Dürer ospite d’eccellenza all’ex convento dei Cappuccini di Quartu
di Sara Saiu
Il Comune di Quartu sant’Elena, nel suo ex convento dei frati Cappuccini di via Brigata Sassari, ha ospitato da agosto a ottobre la mostra intitolata “Albrecht Dürer – bulini e incisioni”, contenente nientepopodimeno ché quaranta tra bulini e xilografie realizzate tra il 1496 e il 1526 dal grande pittore e incisore tedesco, tra i maggiori artisti del XVI secolo.
Considerato uno dei massimi esponenti della pittura tedesca rinascimentale, Dürer non osò esimersi dal visitare la penisola italiana, seppur il suo fulcro artistico fu principalmente Norimberga. Passa alla storia per la sua copiosa produzione di incisioni, disegni e oli su tela.
Nelle sue opere Dürer combina magistralmente la prospettiva e le proporzioni italiane con il realismo tipicamente fiammingo. Nel corso della sua sterminata produzione sviluppa soprattutto l’arte del ritratto e dell’autoritratto, nei quali dimostra la sua capacità d’introspezione psicologica.
La mostra è stata inserita nel ciclo “I Grandi Incisori della storia dell’arte” nato dalla sinergia tra il Comune di Quartu e il museo MAGMMA di Villacidro e giunto alla terza edizione dopo la mostra di Goya (2020/2021) e quella di Piranesi (2022).
Occasione ghiotta per gli amanti della xilografia, dell’incisione a bulino, della puntasecca e dell’acquaforte, la mostra è stata determinante per avvicinarsi, qui in Sardegna, a opere di straordinario impatto.
Tecniche a me particolarmente care perché studiate con dedizione all’università, quelle incisorie sono viste dai più come di seconda categoria rispetto alle tecniche pittoriche. Invece richiedono grande ingegno e attenzione al dettaglio. La xilografia è un procedimento di stampa che utilizza matrici lignee incise a rilievo, utilizzata anche in campo pittorico con risultati a dir poco sorprendenti. Il bulino e la puntasecca sono delle tecniche incisorie dirette che prendono il nome dagli strumenti metallici appuntiti con i quali si incide una matrice metallica, sopra la quale viene prima apposto uno strato di inchiostro e poi pressata nel torchio di stampa. L’acquaforte è invece una tecnica incisoria indiretta con la quale la matrice metallica viene corrosa da un acido detto mordente, tecnica complessa che fu utilizzata tra le prime volte da Dürer in Germania e dal Parmigianino in Italia.
Vanno espressi i più sentiti complimenti all’amministrazione comunale di Quartu che ha sovvenzionato l’evento dopo aver ottenuto il patrocinio ufficiale dell’Ambasciata della Repubblica Federale della Germania, il patrocinio della Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna, e ancora il patrocinio della città, dell’Accademia di Belle Arti e dell’Accademia Raffaello di Urbino. Un plauso speciale all’allestimento curato dal Museo MAGMMA di Villacidro, il cui direttore artistico Walter Marchionni ho avuto il piacere di incontrare durante la mia visita alla mostra. Marchionni ha dichiarato: «Oggi, domenica 29 ottobre, si conclude la mostra che ha visto come protagonista Dürer, contornato da 20 opere incisorie di 5 artisti selezionati dalle ultime due edizioni del Premio Internazionale Marchionni: Fabio Riaudo, Marco Poma, Laura Fonsa, Simone Geraci e Giovanni Dettori. Posso ritenermi soddisfatto del risultato ottenuto sia per numero di visitatori, che si dovrebbero aggirare intorno ai millecinquecento, sia per i feedback positivi ricevuti. Il mio impegno e quello del museo di Villacidro che dirigo è quello di portare cultura di spessore nell’isola».
Io aggiungo, in conclusione, un ulteriore feedback positivo. La mostra mi ha suscitato delle emozioni forti e inaspettate, non solo perché si percepisce da subito l’impegno e la cura nell’allestimento, con la scelta di una location che ben si sposava, per spazi e illuminazione, ad accogliere le opere dei cinque artisti contemporanei nel loggiato del piano terra e quelle del maestro al piano superiore, in un susseguirsi di tratti graffianti l’animo dello spettatore.