Ignazio Cabiddu, ricordo di un decimese perbene a un anno dalla scomparsa

 

Ignazio Cabiddu al lavoro (foto di Tonino Uscidda)

 

di Sandro Bandu

 

E’ passato un anno dalla sua scomparsa e avevo un debito con Ignazio Cabiddu, un amico scomparso un anno fa, precisamente il 15 luglio scorso, a causa di un male incurabile.

Gli avevo promesso un articolo sulla sua attività di barbiere e avevamo fatto un incontro per l’intervista.

Era tutto pronto, sapevo che non stava bene, il suo viso consumato me lo diceva, anche se lui minimizzava e la sua apparente vitalità mi aveva ingannato.

Poi tutto è precipitato e dopo poco più di un mese Ignazio se ne è andato in punta di piedi, con la consueta discrezione che lo ha sempre contraddistinto.

Nei giorni scorsi mi sono riapparsi gli appunti che avevo preso per l’intervista, ho avuto un attimo di commozione e ho deciso di scrivere questo articolo, anche perché Ignazio aveva tanti amici ai quali farà piacere leggere le ultime frasi che mi aveva regalato prima di morire.

Ignazio Cabiddu con la moglie Maria Pina

Aveva 69 anni, vedovo e padre di 2 figlie, 4 nipoti.

Inizia l’apprendistato di barbiere, a soli 13 anni, nel salone di Sotero Sarigu in via Stazione: molti storceranno il naso, ma nei decenni scorsi la prassi era questa ed era un modo per insegnare ai ragazzi i mestieri, oggi è chiamato sfruttamento minorile e si obbliga i ragazzi, anche quelli indolenti, a frequentare le scuole dell’obbligo.

Era il quarto di una famiglia numerosa: 11 figli che papà Ottorino, ma per tutti noi tziu Antonio, e mamma Maria tirano su con sacrifici: “Non so quanti copertoni mio padre avrà consumato per viaggiare con la sua bicicletta  da Decimo verso le miniere di Carbonia e altri paesi della provincia, per procurare il pane per tutte le bocche da sfamare in casa nostra. Erano tempi duri e noi oggi ci lamentiamo per ogni cosa: adesso i giovani non capiscono i sacrifici dei nostri padri e anche i nostri, quelli della mia generazione. Anche a me sarebbe piaciuto studiare, ma non c’erano le possibilità”.

A 18 anni apre la sua prima bottega in via Cagliari, poi parte per la leva militare e………………………………………..

 

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