Un altro Sindaco, un altro “Matteino”

di Giuseppe Toeschi

Il sindaco di Uta, Giacomo Porcu, mi ha regalato una piacevole chiacchierata sul Mattei. Con una forte vena nostalgica, abbiamo parlato della sua esperienza a scuola, della situazione attuale di quest’ultima e di come, secondo lui, andrebbero affrontate le criticità che il Mattei sta vivendo. Lo ringrazio per la sua cortesia e disponibilità.All’epoca, come mai ha scelto di frequentare il Mattei?
Ho scelto il Mattei perché ero appassionato di materie tecniche: la matematica, la contabilità, la finanza. Nel tempo ho cambiato interessi. All’università mi iscrissi prima in Ingegneria, poi in Scienze Politiche, ma la passione è rimasta, dato il lavoro che ho fatto successivamente, in banca.Che ricordo conserva della scuola, tra insegnanti, compagni e ambiente?
Sono stati cinque anni fantastici, sia da un punto di vista della formazione che dei rapporti personali. Con i compagni di scuola siamo rimasti unitissimi, ci si sente, grazie alle nuove tecnologie. Su WhatsApp abbiamo una chat dove continuiamo a sentirci, a scherzare e, quando gli impegni ce lo permettono, ci incontriamo pure. Anche il ricordo dei professori è eccezionale e ogni occasione è buona per rientrare in contatto con loro. Sono stai anni davvero meravigliosi, la formazione è stata eccezionale, sia quella scolastica che quella della persona, per un adolescente che si apprestava a diventare adulto.Ha avuto qualche professore guida, che è stata una figura di riferimento?
Un po’ tutti sono stati delle guide. Sicuramente è stato determinante per le scelte nella vita, oltre che negli studi, il professor Alberto Mulas, un insegnante con cui si riusciva ad avere degli scambi di opinione molto particolari e, se mi passi il termine, anche molto maturi, per l’età che avevamo. Discutevamo sull’attualità, la cronaca, la storia, venendo messi sul suo stesso piano, nonostante fossimo ragazzi giovani, oggi sarebbe quasi impossibile credere che un professore possa avere con gli alunni questo tipo di approccio, questo tipo di rispetto nell’affrontare determinati temi. Con ciò non voglio mancare di stima agli altri insegnanti, come il professor Basile, di Diritto ed Economia, che ci ha aiutato a cogliere quelli che sono gli spunti politici dietro le scelte economiche di una nazione; il professor Balia, che ci ha dato un’idea molto importante della geografia, che si sposa con l’attualità; il professor Sanna, matematica; la prof.ssa Fanzeco, inglese; il prof. Perseu, tecnica bancaria e calcolo; ragioneria con prof. Demuru; prof. Tottoni, con cui ci siamo fatti tante risate durante le ore di educazione fisica. Sono stati tutti eccezionali, è difficile trovare chi più di altri è stato una guida. Per quanto riguarda l’attività di sindaco, il professor Basile e il professor Mulas, sono quelli con cui ho avuto modo di restare maggiormente in contatto, per dei progetti fuori dall’ambito scolastico.Quindi è rimasto comunque in contatto con alcuni professori?
Si, all’ingresso del municipio abbiamo due bellissimi pannelli, fatti per un progetto di alternanza scuola-lavoro dai ragazzi del Mattei, con due siti archeologici molto importanti: Su Niu de su Pilloni e la chiesa di Santa Maria. Siamo stati molto contenti di aver collaborato con gli alunni. Rivederli mi ha fatto ricordare di quando avevo ancora i capelli, ce li avevo lunghi e frequentavo quella scuola. Il professor Basile, da poco, ha presentato un suo libro, qua da noi a Uta, che sostiene una causa molto nobile, ovvero il camper per le visite senologiche itineranti nei paesi, ed è stato molto bello.Cosa ne pensa della recente perdita d’autonomia del Mattei e del suo accorpamento col Meucci?
Credo che sia stata una scelta non felice, perché il Mattei era un punto di riferimento non solo di un paese, in questo caso Decimomannu, ma di un intero territorio. Ho ricordi di persone, con cui ho ancora legami strettissimi, di Samassi, Serramanna, Siliqua, Vallermosa, Elmas, Assemini. Quindi la scuola era significativa per tanti ragazzi, merito anche della sua unicità, perché nonostante sia un istituto periferico, posso testimoniare che ha dato un’istruzione eccellente, dando a tutti l’opportunità di realizzarsi nella vita e nel lavoro. La sua specificità rischia di esser persa, affiancata a un altro Istituto che ha pari dignità e pari storia, ma che probabilmente ha una filosofia, un indirizzo e un target non complementari, non coerenti con quello che era il Mattei. Questa scelta rischia di impoverire il territorio di un pilastro molto importante in termini di formazione. Con l’abbandono scolastico che abbiamo oggi in Sardegna, sarebbe stata opportuna una scelta forte, di controtendenza, di mantenimento delle autonomie e di grosso rilancio degli investimenti per questi istituti, apparentemente periferici, ma fondamentali, per migliaia di famiglie e migliaia di ragazzi.Si vocifera che si candiderà per le elezioni regionali, è giusto?
Potrebbe succedere.Nel caso venisse eletto, cosa farebbe per aiutare il Mattei, nella sua situazione attuale?
Sicuramente sarebbe importante portare avanti una battaglia, non solo per il Mattei, ma per tutte le istituzioni scolastiche. Il punto fondamentale è che non se ne deve fare un discorso ideologico e di numeri: la Sanità e l’Istruzione non possono essere elementi su cui ragionare, fammi fare una battuta, in maniera “ragionieristica”, cioè che devono produrre un utile e creare una ricchezza economica, ma devono creare una ricchezza culturale nei cittadini, pronti ad affrontare il mondo. Sono due settori in cui si deve investire in maniera pesante, in maniera forte e convinta, incentivare le autonomie scolastiche, dare alle scuole gli strumenti con i quali possano proporre dei progetti vincenti e adeguati al tempo, sostenere tantissimi insegnanti, che fanno un lavoro eccezionale e di grande crescita. Quindi, per andare al sodo, non solo per il Mattei, ma per tutte le scuole, serve un fortissimo investimento. I soldi ci sono, non vengono spesi o in alcuni casi vengono impiegati in maniera non corretta. Bisogna potenziare le autonomie scolastiche, permettendo che possano entrare in rete con tutto il sistema, sia con gli istituti secondari, sia col mondo universitario e preservare quelli che sono presidi importanti dello Stato nei territori: ogni classe che chiude, ogni scuola che chiude o perde autonomia è un indebolimento dello Stato e dei servizi per i cittadini e questo non può assolutamente esistere. Esistono le risorse e gli strumenti, c’è bisogno che la politica ci creda fermamente. Il progetto a cui sto dando una mano, ma, ripeto, non so fino a che punto si spingerà questo impegno, pone al centro la Sanità, l’Istruzione e non abbandonare le zone meno vicine alla città, nonostante quest’ultima viva le stesse criticità in materia sanitaria e scolastica, come i piccoli centri. È un discorso molto complesso che va affrontato con convinzione e risorse.Oggi consiglierebbe il Mattei a un futuro studente delle scuole superiori, prendendo in considerazione quello che è stato a suo tempo e quello che è oggi?
Sicuramente sì, complice lo splendido ricordo che ho di quella scuola e dei suoi insegnamenti, che mi sono serviti davvero, sia nel lavoro, ma anche nella vita, nell’aiuto alla crescita, perché non dobbiamo dimenticarci che la scuola non deve essere un surrogato della famiglia: sono importanti gli insegnamenti che riceviamo in casa, per quanto riguarda l’educazione, il lavoro, il rispetto, che poi, però, devono trovare pari corrispondenza nella scuola. Mi sento di consigliarlo perché ho un ricordo meraviglioso e anche per quello che ho potuto vedere oggi: nella mia attività da Sindaco, con i vari progetti fatti con la scuola. Ho colto nei ragazzi e negli insegnanti lo stesso spirito dei miei tempi, di entusiasmo, di voglia, di sacrificio, nel senso nobile del termine: persone disposte a sacrificarsi al massimo, in termini di impegno e con gioia. Questo è importante, i ragazzi lo colgono e acquisiscono un altro modo di ragionare. Lo consiglierei anche per tutte le evoluzioni dei vari corsi, che l’hanno reso più coerente col mercato attuale del lavoro e delle conoscenze.State costruendo un nuovo polo scolastico, qui a Uta. In futuro, pensa che il paese possa ospitare anche una scuola superiore?
Nell’ipotesi di costruzione che abbiamo messo in piedi, il polo Iscol@ di Uta, è il più grande polo scolastico previsto nella regione Sardegna, con il quale siamo riusciti a ottenere il finanziamento del PNRR per completare tutti i cicli di studio, dalle scuole dell’infanzia alle scuole medie. Sarà una scuola all’avanguardia sia per quella che è la filosofia pedagogica, sia per quello che sono gli standard architettonici costruttivi, a cominciare dall’impatto zero, dalla possibilità di avere una scuola immersa nel verde, non con palme e prato all’inglese, con tutto il rispetto, ma con un pezzo della nostra macchia mediterranea che verrà trasferita qui, con tutti quelli che sono i vantaggi naturali e di gestione. Il sogno potrebbe anche essere quello di avere una scuola superiore, abbiamo messo in piedi un progetto che consentirà di riavere degli spazi da destinare a questo, quindi, tempo qualche anno, non ci mancherà il luogo per poterla accogliere. Sicuramente è importante dotare il paese di grandissime infrastrutture per facilitare i collegamenti, è impensabile ragionare su una scuola superiore che non consente ai ragazzi una totale autonomia negli spostamenti, quindi a questo proposito mi ricollego al discorso delle elezioni regionali e della politica: devono essere fatte scelte molto importanti sulle infrastrutture che agevolino il trasporto pubblico locale, perché il diritto allo spostamento, sia nella continuità territoriale, ovviamente, sia negli spostamenti interni, vuol dire poter accedere in maniera più semplice al diritto allo studio, alla sanità e al lavoro, che sono tre pilastri immancabili. Quindi, da questo punto di vista, approfittando anche della posizione baricentrica del paese, potrebbe essere un’opportunità creare un polo con le scuole di Decimomannu e di Assemini, che possa completare l’offerta formativa per questa fascia del Campidano – inizio dell’Iglesiente, senza doversi spostare obbligatoriamente a Cagliari. Se ci saranno le opportunità saremo pronti a coglierle.

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