Villaspeciosa. Un sorriso contagioso, il primo grande aiuto per il paziente triste

La storia di Carla Sedda, infermiera al

Policlinico Universitario di Monserrato “Duilio Casula”

 

di Giuliana Mallei

 

Esistono  persone che , con silenzio e discrezione, lavorano alacremente per il benessere di tutti; il loro operato si concretizza quotidianamente, instancabilmente, al servizio del prossimo, e “il prossimo” siamo noi. Carla Sedda è una di queste persone. Infermiera da oltre tre decenni, vanta una lunga esperienza professionale in ospedale. E’ anche una speciosese pura, l’abbiamo incontrata per sentire direttamente da lei cosa significa essere infermieri di questi tempi, così difficili.

Ciao Carla, ti ringrazio per la disponibilità a raccontarti per i lettori di Vulcano. Andiamo per gradi. Da bambina avresti detto che saresti diventata infermiera?

Assolutamente no, avevo il terrore del sangue, pensa che volevo fare l’alpinista! Mi piaceva stare all’aria aperta, amavo la montagna ed ero affascinata dal suo silenzio e dalla sua altezza, la neve poi mi faceva impazzire. Crescendo, ho sviluppato pensieri più concreti e, a 19 anni, ho deciso di partecipare alla selezione per poi frequentare il corso per Infermiere. Ho superato la selezione e, quindi, ho frequentato il corso triennale, che allora era regionale.

Quindi un percorso molto diverso da quello che si fa oggi per diventare infermieri?

Si. Oggi si accede alla professione infermieristica con un corso universitario e relativi esami. Ai miei tempi esisteva  un corso regionale triennale; la mattina si frequentavano i vari reparti assegnati (prima o poi si faceva esperienza in tutti), al pomeriggio si seguivano le lezioni teoriche. Questo tutti i giorni, sabato compreso. La pratica aveva un’importanza fondamentale. Oggi invece si da più spazio alla teoria.

Terminato il corso, com’è stato il tuo approccio con la professione?

Ho lavorato per un anno in Rianimazione all’ospedale Brotzu, poi ho vinto un concorso e sono stata assunta al pronto Soccorso del San Giovanni di Dio, qui sono rimasta ben 25 anni. Per motivi di salute ho potuto ottenere il trasferimento (per giusta causa) al Policlinico Universitario di Monserrato, nel Dipartimento di Chirurgia Generale, per la precisione in Senologia, sono qui da alcuni anni.

Di cosa si occupa questo reparto?

Come dice il nome, si occupa di Chirurgia, nei suoi vari settori: dalla tiroide alla chirurgia addominale, al tumore alla mammella. Il Direttore è il Professor Pietro Giorgio Calò, che è docente universitario.

Sicuramente non sarà solo in un Dipartimento così importante.

Ovviamente no, il Dipartimento si compone di un team molto affiatato composto da cinque medici: Il Prof. Calò, il Dott. Massimo Dessena, la Dottoressa Stefania Farris, il Dott. Alessandro Manca e il Dott. Alberto Tatti.

Che clima si respira nel Dipartimento?

E’ un clima di grande armonia, stima e rispetto reciproci. Il dialogo non manca mai, e io sono davvero onorata di lavorare con questi professionisti dalla grandissima umanità. Credo di essere davvero molto fortunata.

Tu come interagisci professionalmente con questi medici?

Io sono l’infermiera dell’ambulatorio di Senologia; sono presente durante le visite giornaliere calendarizzate, sia con pazienti già ricoverate che con pazienti che afferiscono da noi dall’esterno. Visitiamo anche persone di sesso maschile, infatti il tumore alla mammella, in rari casi, colpisce anche gli uomini

Caspita! Molto interessante!

Stiamo parlando dello 0,5/1 % dei casi.

Mi sembra di capire che tu debba , in un certo modo, gestire l’agenda di questo ambulatorio.

Diciamo che è così. Infatti sono io ad “accompagnare” le pazienti con patologia mammaria dal primo accesso fino al follow up oncologico. In concreto fisso gli appuntamenti, supporto i medici nelle visite e negli esami bioptici ecc.

Chi sono le pazienti che arrivano da voi?

Giungono da noi pazienti che hanno fatto degli esami altrove e hanno avuto una diagnosi positiva alla presenza di formazioni tumorali. Qui vengono sottoposte ad ulteriori e più approfonditi accertamenti, quindi si procede a seconda della tipologia del tumore e anche a seconda dello stadio di quest’ultimo. Non sempre però si tratta di tumori maligni, spesso capitano anche formazioni benigne , come fibroadenomi o displasie mammarie.

Quindi tu sei presente quando il medico da la triste notizia ad una paziente relativamente all’esistenza di un tumore?

Si. Ma devo dire che tutti i medici del team hanno un approccio molto empatico, sono straordinari, riescono ad infondere coraggio alle pazienti e queste non si sentono sole, ma incoraggiate ad affrontare questo male che, fortunatamente, è quasi sempre debellabile; la percentuale di guarigione supera l’80%.

Pensa che da gennaio ad oggi sono stati effettuati 67 interventi e ogni giorno vengono visitate circa 15 pazienti.

E’ cambiato qualcosa con la pandemia?

Premetto che non abbiamo mai chiuso, nemmeno con il lockdown, infatti le visite venivano effettuate comunque, anche se solo in urgenza e gli interventi chirurgici hanno sempre avuto luogo. E’ però vero che ora stiamo vedendo molti più tumori in stadio avanzato, perciò l’approccio col tumore richiede una procedura un po’ diversa. La bella notizia è che in questi ultimi anni la chirurgia per il tumore al seno ha fatto passi da gigante e i casi di demolizione del seno sono meno frequenti. E’ poi possibile, quasi sempre, ricostruire il seno con interventi molto delicati, ma che ridonano alle pazienti la gioia di vivere.

Tutte le pazienti che vengono da voi poi si fanno operare qui?

Fino a qualche tempo fa, una buona parte sceglieva di andare fuori, spesso a Milano, invece ultimamente il numero di coloro che decidono di affidarsi al team dei medici del Policlinico è cresciuto a dismisura. Infatti il tumore lo si combatte con maggior successo se si interviene il più presto possibile; qui i tempi di attesa sono notevolmente inferiori rispetto ad altri centri del Nord Italia.

Com’è una tua giornata tipo?

Arrivo al lavoro alle 07:30 ogni giorno (da lunedì al venerdì), sono presente a tutte le visite ambulatoriali, ovviamente i medici non visitano tutti contemporaneamente tutti i giorni, ma ruotano. Li supporto durante gli esami, effettuo le prenotazioni e inserisco in agenda nuovi pazienti. Inserisco i dati dei pazienti nel data base e li aggiorno di volta in volta. Termino il mio lavoro alle 14:42, anche se qualche volta mi capita di sforare, perché abbiamo inserito un’urgenza in più, ma lo faccio volentieri.

Come descriveresti il tuo lavoro in tre parole?

Gratificante, appassionante, impegnativo.

 

 

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