Addio ad Andreino Silanos, un pezzo di storia della boxe italiana

Andreino Silanos campione boxe Alghero
Andreino Silanos – foto Twitter FederPugilistica

Andreino Silanos, grande campione della boxe italiana, si è spento venerdì nella sua Alghero. Nel prossimo mese di giugno avrebbe compiuto 83 anni.

Silanos faceva parte di quel prestigioso gruppo di pugili che ha contribuito a rendere ancora più conosciuta e famosa in tutto il mondo la città di Alghero. Ci disse una volta l’amico giornalista Italo Veronese, grande conoscitore e scrittore di cose pugilistiche: «La boxe, con i suoi campioni, ha portato il nome di Alghero in tutto il mondo. I pugili algheresi hanno combattuto sui ring di tutta Europa e fuori dal nostro Continente, hanno vinto moltissimo, conquistato titoli, e sempre nel nome della loro città. Alghero, innanzitutto, quindi Sardegna, quindi Italia».

Ecco, Andreino Silanos faceva parte di quel gruppo che nel libro Mussiadu ho definito «i campioni che parlano catalano». Con Spinetti, Burruni, Priami, Chessa e tanti altri, guidati dall’indimenticabile e impareggiabile Franco Mulas, Andreino Silanos ha portato il nome di Alghero dappertutto, sempre facendoci scrivere pagine storiche per la nostra boxe.

Il pugile algherese divenne professionista nel 1961; nel ’64 conquistò il titolo italiano dei pesi piuma, battendo a Sassari Alberto Serti; nel ’65 difese la cintura tricolore respingendo l’assalto di Mario Sitri; nel marzo del ’66 fallì il tentativo di strappare la corona europea al gallese Howard Winstone.

Dopo due successi ottenuti contro il francese Michel Lamora ed il piemontese Felice Becco, Silanos si recò a Melbourne per affrontare Johnny Famechon. Il match si concluse con la vittoria del pugile di origine francese (poi diventato campione del mondo dei “piuma”) e l’algherese decise di lasciare la boxe dopo 29 vittorie e quattro sconfitte.

Un grande campione, ci piace ripetere. Un esempio di serietà per i tanti giovani che si sono avvicinati al pugilato. Alghero, gli algheresi e tutti i sardi non lo dimenticheranno. 

Carmelo Alfonso

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