Villasor. Biagio Arixi si racconta…

 

 

Di Luigi Palmas

 

Biagio Arixi è un poeta e scrittore di fiabe e romanzi, di Villasor, conosciuto a livello nazionale e internazionale.

Oggi vive a San Sperate e si alterna tra la Sardegna e Roma, dove ha vissuto e lavorato per alcuni decenni, oltre all’ Italia e all’Europa, con qualche capatina anche negli Stati Uniti, in cui ha soggiornato il fratello Dino per alcuni anni, a New York, frequentando l’ “Actors Studio”.

Dopo la sua presentazione a Villasor di “ Diva perversa”, romanzo biografico della famosa star del cinema Irina Demick, sua grande amica, di cui ho parlato nel n.105 di VULCANO, mi accoglie per parlare di lui e della sua opera e presentarlo ai nostri lettori. Più che un’intervista è un dialogo sui suoi ricordi, impressioni, scritti e opinioni su temi della sua personalità, esperienze e analisi del mondo in cui ha vissuto e viviamo noi oggi.

Mi racconta che le sue prime esperienze di scrittore di poesie risalgono addirittura alla sua infanzia, alle elementari. Il suo maestro, Sig. Cao, scoperse in alcuni temi e riflessioni la sua vena poetica e lo incoraggiò a proseguire nella scrittura. Biagio- mi dice- è stato un bambino molto fantasioso e, rispetto agli altri cinque tra fratelli e sorelle, il più vicino a sua madre. Ha un ricordo bellissimo del padre Bernardo, che ha conosciuto solo fino a otto anni, quando morì molto giovane. Ricorda il padre, che lavorava alla Rinascente, molto altruista e generoso, che sofferse molto la discriminazione sociale nel suo paese perchè uomo di sinistra.

Sin da ragazzo Biagio ha sempre vagato con la mente, ha sempre attraversato il mare, non sapendo che la Sardegna era circondata dal mare che ci tagliava fuori dagli altri e dagli altri Paesi. “Io lo attraversavo con la mia mente e la mia  fantasia e ciò mi è servito poi da adulto. Molti si meravigliavano del perchè e di come uno come me, che viveva in un piccolo paese lontano, fosse riuscito a conoscere tutte quelle grandi e famose personalità del mondo della televisione, del cinema, dello spettacolo e della cultura. Avevo un’ attrazione e affabulazione naturale per entrare sempre in amicizia con le persone e comunque è intervenuto sempre il caso. Ho conosciuto presto grandi personaggi come Gil Cagnè, famoso truccatore delle grandi stars internazionali. Mi presentò un’ amica della Rinascente e Gil mi prese subito in simpatia perché ero un bel ragazzo simpatico e perché sardo. Mi invitò a Milano, venne a prendermi all’ aeroporto, accompagnato da due ragazze di colore con delle minigonne strepitose. Quando le vidi, siamo nei primi anni sessanta, mi venne un fremito immaginandomi nella piazza di Chiesa del mio paese dove tutti mi guardavano provando quasi un senso di vergogna.

Sono stato sempre curioso e sono andato sempre in cerca  di storie fantastiche.

Biagio Arixi con Alberto Moravia e Rossella Falk

Dopo la morte di mio padre abbiamo avuto in casa il padre di mia madre che non era un uomo facile, ma non cattivo né autoritario, e mi presi cura di lui. Quando si ammalò io dormivo nella sua camera, mi raccontava delle storie, pregava sempre San Pasquale e io gli chiedevo perchè. Perché- mi spiegava- mi avviserà tre giorni prima di morire. Dormivo in un letto di legno tinteggiato di blu, come si usavano in quei tempi, e prima di addormentarsi lo sentivo pregare. Avevo paura. Una notte ho sentito bussare alla porta, mi sono spaventato, ho aperto e non c’ era nessuno.” “Non ti preoccupare, mi hanno avvisato”. “Dopo tre giorni  morì davvero. Ciò ha fatto parte delle mie visioni e della mia fantasia, ci credevo. Ho anche fantasticato che non sarei stato povero. I ragazzi della mia età avevano scarpe belle ma mio padre le faceva fare dal ciabattino, ziu Vissenti, con le suole chiodate per non consumarsi, brutte e rumorose ma robuste, che duravano tre stagioni. Tutto ciò, anche la povertà, mi ha fatto desiderare di conoscere cose  e persone nuove e di viaggiare con la fantasia in mondi lontani.

Il maestro Cao in quarta elementare ci diede un tema a composizione libera. Io scrissi una serie di pensieri sul  pettirosso da cui ero affascinato per quella macchia rossa nel petto. Il maestro mi presentò ai miei compagni come un poeta! L’ ho sempre tenuto in mente e ho cominciato a scrivere poesie. Da allora si affezionò e mi prese a ben volere. Di pomeriggio faceva ripetizioni per chi poi, dopo l’ esame di quinta, voleva proseguire gli studi. Mia madre non poteva pagarlo ma lui mi preparò gratuitamente. Addirittura il giorno dell’ esame mi portò da Villasor a Cagliari dove al “Siotto”, situato allora nelle scalette di via Manno, si svolgeva l’ esame di ammissione alle scuole medie per la durata di tre giorni. Nella prova di dettato bisognava scrivere esattamente la punteggiatura. Mi aiutò nelle prove la sua fidanzata. Il maestro Cao poi, tramite le sue conoscenze, mi fece frequentare gratuitamente le scuole medie al “Convitto Nazionale”. Nella mia  autobiografia, “Sono figlio di Oscar Wilde”, gli ho dedicato il terzo capitolo.

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L’articolo integrale lo trovate sul Vulcano 107 in distribuzione in questi giorni.

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