Un nuovo sviluppo è possibile

Siamo una società dove il prodotto è diventato una mera merce da esporre sugli scaffali dei supermercati. Non ci importa più di sapere la provenienza di ciò che acquistiamo, né la qualità dei prodotti che mettiamo nel nostro carrello. Siamo schiavi della comodità, delle luci colorate e delle insegne grandi e appariscenti.

Certo, ci sono quelli che sostengono che la globalizzazione ci ha portato dei benefici, che tutti possono avere accesso alle stesse cose e che i prodotti standardizzati hanno un prezzo più accessibile per tutti. Ma a quale costo? Al costo della perdita della nostra identità culturale e della qualità dei prodotti che consumiamo.

Siamo diventati delle pecore che seguono il gregge, senza mai uscire fuori dagli schemi e scoprire le differenze che ci circondano.

Ma c’è ancora speranza. Alcune persone stanno cercando di invertire questa tendenza, di promuovere una nuova forma di sviluppo che valorizzi la qualità e l’identità culturale.

Tornare alle origini, valorizzare i prodotti locali e promuoverli a livello globale è un primo passo importante. Ma non basta.

Dobbiamo prendendere che ogni prodotto abbia un’etichetta chiara e precisa, che indichi la sua provenienza e le sue caratteristiche. Non possiamo più permetterci di consumare cibo di scarsa qualità, senza sapere da dove viene e come è stato prodotto. È sempre più importante privilegiare prodotti sostenibili, che rispettano l’ambiente e le persone che li producono.

Ma questa rivoluzione culturale deve andare oltre. È necessario anche promuovere l’innovazione, utilizzando le nuove tecnologie per migliorare la qualità dei prodotti e aumentare la loro produttività. Solo in questo modo si può mantenere l’identità culturale senza rinunciare all’innovazione verso il mondo.

E poi c’è l’economia circolare. Una vera e propria rivoluzione che mette al centro la sostenibilità ambientale, la riduzione degli sprechi e il riutilizzo delle risorse disponibili.

Ma per farlo è necessario un cambio di mentalità, un’apertura verso nuovi modi di produrre e consumare.

Siamo disposti a farlo? O continueremo a consumare cibo di scarsa qualità, prodotto chissà dove, senza mai preoccuparci delle conseguenze? L’agricoltura industriale ha un impatto incredibile a livello di ambiente. Fertilizzanti e trattamenti chimici inquinano massicciamente e in profondità l’ecosistema, al pari se non peggio delle fabbriche.

Siamo in una società che ha perso il gusto per le cose, ma abbiamo ancora l’opportunità di invertire questa tendenza e costruire un futuro migliore per tutti. La scelta è nostra.

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