Dalla scienza ancora conferme, il DNA sardo è unico

 

di Sara Saiu

 

La Sardegna è da tempo oggetto di un crescente interesse per numerose discipline. Archeologia certo, ma ultimamente si parla sempre più spesso anche di genetica. È considerata tra le principali blue zone al mondo, le terre della lunga vita, seconda in assoluto solo al Giappone e prima per longevità familiare.

Il suo isolamento ha consentito la conservazione non solo di lingua, usi e tradizioni antichissime ma anche del patrimonio genetico. Il recente interesse di alcune multinazionali decise ad acquisirne i diritti per sfruttarlo a fini commerciali ci offre una conferma implicita del suo enorme valore. In quel caso solo la caparbietà tutta ogliastrina del dott. Flavio Cabitza riuscì a scongiurare il peggio (leggi l’articolo).

Una conferma autentica invece ci arriva dall’ambiente accademico. I ricercatori del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia e dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB) del CNR, hanno pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Biology and Evolution (MBE) un importante contributo che fornisce spunti sull’origine genetica non solo della popolazione sarda ma anche sulle migrazioni preistoriche che hanno coinvolto l’intera Europa.

La dott.ssa Olivieri, una delle protagoniste della ricerca, commenta così: “Questi nuovi dati gettano luce sull’origine dei primi Sardi e sulla provenienza genetica ancestrale degli Europei in generale”.

In particolare i ricercatori hanno analizzato campioni di DNA mitocondriale di 3.491 sardi moderni, rappresentativi di tutte le province dell’isola, e di 21 sardi antichi, estratti da siti archeologici datati da 4 a 6 mila anni fa. Tra gli obbiettivi della ricerca c’era anche quello di indagare sull’origine dei Sardi. I dati molecolari raccolti sono stati poi confrontati con un database mondiale di più di 50.000 genomi mitocondriali moderni e circa 500 antichi.

La stessa Anna Olivieri commenta: “Circa l’80% dei genomi mitocondriali moderni risulta appartenere a gruppi di sequenze di DNA presenti esclusivamente in Sardegna”.

Recentemente un altro progetto, denominato “Crossing the Sea: ancient and modern human genomes to study the evolutionary dynamics of Sicily, Sardinia and Corsica” , ha invece come obiettivo ricostruire la storia evolutiva delle popolazioni delle tre principali isole del Mediterraneo occidentale attraverso l’analisi e la comparazione di interi genomi contemporanei, estratti da campioni di sangue di donatori sardi, siciliani e corsi, con centinaia di reperti umani antichi.

Il Ministero dell’Istruzione, avvalendosi della collaborazione delle università di Ferrara (coordinatore), Bologna, Palermo, Firenze e Cagliari ha infatti deciso di proseguire la ricerca anche in questo ambito.

Marco Sazzini, responsabile del gruppo di ricerca dell’Università di Bologna ha commentato: “Obiettivo dello studio è descrivere con una risoluzione mai raggiunta prima l’articolato insieme di processi che hanno reso possibile la colonizzazione di Sicilia, Sardegna e Corsica da parte della nostra specie e comprendere meglio le dinamiche che hanno portato alla formazione dell’attuale patrimonio genetico dei popoli dell’Europa meridionale”.

L’analisi molecolare ha permesso di stabilire che gruppi specifici vissero in Sardegna almeno dal tempo nuragico, con alcune influenze dal Vicino Oriente e dall’Europa Occidentale. Questo confermerebbe anche le ipotesi già avanzate in ambito storico di antiche migrazioni da e per determinate zone geografiche, così come le strette relazioni che intercorrevano tra l’isola e il resto del Mediterraneo.

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