Ontologia di Leo Lionni

di Giancarlo Pillitu

 

Leo Lionni (Amsterdam, 1910 – Radda in Chianti, 1999) è stato uno scrittore e illustratore per l’infanzia estremamente innovativo. Un vero e proprio filosofo per bambini. E per adulti. Perché tra i due ruoli non vi è sostanziale differenza. Chi riesce a farsi capire dai bambini, ha colto/elaborato qualcosa di essenziale, che come tale si presta ad essere comunicato, tanto ai bambini quanto agli adulti. Seguendo un filo tematico che ruota attorno al tema dell’identità, si può partire dall’analisi di una sua opera del 1975, intitolata Pezzettino. In essa si pone un problema ontologico: l’io è parte di una totalità o una totalità di parti o entrambe le cose? Resta una quarta possibilità: l’io è ciò che fa.

Pezzettino, in un primo momento, è convinto di essere parte di qualcos’altro. Ma non riuscendo a trovare il tutto di cui sarebbe parte, chiede consiglio al saggio di turno (“Quello-Saggio”), che gli indica un’isola in cui trovare se stesso. Ricerca dell’identità (chi sono?) che è al tempo stesso ricerca ontologica (che cosa sono?).

Sull’isola rocciosa cade e si frantuma in tanti pezzi. Capisce così di non essere parte di un tutto, ma un tutto costituito da parti. Ritorna felice fra i suoi amici, dichiarando: “Io sono me stesso”. Gli amici non capiscono, ma sono felici per lui. Loro, evidentemente, sentono di essere parte di quel tutto che è la comunità. Ma anche Pezzettino conosce questa verità, infatti ha condiviso con gli altri la sua scoperta. Ma chi è effettivamente Pezzettino? Non è un altro, in quanto ha scoperto di non essere parte di un tutto, di un qualcos’altro. Ha scoperto di essere anche lui, per quanto piccolo, un tutto costituito da parti, e quindi di essere se stesso e non un altro. Ma se il tutto è uguale alle parti di cui è composto, allora l’io (tutto) è (coincide con) gli altri (parti). Cosa sono infatti queste parti di cui l’io è composto? Le parti di cui Pezzettino è costituito non sono meno estranee della/e totalità di cui, in un primo momento, pensava di essere parte. E Pezzettino è parte (micro) o tutto (cosmo)? Forse è entrambe le cose. Micro-cosmo.

Ma ancor di più Pezzettino, al pari degli altri “individui” che via via interroga è meglio identificabile con ciò che fa. C’è “Quello-Che-Corre”, “Quel- lo-Forte”, “Quello-Che-Nuota”, “Quello-Che-Vola”. Pezzettino potrebbe, evidentemente, essere denominato Quello-Che-Cerca-Se-Stesso. Pezzettino è questa stessa ricerca. Non importa arrivare a dire che cosa esso sia (sostanza), ma come esso sia (azione, relazione). Pezzettino è la ricerca stessa di se stesso, all’interno di una realtà che diviene e presenta sempre nuove sorprese. Per certi aspetti, è una realtà che ci crea ma che viene a sua volta da noi creata.

C’è tuttavia un punto fermo nell’ontologia di Lionni: il binomio socialità e solidarietà. Pur non capendo, gli amici di Pezzettino sono felici che lui sia contento di aver trovato finalmente se stesso. Gli amici, forse, si identificano più ingenuamente con la comunità. Ma su tale ingenuità e immediatezza si fonda l’etica sociale. Si sviluppa, pertanto, una dialettica tra l’identità sociale (noi siamo!) e l’identità individuale (io chi sono?).

La forza e la bellezza della socialità sono il punto d’arrivo etico ed estetico anche di altri due racconti di Lionni: Piccolo blu e piccolo giallo (1959) e Un colore tutto mio (1975).

Piccolo blu e piccolo giallo esalta l’abbraccio e la confusione identitaria. Il superamento delle barriere inter-individuali, familiari, comunitarie, nazionali. L’identità non viene meno con la fusione. Anzi, la fusione è la vera scoperta dell’identità. Sono qualcuno perché posso incontrare l’altro. Perché mi realizzo nell’incontro con l’altro e, in questo modo, scopro chi sono. Un colore tutto mio parte dalla constatazione che tutto cambia e diviene e nulla resta identico a se stesso.

Il Camaleonte rappresenta il divenire per antonomasia. Ma il divenire può essere un fattore di unità e di uguaglianza, può condurre alla solidarietà e alla condivisione della comune sorte,

LEO LIONNI, Pezzettino (1975), Babalibri, Milano 2006

 

che non è quella di avere o aspirare a un’identità che distingua e separi l’individuo dagli altri, ma di farci sentire uguali e uniti nel divenire del mondo.

Tutto diviene e cambia. Nulla si sottrae al mutamento. Ma si può sempre costruire qualcosa che permanga nel tempo. Cambiare colore insieme agli altri equivale a costruire delle tradizioni che si sviluppano nel tempo e che, nel momento in cui vengono condivise, denotano una crescita comune, un’identità collettiva che, anche nel mutamento, costituisce un punto di riferimento.

Il problema dell’identità – nel rapporto con gli altri, con se stessi, col divenire – può risolversi nell’equazione io = mondo, ovvero nella corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo.

Ciò significa che il motto delfico “Conosci te stesso” si configura come un imperativo categorico che allude alla conoscenza del mondo. Del mondo inteso come comunità.

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