinna

 

La buona notizia è che dal Covid si può guarire, ma affinché ciò avvenga è necessario che la Scienza si dia da fare, non solo nella direzione del vaccino.

Grazie all’intuizione di un team di studiosi dello Spallanzani, ha avuto inizio lo studio denominato TSUNAMI (acronimo di TranSfusion of conNvaleScent plAsma for the treatment of severe pneuMonla due to Sars.CoV2), si tratta di una sperimentazione scientifica basata su uno studio comparativo randomizzato con lo scopo di valutare l’efficacia del plasma ottenuto da pazienti convalescenti da Covid-19. Lo studio è stato autorizzato dal Comitato Etico dell’INMI “L. Spallanzani”, attivato su indicazione del Ministero della Salute, ma anche promosso dell’Istituto Superiore di Sanità e dall’AIFA. Attualmente sono coinvolti, in tutto il territorio nazionale, ben 135 centri di raccolta. Per la Sardegna, il Centro unico di raccolta si trova presso il Centro Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari, che attualmente, pur avendo iniziato la raccolta del sangue, è in attesa di essere inserito ufficialmente nel protocollo TSUNAMI.

Per saperne di più abbiamo incontrato il Direttore Sanitario ARNAS del Brotzu, dott. Raimondo Pinna.

Buongiorno dott. Pinna, innanzitutto: grazie per aver trovato il tempo da dedicare ai lettori di Vulcano. Ma iniziamo subito con qualche domanda, come nasce l’idea di aderire alla raccolta al progetto TSUNAMI e cos’è il plasma iperimmune?

Il percorso di raccolta del plasma è scaturito da un ragionamento sulla necessità, presente anche in Sardegna, di attrezzarsi per combattere meglio il virus; con l’autorizzazione della Regione Sardegna e dell’Assessorato alla Sanità Regionale, si è ragionato sull’opportunità di aderire al progetto anche nella nostra isola.

Infatti, nella prima ondata di contagio, la nostra terra è stata praticamente risparmiata, ma con la seconda ondata abbiamo raggiunto cifre di contagio davvero considerevoli, è quindi ora possibile procedere alla raccolta del plasma anche in Sardegna.

Il plasma è una parte del sangue che contiene gli anticorpi specifici neutralizzanti per questo virus. Noi, con la raccolta del plasma, stiamo seguendo le linee guida del protocollo nazionale, allineandoci alle regole per la raccolta e lo stoccaggio.

Quindi, ci sembra di capire che attualmente ci troviamo in una prima fase, che è quella di raccolta del sangue.

Esattamente, infatti, in un secondo tempo, il plasma estratto dal sangue donato sarà a disposizione degli ospedali COVID, ovvero a disposizione di quei pazienti che necessitano di una terapia urgente al fine di combattere i sintomi della malattia, con anticorpi pronti. E’ un tipo di protezione passiva; mentre con il vaccino si vanno a stimolare i nostri stessi anticorpi, con il plasma iperimmune, gli anticorpi sono già pronti e trasfusi con una trasfusione di plasma.

Chi può donare il sangue?

Come per tutte le altre donazioni, è necessario avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, ma in questo caso ci sono ulteriori limitazioni. Innanzitutto possono donare il plasma, che è come donare  il sangue, solo coloro che hanno avuto il COVID con i sintomi e che sono guariti del tutto. Infatti, dopo 28/30 giorni dalla guarigione devono avere il risultato di un tampone negativo; inoltre possono donarlo uomini e donne che, durante l’arco della vita, non abbiano mai ricevuto una trasfusione e le donne non devono aver avuto figli. Ricordo inoltre che la donazione, in quanto tale, è solo su base volontaria.

In cosa consisterà la fase successiva alla raccolta?

Il plasma verrà titolato, ossia si andrà a dosare e misurare quanti anticorpi neutralizzanti specifici per il Covid-19 (SARS COV 2) sono presenti in ogni sacca. Infatti, per essere efficace, il plasma deve contenere un determinato numero di anticorpi. Qualora gli anticorpi dovessero essere insufficienti, il plasma verrà comunque utilizzato a livello industriale per la realizzazione di emoderivati, nulla andrà perduto.

Quali azioni si devono compiere per donare il proprio sangue?

Attraverso un numero dedicato ci si potrà prenotare per un appuntamento presso il Centro Trasfusionale del Brotzu.

Ribadisco che, attualmente, ci troviamo ancora nella fase sperimentale, ma essendo una cura compassionevole, ogni situazione verrà valutata dal clinico. Diciamo che si tratta di un’opportunità di terapia in più per combattere il virus, considerato che le armi a nostra disposizione sono ancora molto poche.

In Sardegna alcune persone sono state già curate con questo tipo di terapia?

Si. Tre pazienti sardi sono stati curati col plasma iperimmune, acquistato da un centro di Pisa. E’ giunto il momento che anche  i sardi facciano qualcosa per i sardi stessi.

 

Riteniamo che la Scienza non possa fermarsi davanti a questa ennesima sfida, la sperimentazione con il plasma iperimmune, qualora dovesse dimostrarsi scientificamente valida, sarebbe un’opportunità di cura concreta per ciascuno di noi, al di là del vaccino che tante polemiche solleva quotidianamente.

Chi volesse prendere l’appuntamento per donare il proprio sangue potrà chiamare, dal lunedì al sabato, dalle 07:30 alle 12:00, al seguente numero: 3880797812

 

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