Come si contagia anche la democrazia

Dal Vulcano n° 104

 

Se sono i privati a battere moneta per conto dello Stato, questo perde ogni altra sovranità.

E noi ogni diritto, con la scusa del Coronavirus

 

Di Gianni Rallo

 

Ora che il Coronavirus sembra battere in ritirata, a mettere a forte rischio il nostro immediato futuro (per non parlare di quello a lunga scadenza) nell’attuale esplosiva situazione geopolitica resta l’economia. Fmi, UE, Usa sembrano decisi a spartirsi, una volta per tutte, la torta italiana, o quel che ne resta. Come? Col sistema più vecchio del mondo: indebitandoci ancora di più, in modo irreversibile. E qui scende in campo il gioco pesante del sistema bancario. E’ necessario capire le regole di questo gioco, non dico per sfuggirgli (sugli ometti politici di cui disponiamo non possiamo certo contare), ma almeno per difendersi e preparare, con l’aiuto di una maggiore e più solida consapevolezza, un possibile contrattacco.

Per fare questo è necessario munirsi di pazienza e tirare in ballo, nientedimeno, che il secolo dei Lumi, l’Illuminismo, la Rivoluzione francese, quella industriale (la prima). Non v’è dubbio – lo dice ogni manuale scolastico – che quegli eventi furono opera di una alta borghesia ormai pronta alla presa del potere politico. E così fu: da quei terribili sommovimenti nacquero idee fondamentali come il liberalismo, la tolleranza, la libertà di pensiero, la democrazia reale, e tutto quello che sappiamo bene tutti. Anche una parte importante della Massoneria contribuì pesantemente agli esiti di quello sconquasso epocale (il motto rivoluzionario Liberté, Fraternité, Legalité, ad es., era in realtà in uso presso certe logge massoniche già negli anni Sessanta del ‘700, ben prima della Rivoluzione). Poi, fra le tante rivoluzioni importanti, il Conte di Montesquieu, massone anche lui, elabora, con L’ésprit des lois, la necessità della divisione dei poteri, principio alla base di tutti i sistemi democratici odierni. Sappiamo anche questo.

Proprio qui, però, comincia a comparire un elemento poco o nulla presente sui manuali scolastici: d’accordo, potere legislativo, esecutivo e giudiziario divisi e sotto il controllo del “popolo” (concetto quanto mai vago e ambiguo, peraltro), e il potere economico? Cioè: chi emette la moneta, chi controlla i flussi monetari ed il credito in generale? Chi, in sostanza, fornisce il denaro perché la “democrazia” possa funzionare a favore del depositario del potere (almeno sulla carta), cioè il “popolo”? Senza il potere monetario, uno Stato “democratico” è davvero sovrano, cioè in grado di provvedere al benessere generale anziché soltanto a quello di alcuni (pochi) detentori della maggior parte della ricchezza? Gli Illuministi non si occupano di questo e restano nella teoria la quale, però, se non scende coi piedi per terra, si trasforma presto in utopia. E scendere coi piedi per terra significa rispondere a quelle domande, e ad altre: cos’è la moneta? A chi appartiene? Come e quanto può e sa influenzare la politica chi detiene il potere monetario? I manuali scolastici di questo non parlano, nemmeno quelli di economia, che raccontano la verità delle banche, non quelle della realtà quotidiana di tutti noi. Quelle domande restano, però, fondamentali e vedere altre “verità”, oltre a quella delle banche, propagandate come dogmi nei manuali scolastici, può aiutarci a capire cosa stia davvero succedendo alla nostra vita e a quella di coloro che verranno. Badate che una risposta, cinica ma chiara, l’aveva data ai primi dell’Ottocento Mayer Amschel Rothchild: “Datemi il potere sulla moneta e non m’importerà chi fa le leggi”, frase ormai citata da chiunque si occupi della faccenda (e sono anni che accade, ma sui media, zero). E non dimentichiamo che l’Italia potrebbe, le normative UE lo prevedono, battere in proprio una moneta parallela all’euro e uscire dall’angolo (uno dei massimo sostenitori di questa via d’uscita, ma non l’unico, è, ad es., Nino Galloni), ma i nostri omuncoli puntano al MES, al debito eterno, chissà perché.

Ad ogni modo, tutto ciò che oggi viviamo comincia il 27 luglio 1694, con la fondazione della Banca d’Inghilterra ad opera di William Patterson; essa, in cambio di un enorme prestito, ottiene dalla Corona il permesso di emettere più credito di quanto oro avesse in cassa: cioè di creare denaro dal nulla e generare bolle creditizie. E’ ciò che oggi chiamiamo riserva frazionaria: le banche possono prestare molto più denaro di quanto sia quello depositato dai loro clienti; detto in altri termini, se tutti i depositanti volessero riavere il loro denaro nello stesso momento e in contanti, le banche fallirebbero.: capite perché si vuole eliminare l’uso del contante? Forti di questo potere, le banche hanno creato, nel tempo, una enorme quantità di credito scritturale (cioè accredito contabile, non denaro reale), ben al di là della quantità di beni prodotti o producibili presenti sul mercato. E’ quello che si chiama inflazione. Una regola indiscutibile dell’economia è infatti quella per cui la massa monetaria in circolazione (se considerata mezzo di scambio e non, erroneamente, merce dotata di un valore proprio: questo aspetto è fondamentale ed è all’origine dei nostri guai, come vedremo) deve corrispondere alla quantità di beni acquistabili o producibili (mediante assunzione di forza lavoro) sul mercato: questo fa sì che i prezzi siano stabili e corretti. Se la massa di denaro in circolazione è superiore si parla di inflazione (i prezzi salgono), se è inferiore si parla di deflazione (i prezzi scendono): ovvero, chi detiene il potere di immettere o ritirare moneta determina anche i prezzi (e i fallimenti, e la disoccupazione, e l’usura, etc.). Le banche, questo potere lo hanno e, ormai, a livello internazionale. Perché qui entra in gioco un’altra questione: la libera circolazione di capitali, uomini e merci, la globalizzazione, appunto. Vediamo di capire secondo quali meccanismi, in questo contesto, gli Stati, non più sovrani, si riducono a semplici strumenti per realizzare gli interessi di pochi detentori della ricchezza piuttosto che delle comunità nazionali. La libera circolazione dei capitali implica immediatamente che i più forti possessori di capitali si consorzino tra di loro (multinazionali, trust, cartelli) e prevalgano sui produttori meno potenti influenzando prezzi, mercati e interi sistemi produttivi; non solo, implica anche il fenomeno della cosiddetta ottimizzazione fiscale: cioè interscambiando fra loro e le loro società fatture e transazioni fittizie a livello internazionale, riescono a mascherare e, di fatto, ridurre (sulla carta) i loro profitti; gli Stati si trovano così a dover subire una contrazione delle entrate fiscali che potrebbero usare per il benessere delle rispettive collettività nazionali. Non è finita: le cifre evase e comunque non dichiarate finiscono nei cosiddetti “paradisi fiscali”, quasi sempre situati in territori facenti parte dei recenti imperi coloniali, ma anche lo Stato del Delaware, negli USA, è, ad esempio, uno dei più importanti paradisi fiscali, lo è anche l’Olanda, come sappiamo. In questi paradisi sotto il controllo dei potenti agglomerati bancari, è norma che i possessori di detti capitali restino anonimi. Le enormi cifre a disposizioni di questi poteri “anonimi” possono così essere utilizzate per corruzioni, finanziamenti illeciti, operazioni finanziarie sottobanco, finanziamento di ricerche militari (settore importante questo, perché il possesso di una forza militare con pochi uomini e una tecnologia all’avanguardia è la garanzia contro le rivolte sociali sempre più probabili, per non parlare dell’intelligenza artificiale che ci sta controllando in maniera sempre più trasparente, come cavie inconsapevoli, vedi app varie, big data e nanotecnologie specifiche), delle pandemie indotte, della paura come strumento di controllo, etc.

Abbiamo così visto che multinazionali, libera circolazione dei capitali, ottimizzazione fiscale, paradisi fiscali e anonimato non solo rendono gli Stati del tutto impotenti ad agire autonomamente a favore dei loro cittadini (come dovrebbe essere) ma svuotano il significato stesso di “Stato sovrano”, il quale non esiste più rimanendo come un guscio vuoto utile solo per gestire a livello locale, con politici locali (spesso di mezza tacca e comunque impossibilitati a qualunque scelta autonoma, quando non conniventi), interessi globali. Quando – e se (i nostri ultimi premier non li abbiamo scelti noi ma ci sono stati imposti, e non è detto che non sarà così anche per il prossimo, vista la data di scadenza dell’attuale) – andiamo a votare, allora, dobbiamo scegliere fra persone già selezionate: così, qualunque sia la nostra scelta, poco importa (Rothschild aveva dunque ragione?).

Riassumendo, siamo partiti dal potere di emissione della moneta per arrivare ad un grave malessere della democrazia stessa: come potrebbe non essere così in assenza di una vera sovranità monetaria e, di conseguenza, politica, come abbiamo appena visto? Se i valori guida della vera politica e della vera democrazia sono indubbiamente il perseguimento del benessere di tutta la comunità, del rispetto dei diritti umani di ogni uomo, della giustizia e della sicurezza, quali possono essere i valori guida di un mondo sotto il controllo di pochi detentori della maggior parte della ricchezza (l’1% della popolazione mondiale detiene il 90% della ricchezza, dicono le statistiche), se non il profitto, il controllo assoluto, l’accaparramento delle risorse e relativa irrimediabile alterazione dell’ecosistema?  

Ecco, l’accaparramento. Ho accennato prima al problema della natura della moneta come origine dei nostri mali, eccoci al dunque: accaparramento della moneta concepita come merce con un proprio valore. Le banche emettono moneta (le normative UE vietano espressamente agli Stati di battere moneta in proprio, tranne gli spiccioli metallici, obbligandoli a richiederne in prestito alla BCE) a costo quasi zero (carta, inchiostro e spese di stampa) e poi le “vendono” agli Stati al valore facciale (quello stampato sopra), caricandoci pure gli interessi. Gli Stati sono costretti ad offrire loro a garanzia del prestito i Titoli di Stato (cioè le nostre ricchezze), mentre le banche non garantiscono   affatto il denaro che prestano (potrebbero fallire, i richiedenti prestito rimarrebbero con un pugno di mosche, alle banche resterebbero i beni reali avuti in pegno). Ecco la truffa storica che, a partire dalla fondazione della Banca d’Inghilterra (banca privata, sia chiaro, come lo sono la FED, la UE, la Banca d’Italia, etc.), sta affondando il nostro futuro in un mare di debiti (che chiamano “pubblici”, cioè di tutti noi, mentre prima, al tempo della sovranità monetaria, erano “statali”).

E dire che la moneta nasce come semplice strumento di scambio, che essa appartiene agli Stati in quanto forma politica dei popoli per permettere gli scambi delle merci prodotte e quindi una serena vita materiale e, di conseguenza, spirituale.

Chiudo, scusandomi per la necessaria stringatezza e la temeraria semplificazione ma m’interessava evidenziare i micidiali meccanismi di fondo, non esclusa la strana pandemia che ha profondamente segnato questi ultimi mesi; e poi, lo capite, un argomento simile richiederebbe volumi interi. Per fortuna esistono e ve ne segnalo alcuni.

 

 

Bibliografia minima

 

Bugault Valérie, Le ragioni nascoste del disordine mondiale (in francese), Sigest, 2019

Gertrude M. Coogan, I creatori di moneta, Edizioni di Ar, 1998

Gallino Luciano, Il colpo di Stato di banche e governi, Einaudi, 2013

Filini Francesco, Il segreto della moneta, Solfanelli, 2018

Blondet Maurizio, Schiavi delle banche, EFFEDIEFFE, 1995?

Tarquini Bruno, La banca, la moneta e l’usura – La Costituzione tradita, Controcorrente, 2010

Santoro Giuseppe, Banchieri e camerieri: sovranità monetaria e sovranità politica, SEB, 1999

Pound Ezra, Lavoro e usura, Scheiwiller, 1972

Giulio Tatto, Covid, il virus della paura, l’ANTIDIPLOMATICO, 2020

Amodeo Francesco, 31 coincidenze sul Coronavirus e sulla nuova Guerra Fredda USA/Cina, Matrix edizioni, 2020

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *