Felicità, quella sconosciuta

di Sara Saiu

 

Sulla felicità e sulla sua ricerca si è scritto e detto di tutto e di più, ma quanti hanno realmente la percezione di cosa sia la felicità e, una volta focalizzata, come si possa sviluppare la capacità di goderla a pieno? Penso che insieme alla pozione dell’eterna giovinezza, ambire ad essere felici sia un obiettivo abbastanza comune. L’essere umano, tendenzialmente l’animale eternamente insoddisfatto, alla ricerca costante di un miglioramento, di una situazione che lo faccia stare meglio, è di natura un animale infelice. In particolar modo nella società moderna, dove l’apparenza fa da padrona, il voler dimostrare e mostrare di essere in una costante oasi della felicità pare sia diventato un modo di celare, in realtà, un profondo stato di disagio, tristezza e insoddisfazione.

Quando la canzone dice “è più importante condividerlo che viverlo” non sbaglia. Foto con sorrisi in pose da calendario su sfondi mozzafiato sono ormai pane quotidiano sui social, e non solo. Cosa c’è dietro questa esigenza di compiacere gli altri per compiacere sé stessi? Quella incapacità di godere del momento senza preoccuparsi di doverlo dire al resto del mondo da cosa scaturisce? C’è poi quell’aspetto sociologico curioso e inspiegabile di volersi sempre sentire al top. Un amico mi ha fatto riflettere sul comportamento umano in campo calcistico: quando la squadra del cuore vince il campionato il tifoso non si concentra solo sull’aspetto positivo del fatto accaduto, focalizzando l’attenzione sulla felicità procuratagli dall’evento ed aggrappandosi ad essa per goderne in pieno. No! non contento il tifoso sente la necessità di versare fango sull’avversario, deridendolo e denigrandolo, lasciando andare i sentimenti positivi per concentrarsi su quelli negativi. La felicità sta soprattutto nelle piccole cose e forse il vero modo di rendersi conto di possederla è concentrarsi esclusivamente su di essa, senza farsi trascinare dall’abisso dei sentimenti di poco valore. Facile a dirsi, non a farsi, e meno male che decantiamo continuamente di essere un animale dotato di intelletto, ma l’intelletto senza la cura dei sentimenti funziona ben poco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *