Parlamento europeo: che cos’è, e cosa fanno i parlamentari europei?

di Luigi Palmas

Che cos’è l’ Europa? Che cos’è il Parlamento Europeo? la Commissione? il Consiglio? I suoi funzionamenti da quali leggi sono regolamentati? Esiste una Costituzione e che cosa dice? Che cosa e come decidono i Parlamentari eletti in 28 Nazioni europee in rappresentanza di circa 500 milioni di cittadini e di circa 430 milioni aventi diritto di voto? i Commissari? i membri del Consiglio? Chi sono, chi rappresentano, che fanno? In che modo funzionano la regole democratiche e in che modo vengono rispettate le Costituzioni dei singoli Stati? Che cos’è la sovranità dello Stato?

A queste domande la maggior parte dei cittadini italiani ed europei potrebbe, probabilmente, non saper dare risposte precise.

Probabilmente pochi potrebbero anche sapere esattamente che cos’è l’ Europa, come, quando e perché è nata prima come Comunità Economica Europea, poi come Comunità Europea, che cosa sono i Trattati, i Regolamenti, la Commissione, la BCE, la Banca Centrale Europea, l’ Euro e molte altre strutture collegate di cui tutti i giorni si parla nei mass-media in riferimento alle decisioni che regolano la vita degli Stati, le loro economie e quindi la vita di tutti i cittadini europei.

Non è certo facile addentrarsi in questi meandri di norme e regole descritte nei Trattati e Regolamenti e poi nelle leggi studiate e scritte da centinaia di funzionari giuridici ed economici, pagati con stipendi esorbitanti, delle quali poi sappiamo tutti veramente poco.

Parleremo dell’ Europa, ma per prima cosa cerchiamo di vedere che cos’è il Parlamento Europeo e di che cosa si occupa, dal momento che abbiamo appena poco tempo fa votato, tra l’ altro con percentuali basse, in Italia qualcosa oltre il 50%, in Sardegna circa il 36% degli elettori aventi diritto. Tutto ciò significa che ormai in pochi credono in questa fantastica costruzione.

Molti dicono che in questo Parlamento, a differenza che nei Parlamenti nazionali, i legislatori non possono fare le leggi e che se vogliono opporsi alle leggi fatte da altri, che nessuno ha eletto, devono scalare montagne insormontabili; dicono cioè che siamo dentro un sistema dittatoriale, creato e costruito con strumenti molto sofisticati e ingegnosi e per motivi molto precisi, mai pensato prima nella storia politica umana.

Molti dicono che il Parlamento Europeo è un imbroglio, una farsa e che conta meno di zero. Cerchiamo di capire il perché. I Parlamentari eletti sono pienamente consapevoli, e per chi non lo è è anche peggio, del fatto che delegano la formulazione di leggi sovranazionali, cioè più potenti di quelle scritte dai singoli Paesi e spesso anticostituzionali, ai burocrati, ai funzionari e rappresentanti non eletti della Commissione Europea.

Ciò che conta è il principio di utilità: è comodo andare a Strasburgo, farsi dare uno stipendio stratosferico e poi incolpare Bruxelles per i danni micidiali che produce.

Lo spiega uno studio della Cambridge University del 1999: «I legislatori hanno noti incentivi per delegare tutto il potere ai burocrati, fra cui il fatto di evitare di essere poi chiamati a rispondere ai cittadini per scelte dure e impopolari». Si può dire: le micidiali “riforme” del lavoro, delle pensioni e i tagli di spesa imposti dalla Commissione Europea. Quindi si passò dal non poter fare nulla al poter fare quasi nulla: l’impotenza del Parlamento divenne così assurda e ridicola che i poteri potenti di Bruxelles dal 2006 e quindi nel 2007 col Trattato di Lisbona, si ingegnarono a introdurre dei regalini per far credere che il Parlamento potesse bloccare le leggi proposte prima dal Consiglio, votate dalla Commissione e infine ratificate dal Parlamento.

Con il Regulatory Procedure With Scrutiny e l’Articolo 290 Tfeu fu concesso al Parlamento la possibilità teorica di opporsi alle leggi della Commissione. Ma era solo una truffa: i Parlamentari contestano? Non possono votare contro. Se vogliono contestare costa una fortuna, e i tempi sono lunghissimi. Nel Trattato di Lisbona sono stabilite norme per rendere quasi impossibili i costi di una opposizione del Parlamento contro la Commissione.

Le “Direttive” della Commissione sono scientificamente studiate e scritte da oltre 300 tecnocrati, legali ed economisti con nodi e norme inestricabili. In questo modo qualunque europarlamentare che avesse intenzione di capirci qualcosa e fare qualunque rilievo od opposizione dovrebbe ingaggiare uno staff di tecnici con costi enormi, ma non solo: deve, dopo di che, possedere altri enormi mezzi per comporre un’intera commissione parlamentare sulle norme che vuole contestare, solo per iniziare il percorso. Quindi deve cercare altri mezzi per comporre una coalizione di Parlamentari che sia d’accordo con lui, e deve anche convincere la conferenza dei Presidenti delle Commissioni.

Per formare una lobby fra i vari Partiti convincendo colleghi alla contestazione per rifare tutto nel Consiglio dei Ministri, che per legge deve essere d’accordo, si ha tempo solo 4 mesi. Scaduti i 4 mesi il Parlamentare Ue non può più intervenire. Il College of Europe di Bruges scriveva nel 2017, confermato dall’Economist: «Il peso, i costi e gli ostacoli di una contestazione e contro una legge della Commissione sono quasi sempre maggiori dei benefici. Meglio, per il parlamentare, una forma di baratto in privato con Bruxelles». In altre parole: meglio darla vinta alla Commissione, in partenza, avendo un benefit. Un percorso pazzesco e democraticamente fuori dal mondo. Un Parlamentare eletto deve spendere un patrimonio e rendersi la vita impossibile per contestare burocrati non eletti. Dal 2009 al 2017, su 545 leggi proposte dalla Commissione, il Parlamento Europeo ne ha contestate l’1,1%. Il resto, tutte leggi più potenti di quelle italiane e spesso contrarie alla nostra Costituzione, è stato votato senza colpo ferire.

Riepilogando: gli Europarlamentari che volessero bocciare una super legge della Commissione dovrebbero impiegare una montagna di euro e un transatlantico di super tecnici per tentare di convincere un mare di altri Parlamentari nei Partiti e nelle Commissioni, solo come inizio, per poi superare innumerevoli veti. Il primo dalla Commissione parlamentare interessata. Poi potrebbero contestare un conflitto di giurisdizione fra Commissioni, per il tema non di competenza. Se poi i Parlamentari non hanno la maggioranza assoluta di tutto il Parlamento Europeo, insieme al si del 55% del Consiglio dei Ministri (cioè di tutti gli Stati Ue), l’ iter non può nemmeno iniziare. Tutto ciò non è teatro pirandelliano è un film horror.

Gli Europarlamentari cosi’ “castrati” sono costretti, se vogliono, a fare i lobbysti, spesso con sotterfugi. Michael Kaeding, economista neoliberista dell’università Duisburg-Essen, con decine di incarichi nelle maggiori società di analisi politiche ed economiche d’ Europa, un super tecnocrate, l’ opposto di un euro scettico, ha dichiarato che la Commissione Europea, che emana tutte le leggi, è consapevole di avere scarsissima legittimità democratica. Per questo motivo non vuole mai scontrarsi con gli Eurodeputati, con i quali tenta sempre accordi di merito. “Esiste un potere di fatto dove il singolo Parlamentare baratta con la Commissione su certe leggi, piuttosto che tentare uno scontro. Il problema, dice Kaeding, è che questi negoziati non sono trasparenti ma difficili da scoprire”. Non sapendo che fare l’Europarlamentare diventa un lobbysta ombra, spesso per fini e vantaggi puramente personali o di parte. Se pure un personaggio quale Kaeding analizza queste trattative definendole “riservate”, e ponendo in dubbio, giustamente, se siano lecite, che pensare?

Ancora Kaeding: “Il Parlamento può bocciare sia la nomina del Presidente della Commissione, sia la lista dei Commissari. C’è sempre un rimedio: Presidente e Commissari vengono ripresentati quasi identici, o al meglio con cosmetiche correzioni per salvare la faccia ai Parlamentari contestatari. Se un ipotetico Europarlamento, contestando, non accettasse il salvafaccia, si boccerebbe di nuovo il tutto. Quindi si entrerebbe “nel labirinto chiamato crisi costituzionale secondo il Trattato di Lisbona”, cioè la Costituzione UE introdotta furtivamente e in fretta e furia nel 2007, dopo la bocciatura francese e olandese della prima Costituzione proposta”. Chi risolverebbe una crisi costituzionale di quel tipo? Il Parlamento Europeo?

No. C’è il Consiglio Europeo che “ha risposto a questa eventualità con oltre 2.800 pagine di codicilli indecifrabili, scritti da tecnocrati nel 2007 nel Trattato di Lisbona da cui si fa discendere, secondo studiosi come Jens Peter Bonde, che la crisi,  a quel punto, viene messa nelle mani della Corte Europea di Giustizia, che è ancor meno eletta della Commissione Ue”. Conclusione: una bocciatura del Parlamento Europeo varrebbe niente. Ciò dimostra ancora la realtà della mancanza di potere e di democrazia dell’assemblea elettiva di Strasburgo. Le leggi Ue, prodotte dalla Commissione, regolano tutto nei minimi dettagli, delimitano qualsiasi privacy. Ma quello che questa  Europa ha brutalmente portato di più terrificante sulla più bella e democratica Costituzione del mondo, la nostra, sono i Trattati. Le leggi teoricamente, ma non praticamente, impugnabili dai parlamentari sono soltanto quelle secondarie, fatte da un’ entità non eletta, ma quelle primarie sono i Trattati: da Maastricht a Lisbona, fino al devastante Fiscal Compact che ha violentato la Costituzione Italiana imponendovi il pareggio di bilancio, cioè la distruzione del potere sovrano di spesa (e quindi dell’equità sociale), votato furtivamente e in fretta e furia da tutto il Parlamento, eccetto che da alcuni encomiabili Parlamentari sani di mente, in una notte dell’ inizio del 2012, senza nessuna informazione e dibattito pubblico. Chissà perché!

L’ Europarlamentare non può nulla neanche sulle leggine, e quindi non conta niente sui Trattati che regolano la spesa dello Stato per le nostre vite, sanità, istruzione, lavoro, pensioni, giovani. Il Trattato di Lisbona, con l’articolo 48 Tfeu, sancisce che per modificare un Trattato Europeo ci sono quattro procedure. In tutte e quattro il ruolo del Parlamento Europeo è quasi nullo. Tre vie sono fondamentali: 1. procedura ordinaria, 2. procedura semplificata, 3. “passerelle” (in francese). Non esiste nessun politico in tutta Europa che sappia cosa siano, perché sono procedure più complesse della fisica quantistica: bisogna sapere quanti attori, a livello Ue, devono essere tutti insieme coinvolti, pluriconsultati, coordinati, informati e infine convinti, per cambiare un Trattato. L’elenco è sconfortante: attraverso un iter ultra bizantino, praticamente folle, vanno convinti tutti i 28 Governi nazionali (e anche solo uno di loro può porre il veto, bloccando tutto). Poi occorre avere con sé la Commissione Ue, il Consiglio Europeo, il Consiglio dei Ministri, la cosiddetta Convenzione Europea oltre la Conferenza Intergovernativa, la Bce e, in ultimo, il Parlamento Ue.

Tutto questo non esiste in nessuna parte del mondo e non è mai esistito nella storia politica dell’umanità.

Tutto questo è folle o, meglio, è stato inventato e costruito per rendere schiavi i popoli a vantaggio di una classe ristretta di potere che governa il mondo con l’ economia e la politica al suo servizio con una guerra di classe al contrario per prendersi tutto, e tutti zitti. Amen. A meno che, chissà…

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