“L’invecchiamento mentale”. Quando l’invecchiamento è patologico: dalla diagnosi alla presa in carico

di Sandro Bandu

Si è svolto il 23 ottobre scorso, ad opera della Lega Guido Rossa Ula Auser di Assemini, presso la sala consiliare del Comune di Assemini, l’interessante convegno “L’INVECCHIAMENTO MENTALE Quando l’invecchiamento è patologico: dalla diagnosi alla resa in carico”.

Un momento del convegno sull'invecchiamento mentaleIl Convegno, presieduto da Franco Benucci (segretario generale SPI CGIL territoriale di Cagliari), è stato introdotto da Costanza Congiu (segretaria generale Lega SPI CGIL Guido Rossa di Assemini), e ha visto tra i relatori la neurologa Francesca Di Stefano, la psicologa Barbara Cossa, la psicologa Roberta Portas e la signora Francesca Caria che ha portato all’attenzione del convegno le toccanti e dolorose esperienze di prestazioni di cure erogate al marito durante la malattia. Infine vi sono stati gli interventi del segretario generale della SPI Cgil Sardegna Marco Grecu, del presidente Nazionale Auser Enzo Costa e della segretaria nazionale SPI CGIL, responsabile del dipartimento benessere e Diritti, Mina Cilloni.

La prima relatrice, la dott.ssa Francesca Di Stefano, esperta in neuropsicologia, ha posto l’accento su come fare all’insorgere dei primi sintomi, i primi campanelli d’allarme che non vanno sottovalutati e che esordiscono, prevalentemente, con disturbi della memoria. Inizialmente i pazienti non ricordano le cose, le frasi, o addirittura, nei casi più gravi, i nomi dei propri famigliari. I primi rimedi, secondo la dott.ssa Di Stefano, sono quelli di ricorrere a un neurologo, il quale deve cercare di capire se i primi sintomi di demenza possono essere dovuti a un problema dell’attenzione e se sono occasionali, o se il problema può passare, in tempi più o meno brevi, allo stadio della cronicizzazione.

Dal punto di vista medico è opportuno fare esami di screening o esami strumentali (Tac o risonanza) per valutare eventuali alterazioni del cervello. Purtroppo le liste di attesa per questi esami risultano troppo lunghe, perchè la sanità pubblica non dispone di molti centri e non riesce a soddisfare in tempi celeri la crescente richiesta dei pazienti anziani italiani che con gli anni aumentano sempre più. Ricordiamo che la popolazione italiana è tra le più vecchie a livello mondiale: gli ultimi dati ISTAT dicono che su poco più di 62 milioni di abitanti, gli italiani oltre i 65 anni sono circa 13,5 milioni e rappresentano il 22,3 % della popolazione totale italiana. Certo bisogna monitorizzare i pazienti per seguire l’evoluzione della malattia e magari tamponare con una terapia medica che può risolvere il problema a livello sintomatico. Oppure cercando di impegnare il paziente in attività ricreative, come la lettura, la scrittura, facendo le parole crociate, il bricolage e così via. Queste attività sono utili perché stimolano la crescita delle connessioni nervose e mantengono il cervello attivo e impegnato.

La dott.ssa Barbara Cossa, esperta in neuropsicologia clinica, ha invece illustrato con delle diapositive molto dettagliate i vari tipi di demenze, materia interessante e forse troppo tecnica, dove veniva spiegato che molte di queste sono dovute a un problema propriamente organico legate spesso a patologie importanti, come l’ictus o altre patologie cerebro-vascolari, che purtroppo colpiscono il cervello, talvolta in maniera devastante. Demenze che poi determinano sintomi gravi come problemi alla memoria: i pazienti dimenticano gli appuntamenti o i nomi di persone e\o oggetti, oppure hanno impossibilità a fare calcoli. Purtroppo le vasculopatie cerebrali spesso lasciano esiti importanti, e qui oltre al problema della deambulazione bisogna curare anche l’aspetto psicologico e insegnare al paziente, attraverso la riabilitazione, un nuovo modo per fare le cose, per riappropriarsi anche delle normali attività.

La dott.ssa Roberta Portas, esperta in neuropsicologia clinica, ha illustrato gli interventi riabilitativi che hanno l’obiettivo di riportare il paziente alla propria storia e all’ambiente circostante. Riabilitazione che può essere effettuata in ambiente protetto (all’interno di RSA o case di riposo) sempre alla stessa ora, o ripercorrendo percorsi che il paziente era abituato a fare prima della malattia. Molto importante è anche la stimolazione della memoria attraverso il ricordo degli eventi passati e delle esperienze autobiografiche, usando le fotografie legate alla propria vita personale, eseguendo giochi di enigmistica o ricorrendo alla musicoterapia, con l’obiettivo di migliorare l’umore e il recupero del processo creativo, rispolverando canzoni che si cantavano in età giovanile.

Un intervento durante il convegno sull'invecchiamento mentaleMolto toccante l’intervento della signora Francesca Caria, che ha spiegato, con la voce rotta dall’emozione e che spesso interrompeva il suo discorso, che quando ha dovuto assistere il marito, scomparso un anno fa, si è trovata praticamente da sola. Le Istituzioni purtroppo spesso sono risultate assenti e i farmaci anziché rilassare il paziente lo rendevano più aggressivo.

Enzo Costa, presidente nazionale Auser, ha spiegato l’enorme lavoro sociale che l’Auser, con vari servizi di prevenzione e\o direttamente a domicilio, mette a disposizione per circa 194mila persone in campo nazionale. Ha puntato anche lui l’indice contro le Istituzioni e le varie amministrazioni: “non si capisce perché gli anziani italiani non abbiano diritto a uno specialista come il geriatra, così come succede per i bambini che fin dalla nascita possono avvalersi del pediatra. Bisogna ripensare, continua Costa, a riorganizzare i servizi per una popolazione che invecchia sempre più. L’Auser sostiene da sempre il diritto per ogni persona di invecchiare nel proprio domicilio. Bisogna pertanto pensare a servizi a domicilio, come quello di portare la spesa e le medicine a domicilio. Riorganizzare le città creando momenti di socializzazione e permettere a tanti anziani di invecchiare bene e con dignità.Purtroppo – conclude Costa – la qualità della vita, soprattutto per gli anziani, è peggiorata di ben 15 punti negli ultimi 15 anni, e non c’è da sorprendersi se molti anziani preferiscono emigrare e spendere la propria pensione in altre nazioni dove si vive sicuramente meglio”.

Vulcano n° 94

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *