Quest’isola è mia e me la inquino io!

di Alberto Nioi

La roccia della "Tartaruga di Cala Girgolu", sfregiata da un pseudo turista nel 1993 (foto La Nuova Sardegna)
La roccia della “Tartaruga di Cala Girgolu”, sfregiata da un pseudo turista nel 1993 (foto La Nuova Sardegna)

Si è appena spenta l’eco (fastidiosa) dell’ennesimo presunto sfregio alle NOSTRE spiagge da parte di turisti “indegni”, che forse non sarebbe neppure il caso di ritornarci. Epperò a me questa storia è rimasta qui, non mi va giù. Succede da diversi anni, dai tempi della tartaruga di Cala Girgolu che nel ’93 venne sfregiata da un idiota che ne staccò a martellate una parte come souvenir, che il sardo medio, sotto l’ombrellone d’improvviso si riscopra geloso tutore delle bellezze naturali che lo circondano.

Non ho ben capito se sia realmente così o se così la si vuole far passare, fatto sta che ogni estate è delirio di massa, un brulicare di notizie che rimbalzando tra social media, siti internet e stampa locale (che abilmente ne cavalca l’onda) raggiungono ogni angolo dell’isola e non solo. Un anno è la sabbia di quarzo di Is Arutas, un anno il Suv che scorrazza nelle spiagge del Parco della Maddalena, poi c’è la roccia dipinta dalla presentatrice televisiva, le moto da cross che si arrampicano sulle dune di Piscinas durante il servizio televisivo e così a seguire, ciclicamente.

Solo d’estate appunto, come per le canzoni da juke box: quest’anno in classifica abbiamo la turista di Porto Pineto che nasconde la scatoletta di tonno sotto la sabbia cazziata dall’indigeno“In Sardegna non ne vogliamo gente come voi, andate in Burundi”  ha urlato contro la responsabile di quel gesto incivile. E giù applausi in tutta la spiaggia, tutti in piedi. Magari non tutti perchè altrimenti si sarebbero viste altre scatolette e bustine sparse qua e la sotto gli ombrelloni.

Lasciamo perdere. Meglio condividere il video allora, mano allo smartphone e via col tam tam sui social. In un attimo la scena diventa virale, nella condivisa celebrazione di una reazione che non è solo disapprovazione ma che si porta dietro altri istinti, altri sentimenti, in parte anti-italiani, di rifiuto de “su strangiu” invasore e in parte vittimistici, tipici di noi sardi.

Ecco quello che non mi va giù, questa finta indignazione a targhe alterne, che accende i riflettori sulla scatoletta di tonno della turista e tace sulle tonnellate di spazzatura che noi sardi abbandoniamo dappertutto. Quella frase “In Sardegna non ne vogliamo gente come voi, andate in Burundi” andrebbe completata: (-) …. andate in Burundi perché la nostra isola ce la inquiniamo da soli!

Perché davvero, questo genere di reazioni sembra non considerare inaccettabile il danno in se ma condannare esclusivamente chi lo causa. E la cosa sarebbe persino comprensibile se chi arriva in Sardegna si trovasse a trascorrere le vacanze in un’isola perfetta (sic!), incontaminata, senza discariche, eternit e calcinacci sparsi dovunque.

Lo stato disastroso della spiaggia di Giorgino (foto Vistanet)
Lo stato disastroso della spiaggia di Giorgino (foto Vistanet)

Ma è forse così? Allora perché fa notizia solo un episodio all’anno e su tutto il resto di cui noi sardi siamo responsabili si tace? Perchè non diventa virale la vergogna di una spiaggia bellissima come quella di Giorgino a Cagliari ridotta ad una pattumiera da chi la frequenta (noi sardi) e di quella stupida scatoletta ne scrivono anche importanti quotidiani come Repubblica e Il Corriere della Sera? E cito la spiaggia di Giorgino ma è solo un esempio su tanti.

La verità è un’altra, purtroppo la Sardegna è abitata da noi sardi che non riusciamo a custodirla e curarla come meriterebbe. Se non fosse pura fantascienza farei uno scambio: mi terrei qualche Suv sulle dune d’estate e i rifiuti di qualche turista imbecille al posto di tutto lo schifo che combiniamo noi tutto l’anno. Ci andrebbe di lusso!

Ma è solo un sogno appunto, la realtà è purtroppo un’altra.

E allora teniamoci l’ennesimo sdegno virtuale di massa, lo sdegno “social” che dissimula la realtà, la nostra complice indifferenza sulla questione più concreta e andiamo avanti. Sino alla prossima estate, naturalmente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *