Università di Cagliari: tantissimi studenti in attesa di risposte
Ancora incerti i tempi e le modalità per la certificazione dei 24 CFU
di Andrea Piras
Centinaia di studenti sardi potrebbero ritrovarsi impossibilitati a partecipare al concorso ordinario per docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado che, stando alle parole del Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, sarebbe in procinto di essere bandito: parliamo dei primi mesi del 2020.
I tempi stringono e molti studenti che si sono laureati presso l’Ateneo cagliaritano hanno avviato una protesta nei confronti dell’Università di Cagliari, con una lettera indirizzata al Rettore Maria del Zompo, chiedendo spiegazioni in merito alle irregolarità che riguardano il rilascio delle certificazioni e lamentando il fatto che nessun percorso formativo per i 24 CFU (crediti formativi universitari) è stato avviato per l’anno accademico in corso.
Infatti, tra i requisiti fondamentali per l’accesso alla selezione, vi è la certificazione di 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecniche didattiche, come già previsto dal Decreto Legislativo n.616 del 10 agosto 2017 e ribadito in una nota Ministeriale del 7 febbraio 2018.
Sono molti i percorsi accademici che prevedono il superamento di tutti o buona parte di questi insegnamenti e per questo motivo, i laureati cagliaritani lamentano il disservizio della non certificazione degli esami della carriera pregressa. Gli studenti lamentano inoltre l’atteggiamento di alcune segreterie di facoltà che, forse per temporeggiare, avrebbero fornito agli studenti interessati risposte vaghe o incomplete, supponendo inoltre che alcune carriere universitarie fossero obsolete ai fini della partecipazione ai concorsi.
La risposta dell’Università è arrivata con un comunicato stampa dell’11 novembre, che si apre con la precisazione che con i corsi finora realizzati, cioè nell’A.A. 2017-2018, sono stati 3.380 gli iscritti che hanno ottenuto il riconoscimento. Inoltre, si sostiene che la mancata riattivazione del corso per i 24 CFU «è frutto della mancanza, finora, di un chiaro indirizzo politico»; e ancora che «il Rettore Maria del Zompo, avendo avuto in passato notizia in sede di Conferenza dei Rettori e dallo stesso Ministero, che il governo successivo non avrebbe più portato avanti la necessità di tale corso, aveva deciso di non costringere nessuno a frequentare corsi a pagamento e comunque onerosi anche per l’Ateneo, dato che non erano più necessari». Il Rettore del Zompo, infine, ha dichiarato che «l’Ateneo ha deciso di riattivare il corso FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio) per l’A.A.2019-2020» entro novembre, a seguito della «rinnovata certezza politica» espressa dal nuovo Governo.
La risposta ufficiale dell’Università, che voleva placare le polemiche in merito alla questione, in realtà sembra aver avuto l’effetto di inasprire la protesta. I fautori della protesta, infatti, ritengono che questa replica sia un’ammissione della scarsa attenzione dell’Università nei confronti dei restanti beneficiari, sottolineando che la riconferma dei 24 CFU da parte del MIUR è avvenuta con una nota data febbraio 2018, quindi successiva al fermo discrezionale operato dall’Università.
Nella giornata di giovedì 22 novembre, una delegazione di studenti accompagnati dai rappresentanti di Cobas e Cgil (Comparto Regionale Scuola) si è recata al CEDIAF (Centro di servizio di Ateneo per la Didattica e l’Inclusione nell’Alta Formazione delle professionalità educative), per cercare di ottenere risposte in merito alle certificazioni e all’attivazione dei corsi FIT. Gli studenti, tuttavia, non hanno ritenuto l’interlocuzione soddisfacente e per questo motivo sono determinati a portare avanti la protesta, con tempi e modalità ancora da stabilire.