Decimomannu. Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci”: l’orario della discordia

La proposta di modifica dell’orario del dirigente scolastico delle rispettive scuole d’infanzia, primaria e medie di Decimomannu, ha sollevato un vero e proprio polverone, tra i genitori favorevoli e contrari alla proposta.

La pietra della discordia riguarda la proposta di organizzare l’orario settimanale su una piattaforma di cinque giorni, dal lunedì al venerdì con l’entrata degli alunni alle 08:00 e l’uscita alle ore 14:00, quindi con ben 6 ore giornaliere, tagliando cosi le 5 ore del sabato che verranno distribuite sulla base di un ora in più al giorno nei restanti giorni.

Tale iniziativa è stata posta in atto da parte del dirigente a far data dal 29/11/2016, attraverso un sondaggio proposto ai genitori.

Il sondaggio in questione si è svolto senza alcuna reale trasparenza riguardanti sia i contenuti sia le motivazioni, in quanto da parte delle istituzioni scolastiche rappresentate dal dirigente, non è stata proposta alcuna iniziativa di carattere informativo e argomentativo in merito alla modifica del suddetto orario.

La metodologia, ivi posta in atto è apparsa e appare quasi una sorta di aut-aut, che ha portato un’ elevata parte del corpo genitoriale a mobilitarsi verso una totale contrarietà alla menzionata proposta.

La mancata trasparenza si evidenzia, in particolare, riguardo il risultato stesso del sondaggio, il quale non è mai stato reso noto, non dando così la possibilità a nessuno di analizzarlo con chiarezza, in virtù del fatto che in data 15/12/2016 il consiglio d’istituto ha deliberato a favore del cambio d’orario.

Appare pressoché evidente come siano state scavalcate le regole più elementari della democrazia.

La contrarietà del corpo genitoriale, verte non solo sulla base della metodologia utilizzata nel proporre tale modifica, ma in particolare ha un carattere che riguarda l’essere funzionale e produttivo della proposta.

Se un organizzazione di siffatto genere può essere attuabile e funzionale per quanto riguarda le scuole medie e superiori, ha, tuttavia, caratteristiche che rendono difficile l’applicazione verso un utenza quale quella dei bambini della scuola primaria.

Vanno, infatti, evidenziate tutta una serie di difficoltà che abbracciano una vasta gamma di problematicità, legate all’effettiva produttività e apprendimento nell’arco prolungato delle sei ore.

Pur facendo risparmiare loro le 5 ore del sabato, si rischia in realtà di portare un eccessivo carico di stress lavorativo scolastico a soggetti ancora in tenera età, che a lungo andare potrebbero portare loro, tutta una serie di difficoltà tali da sfociare in serie problematiche comportamentali e di apprendimento.

Si evidenzia spesso (a dirlo sono esperti pedagogisti e anche insegnanti), come i bambini della scuola primaria, in particolare quelli delle prime classi, già con l’arrivo dell’ultima ora e mezza, comincino ad accusare: pesantezza, stanchezza e difficoltà nell’apprendimento.

In particolare si andrebbero a creare loro situazioni di frustrazione, tali da sfociare in dinamiche disfunzionali e di disturbo, quali agitazione, difficoltà nello stare seduti, disattenzione riguardo i contenuti della lezione e via discorrendo.

Se tali elementi non funzionali vanno a riguardare soggetti definiti “normo-dotati”, ancor più in particolare la non produttività di una scelta di questo genere, andrebbe ad aumentare esponenzialmente le difficoltà dei bambini con specifiche sindromi e patologie, quali soggetti con sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), elementi con disturbo del comportamento, o per giunta con gravi patologie quali l’autismo.

Una situazione di questo genere non solo andrebbe a creare difficoltà verso i fruitori del servizio scolastico, ovvero i bambini, ma anche verso la classe docente che si troverebbe a dover gestire tali situazioni con una maggiore difficoltà.

Altra questione che merita di essere discussa con chiarezza e attenzione riguarda, l’eventualità della doppia merenda, nel caso fosse approvato il cambio d’orario.

Le problematiche riguardanti quest’ultima eventualità, andrebbero a inserirsi in discipline inerenti quali l’educazione alimentare e conseguentemente ambiti riguardanti i disturbi alimentari.

La doppia merenda significherebbe somministrare nell’arco della mattinata a distanza di poche ore, alimenti con valori nutrizionali non sempre adeguati: ad esempio due panini a distanza di poco tempo, sarebbero un eccesso di carboidrati e istamina (contenuta in alimenti quali gli affettati), o ancora merendine e quant’altro che potrebbero creare un eccesso di zuccheri.

L’assunzione di quantità non adeguate di zuccheri è spesso sconsigliata in bambini con sindrome da iperattività, in quanto funge ancor più da eccitante.

Situazioni tali, inoltre, da fomentare casi di obesità. Ma c’é di più, questa soluzione non può certamente in nessun caso sostituire il consumo di un pasto sano e adeguato.

Una scelta di tal genere andrebbe a creare col tempo seri disturbi alimentari in bambini che attraversano una delicatissima fase di crescita psico-fisica.

Gli elementi elencati poc’anzi, devono essere tenuti in considerazione prima di dar via libera a scelte che potrebbero di conseguenza rivelarsi controproducenti.

Non si possono, quindi, anteporre alle necessità e le difficoltà reali dei bambini, scelte che sono spesso legate al voler fare economia delle risorse economiche che la scuola in generale dispone.

Scelte e attuazioni forse anche figlie di tante riforme scolastiche ministeriali susseguitesi negli anni, probabilmente non adeguate alle reali esigenze della comunità.

Non si può far per la scuola un discorso aziendalista, e dar adito all’evolversi del concetto di scuola azienda, dove si fa risparmio a discapito dell’utenza.

La scuola non è un’azienda, la scuola deve essere un luogo di cultura, di apprendimento comunità e condivisione, un luogo etico, che deve essere funzionale all’alunno, deve essere a misura dell’alunno, deve essere per l’alunno, e deve essere concepita in modo tale da formare buoni scolari, studiosi, professionisti, ma soprattutto cittadini e persone.

La scuola deve essere formante ed educante, dove educare significa nel suo senso più ampio : far emergere le disposizioni migliori di ogni individuo.

di Massimo Matta e Massimo Deidda

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