Il disoccupato e l’imprenditore

Di Franco Dalmonte

 

Come ho già detto, la disoccupazione non nasce dal nulla ma è il frutto di molti fattori, la maggioranza dei quali deriva dalla poca attenzione che viene riservata al problema, proprio da parte di coloro che dovrebbero dedicare il massimo del loro impegno e delle loro capacità alla sua eliminazione. Mi riferisco alla classe politica, cioè a tutti coloro che ci chiedono il voto durante le campagne elettorali e si impegnano a risolvere i nostri problemi. Si riempiono la bocca di belle parole quali “progresso, giustizia, uguaglianza, benessere, lotta alla povertà” e così via. Tutte cose che sono fortemente comprese nella lotta contro la disoccupazione, lotta che poi si dimenticano di affrontare o, peggio, che affrontano con insipienza e con metodi inadeguati che finiscono col peggiorare le cose.

Quando parlo di politici intendo anche gli amministratori a tutti i livelli, cominciando da quelli più vicini a noi, cioè i Consiglieri Comunali, gli assessori e il Sindaco/la Sindaca del nostro Comune. I quali sostengono normalmente che le competenze comunali non consentono di incidere sul fenomeno della disoccupazione: affermazione con cui intendono bloccare qualunque critica venga loro rivolta, affermazione che però io non condivido.

I posti di lavoro, che sono il contrario della disoccupazione, non nascono per caso né piovono dal cielo come la manna nel deserto, ma sono il frutto di decisioni e di scelte che qualcuno ha il dovere di assumere dopo aver analizzato vari elementi che riguardano la situazione socio-economica della zona, le possibilità di trasporti / comunicazioni / telecomunicazioni, il numero e lo stato delle aziende che già operano nell’area così come le possibilità di sviluppo dei vari settori, lo stato dei terreni agricoli, anche in considerazione delle vocazioni e tradizioni economiche del territorio con riferimento all’agricoltura, al turismo, ai servizi sanitari e agli insediamenti artigianali e/o industriali.

Tutti questi parametri sono ben conosciuti solo da parte di chi vive nel territorio e ne conosce le potenzialità: non possiamo immaginare che chi vive ad Alghero abbia una perfetta conoscenza delle esigenze di Decimomannu, né che si preoccupi e perda qualche ora di sonno per pianificare lo sviluppo economico dell’area decimese! Faccio due domande: il Governo Centrale – attraverso i suoi ministri – conosce le esigenze della nostra area? Oppure: il Governo Regionale – attraverso i suoi assessori – sa con precisione come muoversi per creare sviluppo e occupazione nella nostra zona ?

 

 

Io credo di no. E sono convinto che se vogliamo che qualche insediamento produttivo possa nascere e svilupparsi dalle nostre parti, dobbiamo essere noi – che viviamo qui – a individuare quelle che meglio si adattano alle caratteristiche del nostro territorio e dobbiamo essere noi a elaborare dei progetti sufficientemente definiti da proporre con forza e grande convinzione alla Regione e/o al Governo Centrale. E quando dico NOI intendo proprio tutti noi, cittadini di questo paese, con la precisazione che dovrebbe essere il Sindaco, insieme agli Assessori e al Consiglio Comunale nella sua interezza, a guidare le iniziative. Né devono sentirsi esonerati i funzionari e gli impiegati comunali: sono dipendenti pubblici, che hanno il dovere di operare al servizio del paese e dei cittadini e che non dovrebbero interpretare il loro ruolo come un privilegio, che consente di utilizzare i vantaggi del posto pubblico, senza farsi carico delle difficoltà che colpiscono tutti gli altri cittadini. Ma sulle gravi responsabilità, soprattutto dei governanti a livello centrale e regionale, così come sull’analisi dei vari fattori che frenano lo sviluppo intendo tornare più avanti, se VULCANO lo consente!

Ora voglio dedicare qualche parola alla figura dell’imprenditore, cioè a quella persona che – da sola o in collaborazione con altri colleghi – dà vita ad una iniziativa imprenditoriale, sia che si tratti di una piccola azienda o di una più grande società, sia quando dispone di grandi mezzi finanziari oppure di risorse economiche limitate, che spesso coincidono con i risparmi della propria vita.

Quando si parla di crescita e occupazione, l’imprenditore è la figura centrale, senza la quale nessuna impresa può nascere e svilupparsi. Anche nei peggiori momenti di crisi, esiste sempre qualcuno, per sua natura ottimista, che ha il coraggio di dare vita ad una nuova impresa… persino in Sardegna. Alcuni commentatori giudicano questi individui come dei pazzi mentre altri li considerano degli eroi temerari, che non hanno la più pallida idea di quante e quali difficoltà li attendono. Per esperienza personale posso dire che sono parzialmente veri entrambi i giudizi.

Le cose sono particolarmente difficili per chi crea un’impresa dal nulla, senza avere alcuna esperienza precedente e dovendo imparare tutto a proprie spese, col treno in corsa; mentre è relativamente più facile quando si eredita un’azienda già avviata dai propri genitori, dopo averli affiancati per alcuni anni. Le cose sarebbero molto più semplici se l’ambiente in cui si opera fosse accogliente, nel senso che le attività imprenditoriali fossero apprezzate e incoraggiate. Per trovare una tale situazione bisognerebbe trasferirsi in Olanda, dove coloro che fanno impresa sono considerati gli individui più preziosi e più utili per la società. Ma in Sardegna è esattamente il contrario. Hai tutti contro e nessuno ti rispetta.

Si crea una silenziosa ostilità nei tuoi confronti, perché la tua voglia di fare dà fastidio a chi non ha voglia di fare nulla. Ed è palese il sentimento di ostilità e di invidia che circonda qualunque iniziativa: sembra che il massimo desiderio di tutti sia quello di veder fallire le imprese. A nessuno sembra importare il fatto che se le aziende falliscono ci saranno sempre più disoccupati, e questo spiega perché ci siano così tanti disoccupati intorno a noi!

Ma non basta l’ostilità sociale. La tua stessa famiglia si sente trascurata perché lavori troppo e ti rimprovera di mettere il lavoro sopra ogni cosa e di rischiare i beni familiari, compresa l’abitazione. Le amministrazioni pubbliche ti considerano un potenziale ladro e un evasore da tenere sotto controllo e da ispezionare periodicamente. E con le miriadi di norme e leggi esistenti, una multa non te la toglie nessuno! I Clienti e i Fornitori sono sempre sul piede di guerra (specialmente nei primi anni di attività): non si fidano mai ciecamente di te e mettono continuamente in discussione i prezzi, gli sconti, i prodotti e le quantità.

I dipendenti, che dovrebbero essere i più vicini e leali collaboratori, non ti amano: lavorano e seguono le tue direttiva fintanto che hanno necessità di stare alle tue dipendenze: ma capita spesso che qualcuno si dimetta per andare a lavorare per un concorrente. Si è formato a tue spese, poi mette la professionalità e le conoscenze acquisite a disposizione di un’azienda concorrente e fa di tutto per portarti via i clienti.

Per concludere, non è una bella vita! Ma tu continui a farla e a lottare perché ci credi, perché non vuoi licenziare nessuno e perchè sai che si tratta di una via spesa bene e di cui andrai fiero.

 

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