Assemini. Il CiRcO PaNiKo ospita “L’Avvoltoio”, spettacolo teatrale sulla sindrome di Quirra

Sabato sera il tendone del CiRcO PaNiKo allestito ad Assemini nella piazza Sant’Andrea ospita lo spettacolo teatrale “L’Avvoltoio”, diretto da César Brie e prodotto da Sardegna Teatro. Basato sulla storia vera della “Sindrome di Quirra”, lo spettacolo nasce dal testo di Anna Rita Signore, che ha effettuato un’indagine rigorosa sul poligono di Quirra. Un testo che non avrebbe mai visto la luce «senza il lavoro ostinato, difficile, scomodo del Procuratore Domenico Fiordalisi – commenta l’autrice – e senza la sua inchiesta sui veleni del Poligono».

Sono in programma due repliche, alle 18 e alle 21. In scena Emilia AgnesaAgnese FoisDaniel DwerryhouseValentino ManniasMarta Proietti OrzellaLuca SpanuLuigi Tontoranelli. Le musiche sono di Luca Spanu, i costumi di Adriana Geraldo, la sceneggiatura di Sabrina Cuccu. Alle luci Loïc François Hamelin, il tecnico di compagnia è Vito Settanni.

Vincitore del “Premio Franco Enriquez 2018” per una comunicazione e un’arte di impegno sociale e civile, lo spettacolo  si è aggiudicato il Premio speciale Claudia Poggiani alla drammaturgia, conferito dalla SIAD-Società Italiana Autori Drammatici, all’interno del “Premio Calcante 2014”.

Una scena dello spettacolo "L'Avvoltoio" - © foto Sardegna Teatro
Una scena dello spettacolo – © foto Sardegna Teatro

L’autrice Anna Rita Signore presenta così lo spettacolo: «L’Avvoltoio si basa su una storia vera. Epicentro: Quirra, un piccolissimo villaggio della Sardegna sud-orientale, all’interno di un vastissimo territorio poco antropizzato e destinato al pascolo brado che ospita, dalla metà degli anni ’50, il più grande Poligono sperimentale d’Europa. Eserciti di tutto il mondo e aziende private vengono qui per testare nuovi sistemi d’arma, addestrare truppe, simulare guerre. 

Ma cosa si sperimenta in questo Poligono e cosa si è sperimentato in passato, non è dato saperlo. Troppi interessi sul tavolo, troppi segreti e omissioni. Troppe risposte, vaghe e contraddittorie. Una sola amara certezza: la sindrome di Quirra – sorella minore delle sindromi del Golfo, dei Balcani, di Mogadiscio – che colpisce civili e soldati, e alimenta il sospetto che all’interno della base, si siano usate munizioni all’uranio impoverito, con le esplosioni si siano prodotte nano-particelle di metalli pesanti e radioattivi, si siano smaltiti e stoccati rifiuti pericolosi, armi chimiche e batteriologiche.

È una storia di cui poco si sa: coperta da segreti militari e industriali, è scrupolosamente protetta dal silenzio di Stato. E dal silenzio – ben più drammatico perché dettato dalla disperazione –  di quella parte della popolazione, socialmente più fragile, che non parla per paura. Ancora una volta, il ricatto si tinge di dramma sociale: «se accetto e sto zitto rischio di morire, ma ho un lavoro; se non accetto, muoio di fame».  
Ci troviamo nella sala prove di un teatro. Un gruppo di attori è alle prese con l’allestimento di uno spettacolo teatrale per denunciare quello che, da anni, sta accadendo all’interno e a ridosso del Poligono. Le vicende personali degli attori si intrecciano pian piano con quelle dei loro personaggi.

Ricorrendo all’espediente del «teatro nel teatro», L’Avvoltoio si serve degli attori e dei personaggi per dare fiato al dolore di padri e madri, figli e figlie, fratelli e sorelle, soldati: testimoni e vittime tutti della stessa tragedia. La loro storia tocca da vicino Quirra e l’intera Sardegna, con il suo territorio occupato per il 60% da servitù militari; ma coinvolge tutta l’Italia, con i suoi Poligoni nel Triveneto, in Puglia, nel Lazio, in Toscana, su cui gravano forti sospetti di contaminazione. Per questo attori e personaggi non fanno mai nomi, né di luoghi, né di persone. L’Avvoltoio racconta la loro storia così com’è, cruda e ruvida. Vuole scuotere lo spettatore; farlo riflettere, arrabbiare; spingerlo a fare domande, e chiedere le risposte a chi quelle risposte deve darle.

C’è una strage in corso. Silenziosa.  Oggi è in corso il processo che vede, per la prima volta in Italia, dietro il banco degli imputati, otto alti ufficiali militari». 

Il regista César Brie racconta così la genesi dello spettacolo: «Nel 2015 Anna Rita Signore mi ha chiesto di mettere in scena il suo testo basato su un’indagine rigorosa da lei fatta sul poligono di Quirra. Risposi che doveva essere lei a farla. Nel testo c’era già una regia e io, invece, di solito scopro le chiavi della messa in scena nel lavoro con gli attori. Lei ha insistito e io ho accettato.

Diversi teatri hanno rifiutato l’opera fino a che Massimo Mancini, di Sardegna Teatro, ha deciso di produrla. Sono stato in Sardegna tre volte: la prima per un seminario, conoscerci con gli attori e sceglierci. La seconda, per lavorare sul testo e trovare gli elementi della scena. E adesso per finire l’opera e mostrarla.

Nel frattempo abbiamo ridotto il testo con Anna Rita, trasformando le parole sorte dall’indagine in dialoghi e poesia. Questo lavoro è proseguito fino a tre settimane dalla prima. È stato bello confrontare con l’autrice la voglia di dire tutto con l’esigenza di sintesi e metafora che la scena impone, che gli attori sentono e i personaggi esigono. Le parole in bocca agli attori sono il frutto finale di questo percorso.

Ho chiesto a Loïc François Hamelin ˗ un poeta delle luci ˗ di vedere una prova. Lui ha capito subito cosa serviva. Ha disegnato luci semplici, efficaci e suggestive. Sabrina Cuccu ha realizzato uno spazio metaforico che diventa la scena che desideriamo: tombe, il perimetro di un poligono, l’uranio, la spiaggia, le case dei pastori, gli uffici della procura. Adriana Geraldo ha pensato i costumi con l’idea metonimica di rendere, con segni e oggetti, i diversi personaggi: pastori, militari, tecnici, medici.

Il resto è stato lavorare con attori entusiasti e disponibili a lunghe giornate di prove e serate di memoria. Ho imparato tanto da questo lavoro, dagli attori, dal clima che si respira in questo teatro, dove ho incontrato persone disponibili, attente, curiose e umane». 

a cura della redazione 

© immagini e testi appartengono a Sardegna Teatro

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