Decimoputzu. Nuova opera d’arte nel centro storico del paese L’omaggio agli eroi del coronavirus dell’artista Andrea Sabiucciu

di Andrea Piras

 

Da qualche anno i muri delle case di Decimoputzu ospitano la sua arte. Lui si definisce un semplice ragazzo che ama ciò che fa. Come tanti altri giovani sardi, ha lasciato l’Isola per studiare e cercare fortuna altrove. Col tempo, ha capito che la sua vera fortuna è sempre stata sotto i suoi occhi, a casa sua, in una terra intrisa di storia e tradizione.

Con i murales ha iniziato un po’ per caso, ma da allora non si è più fermato e sono diventati la sua più grande ragione di vita.

Andrea Sabiucciu, classe 1989 e putzese doc, è l’artista che ha realizzato il murale apparso nei muri del centro storico di Decimoputzu alla fine di maggio.

Andrea ha gentilmente accettato di rispondere a qualche domanda.

 

Ciao Andrea. Parliamo del tuo ultimo murale nel centro di Decimoputzu. Come si intitola e cosa rappresenta?

L’opera si intitola “De cussu tempu maladitu”, ed è frutto di una bellissima collaborazione con il grandissimo poeta Sandro Chiappori.

Questo murale vuole essere un omaggio ai nostri medici e a tutte quelle nazioni che sono venute in nostro soccorso durante questo periodo buio di emergenza.

Nell’opera è rappresento un pastore, simbolo della nostra Sardegna, che legge una poesia segno di gratitudine per i medici. Al centro è raffigurata un’infermiera sarda, mentre a sinistra osserviamo il medico cubano Carlos Ricardo Perez Diaz della brigata medica “Henry Reeve”. Il personaggio a destra è il medico cinese Li Wenglian, il primo che si accorse che il coronavirus poteva essere un problema serio a livello mondiale, fu screditato e addirittura arrestato per aver reso pubblico ciò che sapeva. Il dottore è stato riabilitato alla sua professione poco prima della sua dipartita, avvenuta proprio a causa del virus.  

 

 

Come hai vissuto il periodo di emergenza sanitaria? Come ha condizionato il tuo lavoro il periodo di lockdown?

Quando in Sardegna si iniziava a parlare dei primi casi di contagio io mi trovavo a Cagliari, impegnato nel ripristino di un affresco del ’900. Ricordo che un giorno, durante la pausa pranzo, parlavo da sopra il mio ponteggio con alcuni muratori del clima surreale che si stava creando in città. Sembrava di stare dentro un film horror.

Durante il lockdown anche io ho lavorato da casa. Ho realizzato qualche ritratto su commissione.

 

Come ha reagito il paese rispetto alla tua opera? Considerando che da parecchi anni la tua arte riempie i muri di Decimoputzu, ti senti supportato nella tua attività?

La risposta del paese è sempre molto positiva. Sento che c’è grande interesse da parte di tutti. Questo è un aspetto molto importante nel mio lavoro: i putzesi partecipano ai miei murales. Ci tengo a raccontare la storia del paese, le sue tradizioni spesso legate ad aspetti religiosi. Dal punto di vista storico e culturale, Decimoputzu non ha nulla da invidiare a nessun’altra località.

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Io ho un vero e proprio sogno. Vorrei che Decimoputzu tornasse ad essere il paese orgoglioso di un tempo. Se potessi continuare, nel mio piccolo, a dare un tocco di colore al paese, sono sicuro che potrebbe diventare più bello di San Sperate o di Orgosolo, divenendo magari una meta turistica per migliaia di persone ogni anno. Può essere un’utopia, ma nel frattempo con i miei lavori sto provando a trasformare quel sogno in realtà.

 

 

Traduzione Poesia:

Di quel maledetto tempo
ricorderemo sempre
la generosità di chi
con mascherine tessute
di umanità e coraggio
era al capezzale
di quei fratelli che pativano
quell’orribile male.
Angeli erano altresì
coloro che erano accorsi
da oltremare per noi.
E sempre ricorderemo
anche chi ha donato
bisacce e cesti
colmi di solidarietà
a chi sgranava rosari
e non poteva ringraziare
con un abbraccio.
Erano angeli
e hanno difeso la nostra vita
perché ci rincontrassimo
nella limpida alba
di un nuovo e atteso fiorito giorno.

 

 

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