SRT – Radio Telescopio Sardo

 

SRT, diametro 64 metri

 

A cura di Marco Massa, presidente dell’Associazione Astrofili Sardi

 

Nel tempo è sempre più cresciuto il desiderio da parte dell’umanità di ricercare nel cosmo eventuali forme di vita. Da quando l’uomo ha avuto consapevolezza dell’immensità degli spazi siderali, ben più grandi di quelli occupati dalla Terra, i confini dell’osservazione astronomica si sono allargati a dismisura arrivando a comprendere quelli dell’intero universo. E’ naturale quindi il desiderio di ricercare altre forme di vita aliene con le quali confrontarsi, e poter così fugare il turbamento che deriva dall’idea di essere soli nell’universo.

Da oltre cinquant’anni, la ricerca di civiltà extraterrestri non ha ancora fornito una prova scientifica della loro esistenza. Per questo motivo, non sappiamo neanche se la vita, a qualsiasi livello, esista effettivamente al di là del nostro pianeta, la ricerca di civiltà aliene, anche se esse sono là fuori da qualche parte nella nostra  galassia o magari in altre galassie, è un progetto a lungo termine che richiederà ancora anni se non addirittura secoli. Tuttavia, le nuove strategie di ricerca, accompagnate dal progresso tecnologico e dalla costruzione di nuovi e più sofisticati strumenti di indagine, come i moderni radiotelescopi, indicano che ci sono buone ragioni per ritenere che il successo di un “primo contatto” possa avverarsi entro qualche decennio. 

COSA E’ UN RADIOTELESCOPIO

I radio-telescopi sono strumenti osservativi che si occupano di captare le onde radio provenienti da diversi oggetti cosmici come stelle, nubi e galassie. Si tratta in genere di telescopi caratterizzati dalla presenza di una parabola, dal principio di funzionamento analogo a quelle televisive satellitari.

Le onde radio sono un particolare tipo di luce, caratterizzato da una lunghezza d’onda più grande rispetto a quella della luce visibile, pertanto non visibile, ma osservabile con i radio telescopi.

NASCITA DEL SARDINIA RADIO TELESCOPE

Concepito tra gli anni Novanta e gli anni Duemila come un nuovo strumento di ricerca condiviso tra Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il Sardinia Radio Telescope (SRT) è stato finanziato parzialmente anche dalla Regione Sardegna ed è gestito dall’Osservatorio Astronomico di Cagliari (INAF-OAC). La costruzione di SRT, affidata all’azienda tedesca MTM, è iniziata nel 2003 ed è terminata nel 2010.

INIZIO DELLE ATTIVITÀ
SRT è stato inaugurato nel 2013, contemporaneamente al trasferimento dell’INAF-OAC da Poggio dei Pini, nel comune di Capoterra, al Campus della Scienza e della Tecnica di Selargius. Il sito di SRT si trova nel  selvaggio territorio del Gerrei, in località Pranu Sanguni, nel comune di San Basilio, in una conca naturale scelta per il suo “silenzio radio”.  Dopo una prima fase di prove tecniche e scientifiche,  si sono potute effettuare le prime osservazioni nel 2016.

SRT – foto Poppi

INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
SRT può osservare in un ampio intervallo di frequenze radio (0,3 -100 GigaHertz), grazie alla presenza di diversi ricevitori che possono essere scambiati velocemente in modo automatico. Il paraboloide di 64 metri di diametro, è composto di oltre mille pannelli di alluminio in grado di muoversi automaticamente per  adattare l’antenna alle diverse posizioni focali dei ricevitori e correggere  le deformazioni dovute sia al variare della temperatura che al peso della struttura stessa. Queste innovazioni sono i veri punti forti di SRT e lo distinguono in ambito internazionale per la precisione raggiunta nella configurazione geometrica del paraboloide.

ASTROFISICA E GEODESIA
SRT è in grado di osservare oggetti celesti come pulsar, stelle di neutroni, nebulose planetarie, galassie e loro ammassi, campi magnetici, regioni di formazione stellare, buchi neri, maser e altro ancora. L’osservazione può essere singola o in rete con altre antenne. L’interferometria a larghissima base (VLBI, Very Long Baseline Interferometry) è una tecnica di osservazione condivisa tra antenne che simulano un unico radiotelescopio e può essere usata anche per misurare i movimenti della terra (geodesia).

ASI E NASA CON SARDINIA DEEP SPACE ANTENNA
Sotto il controllo dell’Agenzia Spaziale Italiana (che ha il 20% del tempo osservativo) l’antenna di San Basilio servirà per attività legate allo spazio in modalità SDSA (Sardinia Deep Space Antenna), con cui parteciperà al Deep Space Network della NASA. In questa configurazione SDSA sarà in grado di inviare e ricevere dati dalle sonde interplanetarie, tracciare satelliti, studiare la meteorologia spaziale, monitorare i detriti spaziali, garantire le comunicazioni durante le missioni umane sulla Luna e su Marte.

PROGETTO SETI

L’osservazione del cielo non è sempre rivolta ad oggetti naturali. SRT sarà presto coinvolto nel progetto SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence), ovvero l’ascolto di eventuali segnali di tipo non naturale provenienti da altre eventuali civiltà, verosimilmente provenienti da qualcuno dei quattromila esopianeti scoperti dal 1995 ad oggi, in particolare pianeti che ruotano attorno a stelle diverse dal Sole grazie alla vista acuta di sofisticatissimi strumenti come il telescopio spaziale Kepler.

POTENZIALI “CULLE DI VITA”?

 Si chiama “Breakthrough Listen”, il nuovo progetto del programma Seti alla ricerca di comunicazioni aliene. Il grande orecchio sarà rivolto a captare le emissioni radio che arrivano da 100 galassie e da un milione di stelle relativamente “vicine”. A far parte di questa sofisticata rete d’ascolto è stato chiamato il radio telescopio sardo di San Basilio, degno erede del grande radiotelescopio di Arecibo, nell’isola di Porto Rico, in servizio dal 1963, recentemente collassato al suolo in seguito a recenti uragani che hanno colpito l’isola !

Rimane tuttavia un lascito, una eredità di cui nessuno ha parlato. Il collasso del 2 dicembre 2020 non è la parola fine di un capitolo della ricerca. Per mezzo secolo il radiotelescopio di Arecibo ha lavorato raccogliendo segnali di pulsar, nubi interstellari, galassie attive, echi radar riflessi da asteroidi. Sono 12 petabyte di dati, 12 milioni di miliardi di informazioni. Molte scoperte astrofisiche potranno ancora essere estratte da questa eredità favolosa. Non solo; nell’immenso archivio di quei segnali potrebbe nascondersi un messaggio intelligente emesso da qualche civiltà aliena. I radioastronomi professionisti non hanno il tempo e i finanziamenti per analizzare i dati sotto questo improbabile aspetto. Ma anni fa l’Istituto SETI  chiese e ottenne che quei dati e molti altri raccolti con altri radiotelescopi venissero distribuiti a volontari forniti di personal computer per vedere se, per caso, qualche flebile voce aliena emerge dal frastuono cosmico. 

 

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