Le Nubi di Magellano

Esiste in Namibia, nell’Africa del Sud, a due passi dal tropico del Capricorno, la fattoria Hakos, isolata dal mondo e circondata da centinaia di km di savana e di deserto che accoglie astrofili da tutto il mondo, desiderosi di ammirare le meraviglie del cielo australe.

Il mio sogno da astrofilo di osservare e fotografare il cielo del Sud, almeno una volta nella vita, si è reso concreto grazie all’incontro con Carmen e Bruno che si stavano appassionando all’osservazione degli oggetti celesti, ci siamo conosciuti, siamo diventati soci astrofili, poi amici e poi compagni di viaggio.

Un viaggio lungo dieci mila km per raggiungere dall’Europa la mitica Namibia.

Grazie all’impegno di Carmen avevamo prenotato per tempo l’osservatorio astronomico con tetto scorrevole che aveva anche la funzione di proteggerci dal vento durante la lunga notte australe. Infatti, di giorno la temperatura era sui ventiquattro gradi, ma pur essendo al tropico del Capricorno, a Giugno lì è inverno ed eravamo su un altipiano a 1800 metri di quota, ospiti di una fattoria circondata da 14 mila ettari di territorio semi desertico, esente da qualsiasi fonte di inquinamento luminoso e al calar della sera la temperatura scendeva tanto che, fra le tre e le cinque del mattino, calava bruscamente fino a due gradi sotto zero. Per giunta soffiava spesso un vento freddo e secco che penetrava attraverso gli indumenti e ci costringeva a vestirci a strati.

Visione a occhio nudo del cielo notturno

Subito dopo cena si andava all’osservatorio distante poche centinaia di metri dalla fattoria. Lo stupore della prima notte, guardando la volta celeste tappezzata da stelle brillanti come smeraldi, fu di smarrimento non riuscendo a riconoscere alcuna costellazione. Sapevo che le costellazioni visibili dai nostri cieli, viste dall’emisfero sud, sono capovolte ed è normale visto che siamo letteralmente a testa in giù rispetto alle nostre latitudini. Eppure trovavo un certo disagio nel tentare di riconoscere, spesso invano, figure sottosopra. Per giunta, l’assenza di una stella polare luminosa come quella dell’emisfero nord, non aiutava la ricerca delle costellazioni circumpolari del sud. Per fortuna ci sono gli atlanti stellari e avendo riconosciuto per la loro smagliante luminosità Sirio e Canopo, iniziai a prendere dimestichezza con quel cielo e così anche Bruno e Carmen.

Intanto il cielo era diventato più buio e ci ritrovammo sotto un’incredibile e brillante Via Lattea con il suo centro, allo zenit, immerso fra le costellazioni dello Scorpione e del Sagittario.

Nubi di Magellano
Nubi di Magellano
Nubi di Magellano

Il cielo era buio, senza inquinamento luminoso, perfettamente sereno e limpido ma, basse all’orizzonte, osservai due nuvolette bianche e pensai che fossero le avanguardie di qualche sistema nuvoloso che minacciavano la serenità del nostro bellissimo cielo.

Dopo qualche ora notai che stavano descrivendo un piccolo arco intorno al polo sud celeste e mi venne l’intuizione che potessero essere le Nubi di Magellano; un rapido controllo al planisfero ed ebbi la conferma che si trattava proprio delle due galassie satelliti della nostra Via Lattea.

La più grande, distante 160 mila anni luce, contiene circa 20 miliardi di stelle, mentre la piccola, distante 200 mila anni luce, ne contiene circa 6 miliardi.

Entrambe fanno parte del Gruppo Locale di galassie e, come indica il loro nome, sono dedicate a Ferdinando Magellano che le osservò durante il suo viaggio di circumnavigazione terrestre. Furono i primi oggetti visibili dall’emisfero sud che fotografai con una reflex fissata sulla montatura CGE della Celestron presente nell’osservatorio e motorizzata per l’inseguimento degli oggetti celesti, sia durante le riprese fotografiche, che per le osservazioni visuali al telescopio. (vedi foto 1)

Si tratta di un’immagine a grande campo che riprende sullo stesso fotogramma le due galassie distanti tra loro circa 40 gradi. Viste a occhio nudo o con un binocolo, presentano un aspetto maestoso e spettacolare.

La Grande Nube di Magellano
La Grande Nube di Magellano
La Grande Nube

Ma è con l’ausilio del grande telescopio da 30 centimetri di diametro che si coglie in tutto il suo splendore la Grande Nube di Magellano con miriadi di stelle che brillano all’oculare. Gli astronomi ricercatori hanno calcolato che 200 milioni di anni fa è avvenuto un incontro ravvicinato tra le due galassie nane per cui hanno ipotizzato che massicci flussi di gas siano stati staccati dalla Piccola Nube di Magellano verso la Grande Nube, e che questo flusso continui ancora generando nuove stelle. I ricercatori ci raccontano che vaste e dense nubi di gas all’interno della Grande Nube collassano per formare nuove stelle. A loro volta queste stelle illuminano le nubi gassose in un tripudio di colori, come avviene per la Nebulosa Tarantola della Grande Nube di Magellano. In una foto della Grande Nube da me ripresa, (vedi foto 2) si vede sulla sinistra, in alto rispetto al centro, la Nebulosa Tarantola, una regione di formazione stellare estesa oltre un migliaio di anni luce.

La Nebuolsa Tarantola
La Nebuolsa Tarantola
Nebulosa Tarantola

Le osservazioni con i grandi telescopi professionali della Nebulosa Tarantola e le riprese fotografiche mettono in evidenza densi pilastri di gas e polveri scolpiti dalla radiazione ultravioletta, cavità gassose plasmate da esplosioni di supernova, lunghi filamenti di polvere oscura, nonché stelle insolitamente massicce che rivelano la maestosa complessità di un ambiente di formazione stellare. All’interno della nebulosa Tarantola è annidato un ammasso stellare che contiene alcune delle stelle più luminose e più massicce conosciute (vedi foto 3), ripresa dal VLT Survey Telescope all’Osservatorio del Paranal dell’ESO in Cile.

Queste stelle vivranno una vita accelerata e moriranno giovani, almeno per gli standard astronomici, esaurendo il loro combustibile nucleare in pochi milioni di anni. La loro luce energetica fa brillare il gas nebulare, mentre i venti di particelle cariche soffiano bolle e generano intricati filamenti. Le enormi stelle dell’ammasso finiranno la loro vita con grandi esplosioni di supernova e daranno inizio alla formazione di una generazione successiva di astri.

Non esiste nella nostra galassia alcuna regione di formazione stellare così grande e prolifica come questa ed è facile perdersi con lo sguardo nei meandri di questa ragnatela cosmica!

di Marco Massa, presidente dell’Associazione Astrofili Sardi

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