Assemini. Il Viaggio della Dea

di Sara Saiu

 

Una mostra di una bellezza inaspettata quella che dal 27 giugno al 5 luglio è stata allestita presso i locali del vecchio municipio in piazza S. Pietro ad Assemini e intitolata “Il viaggio della Dea”.

La location ha senz’altro aiutato a mettere in luce l’inestimabile valore del lavoro compiuto da Vittorio Matta il quale, col suo grande impegno di studioso prima e di artista poi, è andato alla ricerca delle raffigurazioni internazionali della Mater, basandosi su dati storici, leggendari e mitologici, per poi riprodurle con cura nelle sue immagini e nei suoi manufatti di gran pregio e attenzione al dettaglio.

Hanno collaborato all’inaugurazione dell’evento la stilista Marinella Staico e l’orafa Anna Catalano.

La mostra ha aperto uno scorcio su quelle interpretazioni iconografiche e iconologiche talvolta sconosciute ai più.

Femminilità che si può toccar con mano nelle ceramiche di Matta, grazie al quale la bidimensionalità dei libri ha preso forma a tuttotondo per dare la possibilità allo spettatore di vivere un’esperienza sensoriale più completa.

Le ceramiche ci mostrano come si sia evoluta tutta quella serie di rappresentazioni dei simboli femminili e come questi vengano ripresi e riproposti dalle culture più disparate con lo scorrere dei millenni, talvolta mantenendo significati e simbolismi simili.

Ritroviamo ad esempio l’uovo cosmico dal quale, secondo la tradizione, emergono tutte le forme del creato. Pare si tratti del primo simbolo cosmico adorato in Mesopotamia già seimila anni fa.

Col passare del tempo, se ci pensiamo, l’uovo è rimasto anche nella tradizione cristiana, quale simbolo di resurrezione.

Abbiamo poi il serpente cosmico (Uroboros), iconograficamente un serpente che si morde la coda rigenerandosi continuamente in un ciclo continuo (nascita e morte) e che ci ricorda l’utero materno e pertanto la Dea Madre, generatrice di tutto.

Via via passeggiando tra le teche incontriamo rappresentazione della Dea Madre antichissime e provenienti da tutto il mondo, dalle forme talvolta stilizzate e talvolta rafforzate da decori incisi e forme teromorfiche.

Matta non dimentica certo di riprodurre i ritrovamenti della Dea Madre in Sardegna, ad esempio rappresentando la Dea Madre di Turriga, rinvenuta a Senorbì e conservata al Museo Archeologico di Cagliari.

E giustamente conclude il suo percorso con una propria interpretazione raffigurativa della Dea, intitolando la sua opera ceramografica La Madre.

Adesso ci si chiede se il grande lavoro svolto dall’artista asseminese troverà collocazione in una collezione privata o diverrà, come merita, di interesse delle amministrazioni locali affinché venga proposta al grande pubblico in una suggestiva e interessante mostra itinerante.

 

 

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