Violenza sulle donne, in Italia 94 femminicidi solo nel 2019

di Francesca Matta

Da lunedì 25 novembre fino alla fine della settimana si celebra in tutta Italia la giornata contro la violenza sulle donne. Un fenomeno che non vede tregua, anzi. Soltanto nel 2019 si contano 94 casi di femminicidio nel nostro Paese, registrando un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Donne assassinate dai propri mariti, ex, compagni, colleghi di lavoro. Nel 31,5% dei casi hanno tra i 16 e 70 anni, a dimostrazione del fatto che la questione riguarda tutte. Dalla più giovane alla più adulta.

Ad essere precisi, quasi 7 milioni di donne hanno subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Nella maggior parte dei casi si tratta di aggressioni compiute da uomini vicini (vicinissimi) a loro: 3 femminicidi su 4, infatti, avvengono in casa. Come sostengono le attiviste di Non Una di Meno: «La violenza non ha passaporto né classe sociale, ma spesso ha le chiavi di casa e si ripete nei tribunali e nelle istituzioni». 

Tutto confermato anche dai dati presentati dalla polizia in occasione dell’evento “Questo non è amore 2019″, a Milano: le vittime e i carnefici sono perlopiù italiani, le prime nell’80,2% dei casi, gli altri nel 74% dei casi. Mentre le donne straniere che hanno subìto una violenza sessuale in Italia sono il 67%. E sono oltre 50 mila le donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza.

Da parte sua, la politica ha cercato di tamponare quanto possibile, approvando la legge “Codice rosso” (luglio 2019) in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Tra le novità principali si parla di una corsia preferenziale per le denunce e le indagini dei casi ritenuti “più gravi”. Per i reati sessuali, il ddl stabilisce che “la comunicazione della notizia di reato venga data immediatamente anche in forma orale. Alla comunicazione orale deve seguire senza ritardo quella scritta con le indicazioni e la documentazione previste”.

Di più, con la nuova legge il pubblico ministero a cui verrà affidato il caso avrà tre giorni di tempo dall’iscrizione della notizia di reato per assumere informazioni, con eccezioni se si tratta di un minore. La polizia, poi, dovrà agire “senza ritardo” per il compimento di tutti gli atti del pm. Inoltre, è previsto un arco di tempo maggiore per sporgere denuncia: non più solo 6 mesi, ma 12.

Un passo avanti, che però si scontra con un altro problema fondamentale: i fondi assegnati ai centri antiviolenza sono ai minimi storici. Come rilevano gli ultimi dati ISTAT, le criticità messe in evidenza dalla rete D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) sono reali e concrete. Nel 2017 i fondi pubblici per i centri antiviolenza son stati appena 12 milioni di euro, che se divisi per il numero delle donne accolte da queste strutture (43.167 in totale), sono meno di 1 euro al giorno. Una cifra irrisoria, che spiega tanto dell’assenza di un sostegno adeguato da parte dello Stato a favore di un sistema – quello dei centri antiviolenza – imprescindibile in questa battaglia.

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