Don Andrea Lanero: “Solo a 27 anni mi sono avvicinato a Gesù”

La prima messa di don Andrea Lanero a Decimomannu (foto Tomaso Fenu)
La prima messa di don Andrea Lanero a Decimomannu (foto Tomaso Fenu)

di Sandro Bandu

Intervisto don Andrea Lanero a un anno dal suo insediamento, avvenuto nel settembre del 2015, nella parrocchia di Decimomannu. Mi riceve nel suo studio nella casa parrocchiale. Non mi sembra lo studio di un prelato: c’è un po’ di disordine che ricorda vagamente il mio. Lui si presenta con il suo abito nero quasi perfetto, ma calza delle pantofole. Mi colpisce la sua umiltà e il suo modo amichevole di ricevere le persone, lontana da tanti altri preti che prima di concederti un’intervista debbono documentarsi su chi sei e su cosa hai scritto in precedenza. Non mi chiede neanche da quando non entro in chiesa, anche perché farei decisamente fatica a trovare il cassetto giusto nel mio cervello, dove cercare la risposta. Partiamo decisamente con il piede giusto.

Allora don Andrea, come si trova a Decimomannu?
“Benissimo, meglio non potevo aspettarmi. L’accoglienza è stata a dir poco fantastica e mai mi sarei aspettato tanto calore”.

Beh, dicono che i decimesi siano freddini…
“Guardi, io ho avuto un’impressione totalmente opposta, e le dico che anche in questo primo anno in cui ho operato a Decimo ho notato una partecipazione veramente notevole”.

Lei da quale parrocchia proveniva?
“Io stavo a Poggio dei Pini, una realtà completamente diversa da questa decimese. Poggio dei Pini è un’estesa frazione di Capoterra e lì i fedeli dovevi andare a cercarteli casa per casa. Qui senti proprio il contatto umano giorno per giorno. Ci sono molte iniziative e la partecipazione è veramente sentita”.

Lei ha assunto un’eredità molto pesante: quella lasciata da don Tola, un sacerdote che ha letteralmente diviso il paese. Ne aveva sentito parlare?
“Sì, ne avevo sentito parlare, ho saputo di qualche turbolenza, ma ciò non mi spaventava: io mi fido di Dio. Mi spaventava invece il fatto che dovessi confrontarmi con un Comune che ha oltre ottomila abitanti, a differenza di Poggio dei Pini che non ha neanche un quarto degli abitanti di Decimomannu. Inoltre subito dopo il mio insediamento ho dovuto subito rimboccarmi le maniche perché da lì a poco vi sarebbero stati i festeggiamenti in onore della nostra copratrona santa Greca. Che bella festa, ma anche che fatica per il gran lavoro che c’è dietro”.

Ci racconta un po’ della sua vita?
“Perché no? Sono ultimo di 4 figli e nella mia infanzia ho girato un pochino la Sardegna a causa dei continui trasferimenti dovuti al lavoro di papà: sono stato infatti a Carbonia, Cagliari e Torre Grande nell’oristanese. Poi purtroppo, quando avevo appena 14 anni, mio padre morì a soli 51 anni, e questo tragico evento mi ha profondamente segnato”.

Don Andrea Lanero e monsingnor Arrigo Miglio (foto Tomaso Fenu)
Don Andrea Lanero e monsingnor Arrigo Miglio (foto Tomaso Fenu)

È stata in quella occasione che ha deciso di avvicinarsi al sacerdozio?
“Macché, al contrario. Ero così arrabbiato che sono diventato ateo. Non accettavo che mio padre se ne fosse andato così presto lasciandomi dentro un vuoto incolmabile. Sono cresciuto anticlericale. Ho frequentato il liceo artistico e subito dopo il diploma ho aperto uno studio grafico. Ma nonostante la passione per il mio lavoro, ero sempre arrabbiato, mi mancava qualcosa. Poi all’improvviso, alla bella età di 27 anni mi si è accesa una luce: era quella di Dio. Qualcuno mi chiamava: era Gesù. Incominciai a leggere sulla sua vita, dapprima per curiosità, ma non riuscivo a capire perchè si era fatto uccidere. Leggevo la sua vita, ma in maniera errata, Poi ho capito che si era fatto uccidere per amore e per questo è risorto”.

Storia affascinante. Poi…
“Ho cominciato a frequentare la Comunità dei Servi e delle Serve dello Spirito Santo di Cagliari. Lì ho scoperto la fede e la vocazione. Ho ripreso gli studi, all’inizio solo per approfondire. Dopo due anni, a 29 anni suonati, sono entrato in seminario e mi sono dedicato agli studi teologici. A 35 anni sono diventato sacerdote e per questo non smetterò mai di ringraziare il Signore”.

Mi congedo da don Andrea Lanero e lo ringrazio per la sua disponibilità, anche perché ha avuto il coraggio di raccontarci una bella storia, diversa da tante altre che hanno avuto un percorso normale, naturale e forse, per questo, noiosa. Questo incontro è stato quasi un miracolo: io, con la mia storia non propriamente clericale, che raccolgo le confessioni di un prete. Ecco perché don Andrea mi sembra una persona speciale, adatta a guidare una comunità come quella decimese che, forse, aveva bisogno di una guida umile, ma nel contempo forte e decisa perché temprata dalle difficoltà che la vita talvolta ci riserva. Ci voleva uno così per riportare in massa i decimesi in chiesa. Grazie don Andrea.

Vulcano n°89

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